mercoledì 5 novembre 2008

Obama I, il re nero d’America

Alla fine, Obama ha confermato i sondaggi che lo davano primo al traguardo della grande corsa per la Casa Bianca. Il candidato democratico afroamericano è nato a Honolulu il 4 agosto 1961 da padre nero del Kenya e madre bianca del Kansas. Ha 47 anni ed è senatore dell'Illinois dal 2004. Politico con una piattaforma post razziale, ha iniziato la sua carriera come avvocato a Chicago impegnandosi per i diseredati. Il suo slogan, abusato maldestramente dalle nostre parti, è “Il cambiamento in cui credere. Sì possiamo” ("Change we can believe. Yes we can"). La sua linea di attacco contro l'avversario era che la vittoria di McCain avrebbe equivalso ad un terzo mandato a George Bush. Sposato con Michelle Robinson dal 1992, ha due figlie: Malia, 8 anni, e Natasha, 5.
Detto questo, e prima di dire altro, voglio osservare che ancora una volta negli States, paese democratico senza virgolette, c’è stato il riconoscimento senza se senza ma, non ipocritamente finto, della vittoria dell’avversario una volta che era apparso chiaro l’orientamento dell’elettorato espresso attraverso il voto. In Arizona, John McCain pronunciando il suo discorso ha riconosciuto la sconfitta, dopo essersi congratulato al telefono con Obama, “presidente di tutti”, attribuendosi l’intera responsabilità della sconfitta. Obama, da parte sua, ha manifestato la sua intenzione di lavorare insieme a John McCain e Sarah Palin “per rinnovare nei mesi a venire la promessa di questa nazione”. Obama è il 44esimo degli Stati Uniti.
Nell’euforia che si coglie da noi, manco fossimo l’ennesimo stato della federazione stelle e strisce, non sento cogliere le sfumature nelle prime dichiarazioni di Obama: “La strada da percorrere sarà lunga. La salita scoscesa. Potremmo non arrivarci in un anno e neanche in un mandato, ma l'America, e non sono mai stato più speranzoso di quanto non lo sia questa sera, ce la farà. Se c'è ancora qualcuno che dubita che l'America sia un posto in cui tutto è possibile, che ancora si chiede se il sogno dei nostri fondatori sia ancora vivo ai nostri tempi, che ancora mette in dubbio il potere della nostra democrazia, la giornata di oggi è la risposta”. Avremo modo nei prossimi mesi ed anni di parlarne.
Tenendo conto che tutti i capi di stato hanno mandato uno straccio di telegramma, un e-mail, un sms al presidente eletto, è interessante annotare quali messaggi siano rimbalzati nelle agenzie questa mattina per primi. E così facendo va subito segnato che il governo keniota ha proclamato una giornata di festa nazionale in onore della vittoria di Barack Obama. Il Presidente Kibaki ha dichiarato in una nota che tutti i suoi connazionali non lavoreranno domani per segnare la storica elezione di Obama alla carica con maggiori poteri al mondo. A Kogelo, città natale del padre di Obama, la gente ha affollato le strade per festeggiare, così come è avvenuto a Nairobi e in altre località del Paese. Il Kenya insomma pronto a naturalizzare il nuovo padrone del mondo. Ma questa è solo una nota di colore.
Non è a caso che la prima nota battuta online, seguendo la timeline di AdnKronos, sia stata quella del presidente afgano Amid Karzai che ha dichiarato che l'elezione di Barack Obama a nuovo presidente Usa annuncia una nuova era per gli Stati Uniti e per il mondo intero. Parlando dal palazzo presidenziale di Kabul, Karzai ha anche inviato la prima richiesta al nuovo presidente americano, ossia la fine dell'uccisione di civili afgani da parte di truppe Usa e straniere. Secondo il presidente pakistano Asif Ali Zardari che si è congratulato con Barack Obama per la vittoria. Secondo quanto hanno reso noto all'ambasciata pakistana a Washington, Zardari ha espresso l'augurio che le relazioni tra i due Paesi possano rafforzarsi sotto la nuova leadership americana. E fatto non da poco, nel suo messaggio Zardari ha anche inviato le congratulazioni al nuovo vicepresidente americano Joe Biden.
Il presidente cinese Hu Jintao ha inviato un telegramma di congratulazioni, sottolineando come il suo governo dia “grande importanza” alle relazioni bilaterali con Washington. “In questo nuovo periodo storico, mi aspetto di lavorare assieme per rafforzare il dialogo e gli scambi fra le nostre due nazioni per rafforzare la fiducia reciproca e la cooperazione, portando ad un nuovo livello i costruttivi rapporti di cooperazione fra Cina e Stati uniti”. Secondo diversi osservatori, il testo del messaggio diffuso dal ministero degli Esteri di Pechino, esprime l’attesa della Cina d’una continuità nei rapporti con il nuovo presidente ma teme il protezionismo commerciale.
I media arabi hanno dato la notizia scrivendo: “Eletto Barak Obama presidente degli Stati Uniti, primo presidente di origine africana”. In particolare, sia la più seguita delle tv “all news”, “al-Jazeera”, che la concorrente “al-Arabiya”, hanno posto sullo schermo un banner rosso per ricordare che Obama sarà il primo presidente afro-americano della storia del paese. Proprio per dare maggiore importanza a questo aspetto della vittoria del candidato americano, l'emittente qatariota ha inviato un suo giornalista in Kenya per seguire il modo in cui gli abitanti del paese africano e in particolare del villaggio originario dei nonni di Obama abbiano festeggiato la sua vittoria.
Sami Abu Zuhri, portavoce di Hamas, ha commentato sul sito Internet del movimento islamico palestinese l'esito delle elezioni presidenziali negli Usa: “Il nuovo presidente americano Barak Obama non commetta gli stessi errori di George W. Bush nella politica estera del suo paese. Noi non facciamo distinzioni tra il programma politico di Obama e McCain, anche se sin dall'inizio abbiamo apprezzato di più quello di Obama, soprattutto nel modo con il quale si confronta con la guerra tra arabi e israeliani. Per questo invito il nuovo presidente a cambiare la politica estera del suo paese nei confronti della questione palestinese e di cambiare il modo in cui parteggia apertamente per Israele". Ritornerò sulla questione.

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