domenica 9 novembre 2008

Obama: molti i chiamati ma pochi gli eletti

Ieri, dal punto di vista della carta stampata, è stata una giornata ricca di articoli interessanti, che valeva la pena di raccogliere e trascrivere a futura memoria o per qualche prossimo libro sul costume politico nostrano. Nel tempo, mio, che dedicherò oggi all’aggiornamento del blog, intendo proprio mettere a disposizione dei miei lettori tale materiale selezionato ieri con la santa pazienza di chi cerca nella molta spazzatura, perché nella free press come la chiama Polito o per meglio dire, come fa tendenza, nei giornali “democratici” la spazzatura è molta, qualcosa di utilizzabile per una riflessione non disturbata da veline o parole d’ordine. Comincio qui, prendendo da “Libero” un articolo di Mario Prignano dal titolone “A-A-Abbronzatissimo”, preceduto da un occhiello tutto dire: “Strano ma nero”. Il sottotitolo sintetizza la vicenda: “Berlusconi non molla: imbecille chi mi critica. Barack ignora la sinistra e lo chiama”. Già perché la realtà delle cose è questa: conta chi governa, gli altri sono tappezzeria.

E alla fine Obama fece la telefonata. Il “caso abbronzatura” appare dunque chiuso e la sinistra potrà tranquillizzarsi e constatare che gli Stati Uniti considerano ancora l’Italia nel novero dei Paesi amici e alleati. Essi, perché ieri, day after della battuta di Berlusconi su Obama «abbronzato», tutta l’opposizione si è impegnata a lungo, in dichiarazioni e conferenze stampa, per far notare che il neo eletto capo della Casa Bianca aveva chiamato tutti i leader del G8 tranne Silvio Berlusconi. Fatto pronto ad essere smentito grazie alla notizia di una telefonata in arrivo da Chicago per il Cavaliere, in serata, al termine della prima conferenza stampa del presidente. Del resto, bisogna sottolineare che i “chiamati” al telefono ieri da Obama erano quelli che a loro volta lo avevano cercato per complimentarsi dopo la vittoria. E che tra questi non c’era Berlusconi, perché, come ha spiegato lui stesso ai giornalisti, «in queste 48 ore sono stato impegnato a Mosca, poi sono stato in viaggio».
In compenso, tanto per continuare a tenere alta l’attenzione, il Cavaliere è mancato poco che si mettesse a cantare “Abbronzatissima” a margine del vertice Ue sulla crisi finanziaria, dove si era recato ieri dopo la trasferta russa. «Ma io non lo so», ha detto rivolto ai giornalisti che si trovavano con lui a Bruxelles, «come si fa a non capire che era una carineria? Non avete anche voi nelle orecchie “Abbronzatissima”, la nostra canzone? Facciamo di tutto per essere belli e abbronzati. Lui è anche bello e abbronzato. Dite un po’: ma cosa volete di più?». Nemmeno il tempo di ricevere una risposta, che Berlusconi ha continuato. «Potevo dire anche che era alto, ma non l’ho detto perché sia Vladimir Putin che Dimitri Medvedev (quando ha dato dell’«abbronzato» a Obama, Berlusconi si trovava a Mosca, ndr) non sono altissimi: sono alti come me. Se no avrei detto: Obama è giovane, è alto, è bello ed è anche abbronzato». Capitolo telefonata-fantasma. «Mi dice Paolo Bonaiuti che in Italia stanno agitando il caso di una telefonata di Barack Obama: è una cosa ridicola. Prima mi definiscono amerikano con la kappa, il miglior amico degli Stati Uniti, e poi mi imputano di non avere parlato al telefono con Obama. Che si decidano. Del resto, quando si sta all’opposizione non si ha niente da fare. Ma si rassegnino, ci lascino governare, non siamo continuamente in campagna elettorale».
Altro che crisi finanziaria. In quella che doveva essere una conferenza stampa dedicata alle proposte della Ue in vista del prossimo G20 di Washington, a monopolizzare l’attenzione dei giornalisti non poteva essere altro che il caso mondiale del momento. Alla domanda su come saranno i rapporti con la prossima amministrazione americana, Berlusconi non ha avuto esitazioni: «Cordialissimi come lo sono stati anche con la precedente, così come lo sono stati con Clinton e come lo sono anche con la presidente del Congresso Nancy Pelosi, con cui sono stato a cena lunghissimamente e con cui mi sono trovato in assoluta sintonia». Meno diplomatica la risposta alla domanda successiva. «Lei ha offeso tutti gli americani. Intende chiedere scusa al presidente Obama?», gli ha chiesto senza troppi fronzoli l`americano Steve Scherer. Risposta senza fronzoli del Cavaliere: «Ti sei messo anche tu nella lista di quelli che ho indicato ieri (allusione agli «imbecilli» di cui aveva parlato giovedì, ndr)? Ma per favore, per favore. Chiedi scusa tu all’Italia. Non c’è più il senso del ridicolo». Ed è andato via scuro in volto.

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