lunedì 10 novembre 2008

La lettera di Cossiga a Caruso

“Con gli studenti ci vuole pazienza”, titola oggi “Il Tempo” una lettera del presidente emerito Francesco Cossiga a Caruso sulle proteste universitarie. Pazienza “per non lasciarli finire nelle mani dei terroristi”.

Caro Caruso, ho chiesto in giro chi fossi visto che sembravi non ricordare che cosa siano stati gli anni di piombo. Sei quel Francesco Saverio Caruso che una volta ha affermato: «Treu e Biagi assassini» e «Hanno armato le mani dei padroni, per incrementare i profitti a scapito della sicurezza», Caruso, capo dei black block e dei no global, poco prima del termine del governo Prodi ripudiato dagli stessi amici del partito di Rifondazione Comunista additato come uno sconsiderato estremista, il geniale inventore dello slogan «Dieci, cento, mille Nassiriya!».
Vedo che sei diventato un moderato, e non un pacifista, ma un pacifico. Ti ho sempre considerato un ragazzo intelligente ma, come molti, non hai compreso che, forse in una forma eccessivamente paradossale, io sostengo che occorre tollerare quella che il prof. Franco Piperno, già leader di Autonomia, ha giustamente chiamato la “violenza a bassa intensità”, violenza inevitabilmente collegata a grandi movimenti, anche sindacali, come l’odierna “Onda studentesca”, se non si vuole che essi siano strumentalizzati da movimenti di sinistra estrema come i Centri Sociali o di estrema destra come il Blocco Studentesco e Casa Pound e non cerchino il collegamento con gli unici movimenti rivoluzionari che oggi esistono e cioè quelli che fanno riferimento alla galassia di Al Qaeda. Ho già detto più volte che forse, se avessimo tollerato - dico noi: i democratico cristiani e i comunisti, il ministero dell’Interno e il suo omologo, la Vigilanza del Partito Comunista Italiano - la “violenza a bassa intensità” del movimento studentesco e di Autonomia, che impedì al segretario generale della Cgil Luciano Lama di parlare all’Università di Roma e di dare a Bologna alle fiamme la sede della Federazione comunista, forse non si sarebbe innescato quel processo che dal movimentismo portò alla lotta armata. È noto a molti, non a te Caruso e guarda caso non a Fassino e a Veltroni (l’esistenza dell’amico Ugo Pecchioli, capo della così detta “Vigilanza” del Partito Comunista, detto il “ministro ombra dell’Interno”, è stata “censurata” insieme a quella di Togliatti, di Longo, di Secchia, di Berlinguer e di Natta) che i governi a guida democristiana non avrebbero potuto usare il “pugno duro” nei confronti del “movimentismo” senza un Partito Comunista e una Cgil, allora e giustamente “cinghia di trasmissione” tra il partito e l’intera classe lavoratrice, che non solo li sostenesse ma li spronasse.
Ma vi è ancora chi ignora che la “politica della fermezza” nel caso Moro fu voluta anzitutto dal Partito Comunista.
La Democrazia Cristiana avrebbe certamente e subito trattato con le Brigate Rosse e in cambio della libertà e della vita di Moro avrebbe riconosciuto le Br come soggetto politico e liberato tutti gli appartenenti alla lotta armata che erano in prigione. Ricordo bene quando Berlinguer e Pecchioli vennero da me, ministro dell’Interno, a protestare perché il Governo aveva agevolato i tentativi della Dc di colloquiare e trattare con le Br tramite la Croce Rossa e poi “Amnesty International”, minacciando la caduta del Governo se si fosse continuato su questa strada.
Con i ragazzi della scuola media e dell’Università che manifestano occorre avere pazienza e tolleranza, e cercare di capire che cosa li muova, oltre i confusi interessi alla scuola e all’educazione. E bisogna far questo per impedire, come è avvenuto negli anni di piombo, che avvenga la saldatura tra il movimento studentesco le frange più di sinistra del sindacato, gli anarco-sindacalisti e le Nuove Br. Le forze di polizia se mandate in piazza a fronteggiare qualunque movimento, devono far rispettare la legalità. E compito dell’autorità politica valutare se uno strappo alle legalità, ad esempio l’occupazione della Stazione Tiburtina o Ostiense, non ricordo, o qualche vetrina infranta e qualche bottiglia molotov, non sia da tollerare ad evitare che il movimentismo diventi qualcosa d’altro.
E vorrei ricordare all’amico Caruso che fu il suo ex-leader e mio amico Fausto Bertinotti a dire una volta che io sono stato il ministro dell’Interno italiano più democratico, che fui nominato presidente del consiglio dei ministri da Sandro Pertini contro la volontà della Dc, e che fui poi eletto prima presidente del Senato e poi presidente della Repubblica con i voti del Pci. E vorrei ricordare a Caruso che io ho cercato sempre di comprendere perché tanti giovani si siano dati alla lotta armata, che ho sempre considerato la lotta armata non come “terrorismo”, ma come una “guerra civile strisciante” che confusamente ed erroneamente si richiamava alla “rivoluzione” e alla “Resistenza incompiuta”. Poiché io non voglio che si ritorni a quei tristi tempi, io penso che nei confronti dell’ “Onda” occorra tolleranza e dialogo. E penso che per evitare uno “scivolamento” del movimento occorre anche sopportare qualche stazione occupata, qualche automobile bruciata e qualche vetrina sfondata....
Per finire, vorrei raccomandare a chi si occupa di “movimenti” e di ordine pubblico, ed anche a te, amico Caruso, di vedere il film tedesco sulla Banda Baader-Meinhof e sulla dolorosa trasformazione di una generazione.

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