sabato 8 novembre 2008

Il top dell’insulto? Psiconano abbronzato

“Per Veltroni abbronzato è un insulto, nano no”, questo l’occhiello del pezzo di Vittorio Feltri oggi su “Libero”, titolo: “Obama ringrazia Silvio. La sinistra è servita”. Ormai è evidente che l’unico modo di “esistere” per la sinistra è parlare di Berlusconi e per i giornali di vendere parlarne assolutamente male. Perché questo provoca reazioni che offrono spazio per allungare il brodo della polemica sul piano politico e materiale per l’edizione successiva. Sulla questione dell’affair e del business dell’insulto interviene Feltri. Da leggere.

Da alcuni anni ci si interroga sulle difficoltà della stampa a farsi acquistare in edicola. E ciascuno ha elaborato delle risposte più o meno complicate. Sforzi inutili. Basta sfogliare i giornali di ieri per capire come mai se ne vendono in quantità risibile. Non sono brutti, ma completamente ininteressanti. Descrivono e commentano un mondo immaginario. Hanno poche idee e molti pregiudizi. Agiscono per riflessi condizionati come bestiole ammaestrate. Non prendono ordini dall’alto: ubbidiscono alla legge del branco, vanno dove vanno tutti e così si sentono protetti. L’unione fa la forza e il conformismo provvede al resto. La mandria è capeggiata da la Repubblica, che se n’è uscita con questo titolo: “Berlusconi, gaffe su Obama”. Sotto non un articolo di fondo, bensì due: “L`immagine del peggiore” e “Il presidente post-etnico”.
Chiariamo subito. Attaccare il Cavaliere non è uno scandalo e per qualcuno è divertente. In ogni caso legittimo. Libero non ha risparmiato frecciate velenose a Prodi e ha fatto solo il suo mestiere. Il punto è un altro. I giornali di sinistra rimproverano al premier quello che perdonano ai loro amici, spesso incitandoli a insistere. Il presidente del Consiglio ha detto di Obama: «È giovane, bello e abbronzato». Convengo, quell’ “abbronzato” poteva evitarselo, e farglielo notare era giusto. Ma trasformare una topica in affare di Stato, in incidente intemazionale è troppo. Crocefiggere Silvio per una battutaccia sicuramente detta senza malvagità è da trogloditi Se gli italiani non avranno riso dell’abbronzatura, è anche probabile non si siano stracciati le vesti. Ma questo è niente. Ciò che stupisce è altro.
Repubblica e i suoi cloni non hanno battuto ciglio quando, recentemente, D’Alema con lo stesso spirito berlusconiano definì Brunetta «energumeno tascabile» alludendo alla sua statura fisica inferiore a quella di un pivot. Non dico che l’infelice espressione meritasse due fondi e forse nemmeno uno, ma un corsivetto forse sì. Invece, neppure un rigo è stato pubblicato in proposito sul quotidiano bandiera della sinistra e considerato pietra miliare del politicamente corretto. Lo stesso Furio Colombo, di solito elegante nel linguaggio, in precedenza aveva offeso il ministro non sul piano politico ma su quello estetico. Nessuno gli tirò le orecchie.
D’altronde quella di sfottere alleati e avversari per il loro aspetto non è una moda avviata da Berlusconi, ma una vecchia riprovevole abitudine. Montanelli, ora icona della sinistra, disse di Amintore Fanfani (non esattamente un gigante): «È un mezzo toscano». Cioè mezzo sigaro, quattro centimetri. Sulla gobba di Andreotti hanno ironizzato generazioni di barzellettieri da prima pagina: la storiella più celebre è che Giulio nella gibbosità nasconda la scatola nera da cui i posteri estrarranno i segreti della Dc. Coi fanti e coi generali di centro e di destra è lecito scherzare a volontà, come si evince da ogni emeroteca, mentre sui santini progressisti è vietato anche soltanto sorridere. È un dogma al quale la Repubblica si attiene scrupolosamente. Beppe Grillo ha affibbiato al premier un nomignolo infamante: Psiconano. E il popolo piazzatolo ne ride entusiasta senza incorrere nelle censure dei severi editorialisti al servizio di Ezio Mauro. Sicché Psiconano è sulla bocca di tutti.
Un doppiopesismo sgangherato è entrato d’imperio nel costume dell’informazione scritta e ne ha determinato il declino inarrestabile. Non è la faziosità in sé a infastidire il lettore che, anzi, cerca sul quotidiano un conforto delle proprie idee piuttosto che un confronto. Ma non tollera che un foglio si spacci per indipendente quando non lo è affatto e coglie qualsiasi pretesto per elevare la doppia morale a metodo di valutazione. L’ipocrisia è diventata una caratteristica dominante dei giornali: si assolvono gli amici e si condannano i “nemici” per i medesimi peccati. Fino a qualche settimana fa si bruciavano bandiere americane, così senza ritegno né il pericolo di essere redarguiti, e si marciava a Vicenza per contrastare l’allargamento della Base Usa; oggi, come l’11 settembre 2001 siamo di nuovo tutti americani.
Guai a dire che Obama è nero. Sacrilegio. Dire poi che è abbronzato comporta un linciaggio mediatico. Massì, si approvi un decreto per mettere fuorilegge le lampade e le creme stimolanti la pigmentazione, l’esposizione al sole e le sdraio. È raccomandata la tintarella di luna.

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