venerdì 7 novembre 2008

La sagra della barzelletta

“La battuta di Berlusconi fa il giro del mondo. La sinistra italiana monta un pandemonio ridicolo. Ma la vera barzelletta (sporca) sono gli ex comunisti oggi diventati tutti americani”, così il sottotitolo anticipato dall’occhiello “Sinistra ipocrita”, che accompagna l’articolo di Luigi Santambrogio oggi su “Libero” dal titolo “Obama abbronzato: embè?”. Scrive Santambrogio:

Obama abbronzato, come la giornalista palestinese Rula Jebreal. Ricordate? Fu lo spaccone della Lega, l’allora ministro Roberto Calderoli, a dipingere così la bella anchor woman di La 7. La battuta non sfondò, fece solo il giro di qualche redazione. Oggi invece, quasi tutti i giornali del mondo usciranno con la pirlata da oratorio di Silvio Berlusconi sul nuovo presidente degli Stati Uniti d’America.
Obama abbronzato? Figuraccia mondiale, urla la sinistra. Macché, solo una carineria nei confronti di un leader giovane e bello, si giustifica il premier preso in castagna. Beh, diciamo che lo strepito mondiale per 1’improvvida e burlesca uscita del premier è sicuramente esagerato. E offre, purtroppo, lo spettacolo desolante di una stampa che non ha di meglio da offrire se non le fesserie o le battute (chiamatele come volete) di un capo di governo con licenza di sorridere. Come dimenticare Reagan e le sue clamorose gaffe sull’Urss? Per fare la fatidica prova microfoni, una volta si divertì ad annunciare che gli Stati Uniti erano pronti a sferrare un attacco missilistico per cancellare il Cremlino, covo del comunismo mondiale, dalla faccia della Terra.
Nessuno scambiò quella microfonatura presidenziale come l’inizio della guerra termonucleare. Veltroni allora era un piccolo scout comunista e non aveva ancora il trip dell’americano de Roma. Ma va pur detto, e noi lo diciamo, che il Cavaliere Silvio Berlusconi questo siparietto piuttosto stupidotto se lo poteva risparmiare. Un conto è raccontare l’ultima ai peones riuniti in mensa ad Arcore, altro è fare “drive in” a Mosca, dai microfoni ufficiali di una conferenza stampa dopo il summit.
Perché il pubblico è quello che è, soprattutto in Italia. Inutile poi provare a defilarsi, balbettare, visto il casino mondiale scatenato, che si trattava di un complimento, un buffetto simbolico a uno che potrebbe essere suo figlio. Il Cavaliere l’avrebbe dovuto sapere: in giro c’è poca ironia. Veltroni e compagni non l’hanno capito? Beh “Dio ci salvi dagli imbecilli”, ha ribattuto, a ragione, il premier barzellettiere. Troppo tardi, il pasticcio è lievitato fino a soffocare il mappamondo.
Il Cavaliere dovrebbe saperlo: gli imbecilli non attendono altro che bocconi di quel tipo per sperare di ottenere attenzione e mettersi sulle spalle la toga da statista. La sinistra, comunista e non, in una sola notte, è diventata tutta noccioline e Coca Cola, ha traslocato alla Casa Bianca il suo fallimentare paradiso proletario e forse spera che Obama affiderà il comando del Pentagono ai talebani afghani. Giù le mani dall’America.
Ieri bruciavano le bandiere a stelle e strisce, assediavano le basi Usa, gridavano: Bush boia, yankee go home. Oggi parlano inglese, farneticano di un nuovo Black power saldo sulle poltrone della Casa Bianca, disegnano le mappe del meraviglioso Nuovo Mondo in nero. Non hanno dubbi: la pace universale da Washington contagerà le galassie.
Ma chi credono di pigliare per i fondelli ‘sti tovaric improvvisamente riconvertiti in generali Custer? Nei prossimi giorni, forse li vedremo inginocchiarsi davanti alla bandiera a stelle e strisce, mettersi la mano sul cuore e cantare lacrimando: God bless America.
Vedrete: chiederanno alla Nato di bombardare il villone di Arcore dove trama quel comunista irriverente e blasfemo di Berlusconi. C`è da capirli: sbronzati dall’effetto Obama, confondono gli United States of America con l’United Colors of Benetton di Toscani.
Berlusconi racconta barzellette per far ridere, loro le sparano grosse credendo di far politica. God bless Silvio.

Nessun commento:

Archivio blog