mercoledì 7 novembre 2012

Il blog "Il Litorale" diventerà un libro (uno o più?). Il blog è ora sostituito dal blog "Giorno dopo giorno - Scritture quotidiane", che può essere visto qui

venerdì 29 ottobre 2010

Inaffondabile

Il centocinquantenario dell'unità massonica d'Italia incombe e Berlusconi è ancora là, l'ex piduista, sì, ma il «traditore» che incarna l'anti «stato massonico» per eccellenza. Fallito ogni attacco al governo, «ci risiamo con la gnocca», come scrive venerdì 29 Belpietro su Libero, aggiungendo: «Ci avevano già provato nell'estate del 2008, facendo trapelare le intercettazioni telefoniche tra il presidente del Consiglio e il direttore delle finction della Rai. Poi ci hanno ritentato lo scorso anno, prima con Noemi Letizia e in seguito con Patrizia D'Addario. Ora spunta Ruby, l'avvenente 17enne marocchina che avrebbe partecipato ad almeno tre cene ad Arcore, presente Silvio Berlusconi e altri personaggi, molti dei quali di sesso femminile. Ma per scoprire che al Cavaliere piacciono le donne non c'era bisogno di aspettare l'ultima rivelazione». Ogni piede di porco va bene pur di scardinare Palazzo Chigi e mandarlo a casa. Ormai lo si è capito bene, gl'italiani tutti lo hanno capito bene, anche se molti si turano il naso di fronte al verminaio di una fronda che pur di riprendersi il potere è disponibile e disposta a mandare a ramengo il Paese. E che l'Italia abbia ormai capito il gioco, lo stanno a dimostrare i sondaggi, che a fronte d'ogni bieco sforzo di screditare il premier, non mostrano di dare fede all'antiberlusconismo viscerale e ai barbari oppositori che tentano di mettere a ferro e fuoco Arcore. Non c'è alternativa insomma con buona pace del cabarettista da Bettola Bersani e degli altri comici democratici.
L'ultimo sondaggio Ipsos fatto il 25 ottobre per la puntata di Ballarò del 26 ottobre 2010 e che riguardava i leaders, l'azione di governo, la giustizia, l'emergenza rifiuti e le dichiarazioni di Marchionne, è implacabile: non c'è alternativa oggi al Cavaliere. La «cricca» massonica trasversale deve farsene una ragione e festeggiare il centocinquantesimo della sua «unità» del Paese con Berlusconi premier e la Lega al governo.
Ma vediamo alcuni aspetti del sondaggio che sono degni di attenzione e di riflessione, cominciando con il dato di quanti, in caso di nuove elezioni a breve, si dichiarano indecisi o per l'astensione o non indicano alcuna preferenza, un dato significativo, il 42,5%, che dimostra chiaramente che, se dubbi vi sono verso la maggioranza, ormai è ben chiaro anche che «il re è nudo» per quanto riguarda l'opposizione scalcagnata del Pd. Anzi il dato relativo ai democrat è allarmante, 24,2%, il minimo storico. Ma anche gli altri dati sulla sinistra e su forze d'opposizione populista come l'Italia dei valori e il Movimento 5 stelle di Grillo contribuiscono ad affondare la gioiosa macchina da guerra di Bersani: Sinistra europea, cioè Rifondazione e Comunisti italiani, 2,3%; Sinistra e libertà di Vendola 6,1%; Di Pietro con il suo Idv 8,3%; Grillo e il suo movimento 3,7%. Tutti insieme fanno un bel 20,4%. Se questo non significa il fallimento della segreteria Bersani, cos'altro dovrebbe decretarlo. E non è un caso che annaspando per non affogare definitivamente i democrat invochino un ribaltamento che darebbe loro un'illusoria possibilità di rimettersi in carreggiata nella corsa al consenso; seppure ci si dovrebbe spiegare come possa produrre consenso una sorta di colpo di stato contro l'espressione della volontà popolare quale sarebbe un governo tecnico.
Il sondaggio dà un costante 6,0% all'Udc e attesta Futuro e libertà sul 5,3%. C'è però da chiedersi se quest'ultimo dato rimarrebbe tale a fronte di uno spostamento dei finiani con un'alleanza «impossibile» con i democrat. Non parliamo poi di «terzo polo», che è solo una finzione parlamentare, in quanto Rutelli e la sua Alleanza è «non pervenuta», raggruppata com'è nel sondaggio in quel 2,5% di «altri».
Insomma, un'unica chance elettorale potrebbe venire da una neo fantomatica Unione, fantomatica perché se messa in piedi sarebbe da parte del Pd un rimangiarsi oceani di parole. Cioè lo sputtanamento definitivo della scelta veltroniana e, dunque, la sconfessione della creazione del partito «nuovo».
La destra: Pdl al 29%, lo è da un po', dunque nulla di nuovo; Lega 11,3%; La Destra 1,3%. Insieme 41,6%, poco più del doppio del consenso del Pd.
Il sondaggio Ipsos poi esprime il gradimento per i leaders politici che qui mostriamo più significativamente usando come indicatore non la percentuale ma il rapporto tra voti positivi e negativi: Napolitano 4,82; Tremonti 1,16; Vendola 1,13; Fini 0,94; Bersani 0,84; Beppe Grillo 0,74, Berlusconi 0,69; Casini 0,67; Schifani 0,63; Di Pietro 0,59; Bossi 0,42. Fornisce anche il gradimento per alcuni leader non politici: Luca Cordero di Montezemolo 1,19; Marcegaglia 1,36; Draghi 1,79; Marchionne 0,75. Stante i dati del gradimento, può venire il sospetto di trovarsi di fronte ad un campione orientato a sinistra, come le solite liti tra esponenti del centrodestra e Pagnoncelli suggeriscono. Ma se così fosse, il dato «guadagnato» dai democrat sarebbe ancor più allarmante e disastroso.
La cosa curiosa del sondaggio sono le domande specifiche, ad esempio quelle sull'attività del governo. Secondo la Ipsos che chiede: «Ad oltre due anni dal suo insediamento, lei personalmente direbbe che complessivamente il governo Berlusconi l'abbia...», i delusi sarebbero il 54%, i soddisfatti solo il 16%, mentre quanti ritengono che sia ancora presto per giudicare il 25%. Eppure nonostante queste dichiarazioni lo stesso campione dà ancora a Berlusconi i numeri per uscire vincente da eventuali elezioni a breve. Lo stesso per la domanda: «Nei giorni scorsi il ministro Tremonti ha annunciato la messa a punto di una profonda riforma fiscale. Lei personalmente pensa che il Governo riuscirà a portarla a termine entro il 2013, alla scadenza della legislatura?», il 26% ha risposto sì, il 65% ha risposto no, e nonostante questa manifesta sfiducia nella capacità del governo lo stesso campione dà i numeri a Berlusconi per governare. Misteri dei sondaggi.
Ma non solo, la Ipsos su indicazione di Ballarò chiede al campione: «Parliamo ora del cosiddetto Lodo Alfano Bis. Lei personalmente ritiene che questo Lodo sia...» e solo il 14% ritiene che sia «un provvedimento necessario: è importante tutelare il Presidente del Consiglio da ogni possibile forma di persecuzione da parte della magistratura», mentre il 25% lo ritiene «una perdita di tempo: toglie risorse ed energie alla risoluzione dei veri problemi del Paese»; ma ben il 53% lo dichiara «una vergogna: l'ennesima legge ad personam per togliere Berlusconi dai suoi guai giudiziari». Eppure lo stesso campione offre a Silvio Berlusconi la possibilità di tornare a fare il premier in caso di elezioni a breve. Un paradosso evidenziato anche dalla seconda domanda: «Per uscire una volta per tutte dalla questione giustizia, secondo lei in questa situazione...», il 64%, infatti, ritiene che «Berlusconi dovrebbe rinunciare a ogni possibile scudo e accettare di celebrare i processi che lo vedono coinvolto dimostrando la sua piena innocenza», mentre solo il 27% ritiene che «si dovrebbe approvare una legge specifica che consenta a Berlusconi di rimandare i processi che lo vedono coinvolto al termine del suo mandato di Premier». Eppure, pur avendo la possibilità di dichiarare con l'intenzione di voto la volontà di mandarlo a casa a farsi processare, lo stesso campione dà i numeri per continuare a tenerlo al governo.
Un'ultima domanda riguardava il caso Marchionne e Fiat ed il 60% del campione ha detto di non credere che senza l'Italia i conti della Fiat sarebbero decisamente più positivi. Scontato, ma più interessante la domanda successiva sul «ritardo» dell'Italia: la metà del campione 50% ha dichiarato di ritenere che la politica italiana degli ultimi anni ha protetto le categorie meno efficienti per un vantaggio politico, il 16% che i sindacati sono ancora troppo ideologizzati, il 14% che gli imprenditori non hanno investito per migliorarla. Per l'80% del campione, insomma, l'intera classe dirigente della nazione è da buttare a mare. Confortante. Buon centocinquantenario.

venerdì 8 ottobre 2010

Il bersaglio

Scriveva giovedì 7 Nicola Porro in un suo commento su Il Giornale, evidenziando come per l'opposizione il problema non sia in realtà la legge elettorale, ma Berlusconi, e come sia proprio lui il bersaglio di tutta l'operazione: «L'attuale legge elettorale è chiaramente una schifezza. Come a detta di molti lo era la precedente, il Matarellum. E come lo era evidentemente quella che gli italiani hanno cancellato con i forconi grazie ai referendum di Mario Segni. Le leggi elettorali in Italia sono come gli abiti del sarto: con il passare del tempo diventano stretti, inadeguati. Se non vogliamo prenderci per i fondelli c'è un solo sistema, molto soggettivo, per definire una buona legge elettorale in Italia: sono ottime quelle regole del gioco che ci permettono di giocare. Il punto è che ogni giocatore ha la sua prospettiva, i suoi voti e le sue diverse convenienze». Il punto è tutto qua. Come osserva Porro: «Dal punto di vista logico una legge elettorale si muove in un pendolo tra stabilità e rappresentanza. Nel mezzo centinaia di piccoli accorgimenti tecnici possono favorire gli interessi degli uni e degli altri».
Porro nella sua nota evidenzia alcune questioni sulle quali è buona cosa riflettere, cominciando dall'anomalia italiana rispetto al resto dell'occidente democratico ed in particolare del mondo anglosassone. Il vicedirettore del Giornale fa alcuni esempi: «In Inghilterra i liberali hanno recentemente conquistato un mucchio di voti: non a sufficienza per governare, ma indispensabili per eleggere un premier. Nessuno ha chiesto di cambiare le regole del gioco: i partiti si sono adeguati alle regole». Secondo esempio: «Negli Stati Uniti neanche il caos che ha portato alla vittoria di George W. Bush, ha portato alla modifica del complesso sistema elettorale. E tanto meno lo richiede quel grande centro che secondo i sondaggi a stelle e strisce cresce di giorno in giorno fino a toccare punte del 30 per cento». Inghilterra, America... già ma noi siamo italiani e così è che oggi tutti, tranne Silvio Berlusconi e la Lega, chiedono il superamento dell'attuale legge elettorale. Dice Porro: «La questione è diventata talmente vitale che si potrebbe creare un'assurda coalizione di volonterosi che non si sa in virtù di quale improvvisa forza (se non la comune antipatia per il Cav) troverebbe un accordo sulla liquida materia elettorale». Del resto, aggiunge Porro, i motivi per buttare nel cestino la «porcata» di Calderoli sono molti, dalla facoltà non data agli elettori di indicare nominativamente chi eleggere, al premio di maggioranza che molti contestano.
Ricorda Porro nel suo pezzo che «l'attuale sistema elettorale non è stato realizzato un secolo fa: ma votato esattamente dagli stessi partecipanti del Parlamento di oggi. A cambiare il Mattarellum (la legge che nacque sulle macerie dei referendum Segni) fu la Casa della Libertà, che oltre a Lega e Forza Italia, aveva al suo interno anche Alleanza Nazionale e Udc. Cosa ha fatto cambiare idea ai rappresentanti finiani e di Casini se non la circostanza di non essere oggi più alleati con Berlusconi?», in tutta evidenza. E Porro aggiunge scoprendo il punto dolente d'ogni opposizione presente e futura: «Fuor di ogni ipocrisia si dica dunque la verità: cambiamo questa brutta legge elettorale che abbiamo contribuito a votare in modo tale da ridurre il peso della coalizione berlusconiana alle prossime elezioni. Poche palle, please». Papale papale: «La nuova legge non sarà in questa prospettiva migliore, ma solo Berlusconi free», sottolinea Porro, ma è cosa evidente a ogni benpensante a fronte della questione così come viene posta oggi dall'opposizione e dai futuristi in quanto tali.
Porro ricorda infine qualcosa che in questi giorni non si sente proprio ricordare: «Un tentativo di modificare il Porcellum c'è stato: i referendum del professor Guzzetta. Un po' come quelli di Segni avrebbero rimesso in discussione l'impianto della legge. Pensate un po' da Franceschini, all'epoca numero uno del Pd, a D'Alema, a Brunetta e Prestigiacomo erano tutti d'accordo nel referendum. Che spostava il premio di maggioranza al partito più votato e aboliva le candidature multiple. Eppure solo il 25 per cento degli italiani andò a votare: una percentuale così bassa da annullare l'esito della consultazione». Un'altra palla che si sente spesso da chi vorrebbe di nuovo la gente con i forconi in piazza è così svelata. Osserva Porro: «Anche qui fuori di ipocrisia. Se oggi qualcuno dice che il tema della legge elettorale è tema sentito e fondamentale del sentire del paese, deve farsi quattro calcoli con l'entusiasmo scarsissimo, con cui, fu celebrato il referendum solo un paio di anni fa». Insomma, in giro c'è chi propaganda bugie sapendo di mentire e confidando sulla distrazione degli italiani e su militanti ciechi e sordi ad ogni ragione.
Regolamentare la materia elettorale significa decidere un insieme di regole che possono fondarsi su infinite soluzioni, che possono variare dal favorire la massima rappresentatività col proporzionale perfetto al puntare sulla massima stabilità con il premio di maggioranza. Bisogna, però fare i conti con la realtà. Dice a conclusione del suo commento Porro: «Difficile pensare che un Parlamento da Fini a D'Alema riesca a mettersi d'accordo sul dettaglio delle regole». Già, ed è evidente pure che «su una cosa possono trovare un accordo: come far fuori Berlusconi». Quindi? «Ma allora ditelo e non prendiamoci per i fondelli». Ottimo invito, ma l'onestà intellettuale purtroppo non è merce che ha un mercato oggi.