martedì 11 novembre 2008

Quando scioperano gli idioti

Antonio Polito oggi su “Il Riformista” titola il suo editoriale “Non si può tenere l’Italia in ostaggio”. Pienamente condivisibile la denuncia e l’invocazione ad una netta restrizione del diritto di sciopero particolarmente nell’ambito pubblico, e soprattutto nel settore del trasporto, dove i soli penalizzati sono gli utenti. Aggiungo che sarebbe ora di considerare l’ipotesi del licenziamento in tronco quale penalità per chi viola le regole come una normale conseguenza in un paese normale.

Ci risiamo. L’Italia è in ostaggio, l’Alitalia è nel caos, milioni di pendolari ieri non hanno trovato treni e autobus per andare al lavoro, migliaia di cittadini già bloccati negli aeroporti dalla tattica dello sciopero bianco, hanno appreso ieri sera che, a sorpresa e senza preavviso, i ribelli di terra e di cielo hanno sospeso il lavoro annullando decine di voli.
Quest’ultimo sciopero è palesemente illegale, e le autorità dovranno intervenire, precettando. Lo sciopero dei mezzi pubblici non è invece illegale ma è irrazionale. Non accade facilmente in Europa che un intero paese sia paralizzato da una giornata di sciopero, ma in Italia succede ancora, perfino nell’Italia berlusconiana.
In Alitalia è accaduto il peggio. Perfino le cinque sigle sindacali autonome che hanno tentato di cavalcare la rivolta contro la Cai sono state a loro volta scavalcate dall’assemblea dei lavoratori. Incapaci di fare sindacato, sono responsabili di precipitare la loro azienda in una situazione drammatica. I lavoratori che hanno ieri incrociato le braccia scioperano contro una compagnia di cui non sono neanche ancora dipendenti. È una tattica negoziale suicida, anche perché la scialuppa Cai è ormai l’unica salvezza cui aggrapparsi nel naufragio della compagnia.
Ma anche lo sciopero del mattino di tutti i trasporti pubblici italiani ha del kafkiano. A ogni rinnovo contrattuale si ripete questa scena. Scioperando i lavoratori non colpiscono l’interesse del loro datore di lavoro, ma solo quello dei loro clienti. Questo accadde perché quelle aziende, quasi sempre pubbliche, operano in regime di monopolio e dunque non ricevono alcun danno dallo sciopero; anzi, essendo il più delle volte inefficienti, quando i lavoratori scioperano le aziende ci guadagnano, e i cittadini ci perdono.
Ce n’è abbastanza per una revisione radicale della normativa in materia di sciopero nei servizi pubblici. I1 ministro Sacconi l’ha annunciata. E bene che si sbrighi. Non c’è niente di democratico nel prendere l’Italia in ostaggio.

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