giovedì 13 novembre 2008

Pio XII secondo Baget Bozzo

In margine alla questione legata alla diatriba tra il Vaticano e Israele su Pio XII interviene oggi Gianni Baget Bozzo su “La Stampa”. Scrive Baget Bozzo nel suo articolo “Via da Pio XII la leggenda nera”:

Papa Ratzinger ha spiegato come rendere piena giustizia alla figura di papa Pacelli sia una spina dorsale del suo pontificato. Secondo Benedetto, Pio XII aveva iniziato con il suo magistero personale il transito della Chiesa cattolica verso un rinnovamento del linguaggio, poi tentato dal Vaticano II. Benedetto XVI nota che le citazioni del testo conciliare dei documenti di Pio XII sono inferiori soltanto a quelle della Scrittura. E il Papa osserva che i temi centrali per il Concilio come la dottrina sulla Chiesa, sulla Scrittura e sulla liturgia, si muovono sulle piste già disegnate da Pacelli. E lui il primo a indicare il passaggio dalla definizione della Chiesa come istituzione politica secondo la tradizione stabilita da san Roberto Bellarmino per esprimere la Chiesa come «corpo mistico di Cristo»: un linguaggio che piace molto a papa Ratzinger, che lo preferisce certamente al «popolo di Dio» del Vaticano II perché è parola che nasce dalla Scrittura e dalla Tradizione.
Pio XII iniziò anche a trattare in termini positivi i problemi posti dall’esegesi storico critica protestante e si affidò al padre Agostino Bea per redigere l’enciclica Divino afflante Spiritu: la carta che permetteva l`ingresso dell`esegesi storico critica bloccata da san Pio X nel crogiuolo della crisi modernista. E infine la Mediator Dei diede forma dottrinale al movimento liturgico sorto in varie parti della Chiesa, giungendo così alla riforma del rituale della settimana santa, cuore della liturgia cattolica. Furono i documenti di papa Pacelli le premesse per le costituzioni conciliari del Vaticano II sui medesimi temi. Il movimento di riforma della Chiesa non nasce contro Pio XII, ma Pio XII ne è il fondatore, l’iniziatore, il maestro.
Per la strategia di papa Ratzinger, questo è un passo decisivo perché fonda la continuità della Chiesa nel suo magistero, evitando la censura tra il passato e il presente, tra il linguaggio della Tradizione e quello del Concilio. E ha il vantaggio il Papa di esporre un’evidenza: sono i testi di Pacelli, espressamente citati, ad aprire la strada al linguaggio del Vaticano II, mentre il progressismo conciliare aveva creato sul Papa romano una leggenda nera. Questa era fondata sulla critica alla «nuova teologia» francese fatta dall’enciclica Humani Generis. Ma proprio la vicinanza di uomini come Henri De Lubac e Jean Daniélou a un uomo di papa Pacelli come il cardinal Montini mostra che, anche su questo punto, la continuità era il principio guida.
Il progressismo conciliare e postconciliare interpretò Giovanni XXIII come rottura con il passato, mentre tale non era. Perciò la riabilitazione di papa Pacelli, fuori dalla leggenda nera che l’ha visto come espressione d’un integrismo autoritario, fa parte delle strategie essenziali di Benedetto XVI. Recuperare il Concilio a Pio XII e di Pio XII al Concilio definisce la posizione di Benedetto XVI. È il messaggio fondamentale di questo pontificato: quello di stabilire l’unità dottrinale della Chiesa nella tradizione e di cancellare la lettura di papa Roncalli e del Vaticano II come pura discontinuità, come «rivoluzione». È quindi probabile che venga emanato il riconoscimento delle virtù «eroiche» di papa Pacelli. «Eroico», nel linguaggio derivato da Aristotele e da san Tommaso, indica azioni difficili compiute con grande dedizione, quasi d’istinto. Ratzinger vuole che Pacelli sia santificato proprio con il suo essere Papa. Non è detto che la beatificazione sia vicina e neanche che questo Papa la faccia, vista la posizione di Israele. Un Papa tedesco soffre di limitazione ulteriore a riguardo. Ma egli non rinuncia a porsi sulla stessa linea di Pio XII.

Nessun commento:

Archivio blog