lunedì 26 gennaio 2009

Vecchio e nuovo antisemitismo all’ombra degli echi di guerra tra Israele e Gaza

Ricevo dall'Associazione Italia Israele questa intervista a David Meghnagi di Gianni Rossi, su "Giornata della memoria. Vecchio e nuovo antisemitismo all’ombra degli echi di guerra tra Israele e Gaza", tratta dal sito ARTICOLO 21 . E la ripubblico qui.
David Meghnagi è uno storico, psicanalista e direttore del Master post-universitario per la Didattica della Shoah (riunisce docenti americani, tedeschi, italiani, francesi e israeliani, riservato a chi ha già una specializzazione, si tiene in collaborazione con altre università italiane ed estere, ha sede nella Terza Università di Roma, a Piazza Esedra).

D. Intanto, qual è la differenza tra celebrare la giornata della Memoria e il ricordo della Shoah?
R. “Il giorno della memoria non è quello della Shoah, che è invece legato alla rivolta del Ghetto di Varsavia e alla sua fine, la prima rivolta nell’Europa occupata dai nazisti, una rivolta avvenuta nel silenzio del mondo e nel più totale isolamento. L’anno dopo c’è l’insurrezione di Varsavia alla quale i superstiti ebrei del ghetto partecipano. L’esercito sovietico alle porte della Polonia non intervenne a loro sostegno, per avere mano libera dopo la guerra: fu una tragedia nella tragedia. Per il Giorno della Memoria è stato scelto, invece, il 27 gennaio che ricorda la fine della schiavitù nei campi e suggella in pratica la fine della Seconda guerra mondiale, da cui l’inizio di una nuova era per l’Europa occidentale, ma anche la divisione purtroppo con la guerra fredda e la divisione nei due blocchi”.
D. Le manifestazioni a favore dei palestinesi accerchiati dalle truppe militari israeliane a Gaza hanno mostrato fenomeni di antisionismo e di antisemitismo nuovi. Come lo spiega?
R. “Sono convinto che all’antisemitismo vecchio si è aggiunto uno nuovo. Il fenomeno ha avuto una lunga incubazione di almeno 40 anni ed ha avuto come sfondo il rifiuto dell’ebreo come nazione e come stato. Le vecchie demonologie antisemite del passato si sono trasferite su Israele. Si tratta di un processo dissociativo in cui l’ebreo è accettato e idealizzato come nazione morta, e di fatto rifiutato come nazione viva. Il problema è complicato dai cambiamenti che stanno avvenendo nella stessa Europa, per la presenza sempre più ampia di immigrati di terza generazione di origine araba e islamica che proiettano sul conflitto mediorientale il senso di alienazione e di non appartenenza con cui vivono il loro nuovo rapporto con i paesi in cui genitori e i nonni si sono stabiliti. Vi è il rischio del trasferimento del conflitto mediorientale dentro, nel cuore dell’Europa, con tutti i pericoli che comporta rispetto alla prospettiva di un nuovo antisemitismo. l pericolo più grande è che il sentimento di alienazione e di protesta contro il mondo occidentale, diffuso nelle periferie parigine e in settori dell’èlite di terza generazione dell’immigrazione, si saldi con una nuova ideologia antisemita. Su questo c’è un grave ritardo politico e culturale. Sui tratta di un cambiamento epocale in cui il vecchio antisemitismo di matrice europea si congiunge con quello islamista di natura politica e religiosa. Ho fatto una ricerca sulla stampa araba degli ultimi 40 anni ed ho raccolto mille vignette. Studiandole si ha la sensazione netta che è in atto un processo di demonizzazione e che la rappresentazione della realtà del conflitto non è più di natura politica, ma ha assunto progressivamente dei connotati demonologici, ovvero una demonizzazione del nemico che ricorda non pochi aspetti della simbologia antisemita degli anni Trenta.”.
D. Non le sembra che l’attenzione degli europei verso i paesi arabi moderati sia come quella di Francia e Gran Bretagna nel ‘38 verso Germania e Italia: cercarono l’accordo con Hitler e Mussolini, per arginare il “pericolo bolscevico” rappresentato da Stalin, turandosi il naso, invece, rispetto alle violenze razziste antisemite?
R. Ci sono delle analogie. La cosa più grave che si possa fare oggi è di chiudere gli occhi di fronte alla cultura dell’odio antiebraico solo perché è giustificata da argomentazioni di carattere “politico”. Il fatto che gran parte degli episodi di antisemitismo in Francia come in Gran Bretagna, hanno avuto origine all’interno delle comunità degli emigrati di origine islamica, non rende il fatto meno grave. Si tratta di un attacco al cuore della convivenza che potrebbe avere conseguenze devastanti per l’intera società.
D. Quale messaggio si sente di poter decifrare dal recente conflitto israelo-palestinese?
R. “Il messaggio deve essere molto esplicito: il riconoscimento pieno di Israele di vivere in sicurezza e il riconoscimento dei diritti palestinesi, nell’ambito di una soluzione politica del conflitto che deve avere come fondamento il rifiuto di ogni logica terroristica. O l’intera classe politica europea parla chiaro a se stessa, rifiutando ogni forma di ambiguità nei confronti di chi che non hanno rinunciato al terrorismo, oppure vi è il rischio che alla lunga il conflitto lo ritroveremo nel cuore dell’Europa. La tolleranza verso le frange che giustificano il terrorismo antisemita e antisraeliano, non ha impedito gli attentati di Londra. Sullo sfondo, c’è il pericolo regime iraniano che utilizza attivamente Hamas ed Hezbollah come “pistole puntate” su Israele, per destabilizzarlo dall’interno e in prospettiva per destabilizzare l’intera regione.”.
D. Un suo giudizio sulla puntata di Anno Zero dedicato alla guerra in Gaza?
R. “L’ho trovata vergognosa! Ma non mi sorprende più di tanto. Quella non è informazione, in quanto sostituisce le facili emozioni alla cognizione dolorosa di un processo che avuto tempi lunghi, che ha molte facce ed è di una complessità terribile. La trasmissione di Santoro assumeva a priori l’esistenza di un colpevole, ovvero Israele, e su questo ha costruito l’intera trasmissione.”

domenica 18 gennaio 2009

Israele cessa le operazioni contro i terroristi di Hamas

Per Israele le operazioni contro l'organizzazione terrorista di Hamas sono concluse. Lo ha detto oggi Olmert parlando alla nazione. Questo il passo saliente del discorso: "A partire dalle 2:00 a.m., Israele cesserà le sue azioni contro le organizzazioni terroriste nella Striscia di Gaza e rimarrà dispiegato nella Striscia di Gaza e nei suoi dintorni. Si deve ricordare che Hamas non è parte degli accordi ai quali siamo pervenuti. Questi sono accordi che coinvolgono molti paesi, e una organizzazione terrorista come Hamas non è e non è necessario che ne sia parte. Se i nostri nemici decidono che i colpi che gli sono stati inferti non sono abbastanza e desiderano continuare a combattere, Israele sarà pronto per quello scenario e si sentirà libero di continuare a rispondere con la forza". Di seguito il testo in inglese tradotto dall'ebraico e pubblicato dal Ministero degli Esteri israeliano:

Citizens of Israel,
Exactly three weeks ago as the Sabbath ended, we sat here before you - my friend Ehud Barak, the Vice Prime Minister Tzipi Livni and myself - and detailed the considerations and goals which guided us in launching a military operation in the Gaza Strip. Today, we face you again and can say that the conditions have been created so that our targets, as defined when we launched the operation, have been fully achieved, and more so:
• Hamas was badly stricken, both in terms of its military capabilities and in the infrastructure of its regime. Its leaders are in hiding. Many of its members have been killed. The factories in which its missiles were manufactured have been destroyed. The smuggling routes, through dozens of tunnels, have been bombed. The Hamas's capabilities for conveying weapons within the Gaza Strip have been damaged. The scope of missile fire directed at the State of Israel has been reduced. The areas from which most of the missiles were launched are under the control of IDF forces. The estimate of all the security services is that the Hamas's capabilities have been struck a heavy blow which will harm its ability to rule and its military capabilities for some time.
• The IDF and the Israel Security Agency have succeeded in conducting an outstanding operation, utilizing all the elements of Israel's force - on land, at sea and in the air. The military operation was characterized by determination, sophistication, courage and an impressive ability in intelligence and operations, which led to significant and numerous achievements. The current campaign proved again Israel’s force and strengthened its deterrence capability vis-a-vis those who threaten us.
• The reserves soldiers, who are the foundation for the IDF’s strength, proved that the spirit of volunteerism and a willingness to sacrifice still very much exist. These forces were made ready in a thorough manner, equipped with all they needed and thus could demonstrate their professionalism and fierceness of spirit.
• During all the days of fighting, the Israeli home front demonstrated its strength, despite hundreds of rockets and mortar shells indiscriminately fired at a population which numbers one million residents; it was the home front that created an unshakable foundation which strengthened us and gave us the ability to continue fighting. Two years of preparation on the home front proved that we learned our lessons and were properly organized. The Government and the heads of the regional local authorities under attack demonstrated the patience, endurance and that same strong spirit which allowed the political echelon to make the right decisions, knowing that the home front could withstand the consequences of those decisions.
• As a decision-making body, the Government of Israel demonstrated unity with regard to goals, and acted professionally and in coordination to achieve those goals. The decisions were all made in a responsible and educated manner, following clarification and in-depth discussions. As an executive branch, the Government met the demands and needs of the population and the fighting forces.
• Alongside the successes, we must also remember the fallen and those who sacrificed their lives to achieve a better reality in the South. The campaign claimed the lives of three residents of the South and ten of our soldiers. Tonight our hearts are with their families. We send our wishes for a speedy recovery to the residents of the South and to the IDF soldiers injured during the operation.
• Today, and in large part due to the success of the military operation, the entire international community is ready to mobilize in order to achieve maximum stability, and knows that, for this to occur, the process of Hamas's strengthening must stop. To this end, we reached a number of understandings - the importance of which cannot be underestimated - which will ensure that the strengthening of Hamas will decrease. We formulated understandings with the Egyptian government with regard to a number of central issues, the realization of which will bring about a significant reduction in weapons smuggling from Iran and Syria to the Gaza Strip.
• On Friday we signed a memorandum of understanding with the American government, in the framework of which the United States will mobilize to take the necessary steps, together with the other members of the international community, to prevent weapons smuggling by terrorists in Gaza. I wish to thank and express my great appreciation to the Minister of Foreign Affairs and Vice Prime Minister for her efforts to reach this agreement, for her contribution to the diplomatic steps and for the widespread diplomatic effort she made over the past several weeks, which were an important contribution to the international backing given to the Israeli effort against the terrorist organizations headed by Hamas.
• Today I received a letter from the Prime Minister of Great Britain, Gordon Brown, the Prime Minister of Italy, Silvio Berlusconi, the Chancellor of Germany, Angela Merkel and the President of France, Nicolas Sarkozy, in which all four expressed their profound commitment to assisting in any way in order to ensure that weapons will not succeed in reaching the murderous terrorist organizations in Gaza.
I have no doubt that were it not for the determined and successful military action, we would not have reached diplomatic understandings, which together create a full picture of impressive accomplishment.
Citizens of Israel,
The Government decided to launch the operation in Gaza only after long thought and great consideration, and only after all attempts through other means to stop the firing and other acts of terror by Hamas failed. Israel, which withdrew from the Gaza Strip to the last millimeter at the end of 2005 - with no intention of returning - found itself under a barrage of missiles. Hamas violently took control of the Gaza Strip and began attacking the communities in the South more intensely. Hamas's methods are incomprehensible. It placed its military system in crowded residential neighborhoods, operated among a civilian population which served as a human shield and operated under the aegis of mosques, schools and hospitals, while making the Palestinian population a hostage to its terrorist activities, with the understanding that Israel - as a country with supreme values - would not act. The external Hamas leadership, which lives in comfort and quiet, continued to set extremist policies while ignoring the population’s ongoing suffering and out of a conspicuous unwillingness to ease its situation.
Hamas in Gaza was built by Iran as a foundation for power, and is backed through funding, through training and through the provision of advanced weapons. Iran, which strives for regional hegemony, tried to replicate the methods used by Hizbullah in Lebanon in the Gaza Strip as well. Iran and Hamas mistook the restraint Israel exercised as weakness. They were mistaken. They were surprised.
The State of Israel has proven to them that restraint is an expression of strength which was exercised in a determined and sophisticated manner when that which we had avoided became unavoidable.
During the operation, the State of Israel demonstrated great sensitivity in exercising its force in order to avoid, as much as possible, harming the civilian population not involved in terror. In cases where there was any doubt that striking at terrorists would lead to harming an innocent civilian population - we abstained from acting. There are not many countries which would act thusly.
We have no disagreement with the residents of Gaza. We consider the Gaza Strip a part of the future Palestinian state with which we hope to live a life of good neighborliness, and we wish for the day when the vision of two states is realized.
During the operation, we made widespread and concerted efforts to see to the humanitarian needs of the Palestinian population. We allowed for the transfer of equipment, food and medicine to prevent a humanitarian crisis. In addition, I appointed Minister Isaac Herzog, the Minister of Social Welfare and Social Affairs, to head up this effort, and tonight the Cabinet instructed him to invest all his efforts in preparing a comprehensive plan so that in the next few days, we will be able to provide an appropriate and comprehensive answer to the civilian population’s needs in the Gaza Strip. I wish to express my great appreciation to the international organizations which acted and continue to act tirelessly to assist us in providing the Palestinian population with appropriate living conditions. Israel will continue to cooperate with them, especially in the coming days and weeks on behalf of the Gazan population.
Citizens of Israel,
Today, before the Government meeting, I spoke with the President of Egypt, Hosni Mubarak, who presented Egypt’s initiative to me, along with his request for a ceasefire. I thanked the President for Egypt’s commitment to finding a solution to this crisis and for the important role it plays in the Middle East. I presented the President’s statement to the Cabinet, along with the totality of our achievements in the operation, as well as the completion of the goals. The Cabinet decided to accept my proposal to declare a ceasefire.
Beginning at 2:00 a.m., Israel will cease its actions against the terrorist organizations in the Gaza Strip and will remain deployed in the Gaza Strip and its environs.
It must be remembered that Hamas is not part of the arrangements we came to. These are agreements involving many countries, and a terrorist organization like Hamas is not and need not be a part of them. If our enemies decide that the blows they have already suffered are not enough and they wish to continue fighting, Israel will be ready for that scenario and will feel free to continue responding with force.
Hamas was surprised a number of times during the past several weeks. It did not predict the State of Israel’s determination or the seriousness of its intentions to bring about a change in the reality in the region. Hamas's leaders did not believe that the State of Israel would launch a military operation on such a scale on the eve of elections; it did not predict the force of the military attack and moreover - it did not predict the outcome.
Hamas still does not fully appreciate the difficult blow it received. If Hamas decides to continue its wild terrorist attacks, it may find itself surprised again by the State of Israel’s determination. I do not suggest that it or any other terrorist organization test us.
This statement tonight would be incomplete if I did not mention the kidnapped soldier, Gilad Shalit. One hundred meters from here, there is a demonstration for his release, and I respect each and every one of the participants. The intensive efforts to secure Gilad's release began long before the operation, continued during it and will continue after as well. The Government of Israel is working on many levels to bring him home, and during the operation we carried out various actions to bring us closer to this goal. Due to the sensitivity of the matter, I will not go into detail. I will only say that Gilad is at the top of our agenda, and we do not need any prodding or reminding in this matter. I am hopeful tonight as well that we will soon see him in his family’s embrace.
On a personal note:
For weeks I have been watching the people of Israel day and night as we make the unprecedented effort to fight for and realize our right of self-defense. I saw the brave soldiers, our dear and beloved sons; I saw their commanders and the spirit which buoyed them; I saw the residents of the South, their fierce sprit; and the leadership of the mayors who took care to provide for the needs of their residents; I also saw the actions of the Home Front Command, which quietly and efficiently coordinated the assistance campaign for the southern region; and I heard the bereaved families.
Dear families, the things you said, the pain you expressed, the fierce spirit you demonstrated - these are the foundation for the people of Israel’s strength. On behalf of the entire nation, on behalf of the Government of Israel, I share your profound pain and thank you for the encouragement, the strength and the inspiration your strong stance has granted the entire nation.
I also wish to say something to the people of Gaza: even before the military operation began, and during it, I appealed to you. We do not hate you; we did not want and do not want to harm you. We wanted to defend our children, their parents, their families. We feel the pain of every Palestinian child and family member who fell victim to the cruel reality created by Hamas which transformed you into victims.
Your suffering is terrible. Your cries of pain touch each of our hearts. On behalf of the Government of Israel, I wish to convey my regret for the harming of uninvolved civilians, for the pain we caused them, for the suffering they and their families suffered as a result of the intolerable situation created by Hamas.
The understandings we reached with Egypt, the international backing of the United States and the European countries - all these do not ensure that the firing by Hamas will stop. If it completely stops - the IDF will consider withdrawing from Gaza at a time which it deems right. If not, the IDF will continue to act in defense of our residents.
This is the time to convey our appreciation and gratitude, first and foremost to you, Mr. Minister of Defense, for your work, for the tremendous effort you made, for your skill, professionalism and the understanding you demonstrated throughout he operation - thank you very much. I wish to thank the soldiers of the IDF, their commanders, the Head of the Southern Command Yoav Galant, and the Chief of General Staff Gabi Ashkenazi; to the Israel Security Agency, its fighters and its head, Yuval Diskin; to the Mossad and its hidden fighters, headed by Meir Dagan; to the Israel Police and the emergency services, Magan David Adom and the Fire Department.
Blessed is the nation with such an army and such security and rescue services.
I wish to express my hope that tonight the first step towards a different reality, one of security and quiet for the residents of Israel, will be taken. From the bottom of my heart, I thank the people of Israel, its fighters and their commanders for the fierceness of spirit and the social solidarity they demonstrated over these past weeks.
This is the secret of our strength - it is the foundation for our power and it is the hope of our future.
Thank you.

sabato 17 gennaio 2009

L'antisemitismo, la malattia senile del post-comunismo

Credo un'utile riproposta qui, oggi, quella dell'intervento del presidente della Camera dei Deputati, Gianfranco Fini, tenuto il 16 dicembre 2008 a Montecitorio presso la Sala della Regina durante il Convegno "1938-2008 Settant'anni dalle leggi antiebraiche e razziste, per non dimenticare" . Oggi che la bandiera dell'antisemitismo sembra essere raccolta oltre che da neo-nazisti e neo-fascisti anche con estrema leggerezza da insospettabili frange della sinistra seppure lo mascherino da "anti-sionismo".

Rievochiamo oggi una pagina vergognosa della storia italiana. Le Leggi antiebraiche e razziste approvate nel 1938 e che hanno rappresentato uno dei momenti più bui nelle vicende del nostro popolo. Approfondiremo quel triste capitolo storico con l’aiuto di Renzo Gattegna, Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, dello storico Michele Sarfatti e di Nedo Fiano, testimone dell’orrore di Auschwitz. Una testimonianza sulla necessità di mantenere viva la memoria di quegli eventi presso i giovani ci verrà dalla studentessa Zoe Brandizzi. Saluto e ringrazio gli oratori per l’importante contributo che si apprestano a fornire al convegno. Settant’anni fa, gli ebrei italiani furono colpiti, come uomini e come cittadini, da provvedimenti che stabilirono assurde discriminazioni nella vita economica e civile; l’allontanamento dagli uffici pubblici, dalle banche e dalle assicurazioni; o la proibizione di avere dipendenti o di possedere terreni e aziende. Particolarmente odiose furono le discriminazioni ai danni dei bambini e dei ragazzi o quelle che prevedevano il divieto dei matrimoni misti. Un esempio tra i tanti Rita Levi-Montalcini, Premio Nobel e Senatore a vita. A causa del “Manifesto della razza” dovette abbandonare patria, famiglia , affetti, sicurezze e lavoro; l’ospedale presso cui lavorava. Tutto. E trovare rifugio in Belgio, attrezzando in cucina un piccolo laboratorio di fortuna. Poi, l’invasione nazista; il rifugio ancora in Italia,a Firenze; sulle colline di Asti e infine a Torino. La professoressa Levi-Montalcini fu tra quanti – con le parole di Primo Levi- “sperarono di poter sopravvivere per poter raccontare”. Con la memoria di questa infamia dobbiamo fare i conti, dopo settant’anni, come nazione e come cittadini. Farli senza infingimenti e senza ambiguità. Il fatto che tali provvedimenti siano stati approvati a Montecitorio provoca un sentimento di tristezza, pur nell’ovvia considerazione che la Camera dei deputati della Repubblica italiana non ha nulla a che vedere con l’Assemblea che il fascismo aveva svuotato di qualsiasi contenuto democratico. La circostanza verrà ricordata in una lapide che sarà scoperta in questa Sala al termine del convegno. Vogliamo che il ricordo della vergogna di settant’anni fa sia di ammonimento per difendere e promuovere sempre i valori libertà e dignità della persona sanciti dalla Carta costituzionale italiana. Oggi fare seriamente i conti oggi con l’infamia storica delle Leggi razziali significa avere il coraggio di perlustrare gli angoli bui dell’anima italiana. Il che vuol dire sforzarsi di analizzare le cause che la resero possibile in un Paese profondamente cattolico e tradizionalmente ricco di sentimenti d’umanità e solidarietà. Tra queste cause c’è certamente l’anima razzista che il fascismo rivelò pienamente nel 1938, ma che era comunque già presente nell’esasperazione nazionalistica che caratterizzava il regime. Segni inequivocabili di razzismo s’erano già manifestati nella politica coloniale. Vale la pena ricordare la campagna propagandistica - “faccetta nera” - che fu lanciata subito dopo la guerra d’Etiopia contro quella che era definita la “piaga del meticciato”. Un Regio Decreto del 1937 vietò le “relazioni matrimoniali” tra gli italiani e quelli che erano chiamati i “sudditi delle colonie africane”. L’odiosa iniquità delle Leggi razziali si rivelò in modo particolare a quegli ebrei che avevano aderito al fascismo. Tra i nomi più noti c’è quello di Guido Jung, che era stato ministro delle Finanze tra il 1932 e il 1935. Oppure quello di un intellettuale come Ettore Ovazza, che aveva partecipato alla fondazione del Fascio di Torino e che nel 1937 aveva confutato un libello antisemita di Paolo Orano. Ma l’ideologia fascista non spiega da sola l’infamia. C’è da chiedersi perché la società italiana si sia adeguata, nel suo insieme, alla legislazione antiebraica e perché, salvo talune luminose eccezioni, non siano state registrate manifestazioni particolari di resistenza. Nemmeno da parte della Chiesa cattolica. A giustificazione potremmo addurre il carattere autoritario del regime - che certo non tollerava manifestazioni di esplicito dissenso - oltre naturalmente alla propaganda pervasiva e al controllo totale dell’informazione e ancor più dell’educazione e dell’istruzione esercitato per un quindicennio. Però dovremmo anche riconoscere che alla base della mancata reazione della popolazione ci furono altri elementi che può risultare scomodo riconoscere. Penso alla propensione al conformismo. Penso ad una possibile condivisione - sotterranea e oscura, negata ma presente – di una parte della popolazione dei pregiudizi e delle teorie antiebraiche. Penso soprattutto a una vocazione all’indifferenza più o meno diffusa nella società di allora. Proprio “Gli Indifferenti” si intitolava il romanzo d’esordio di Moravia, pubblicato nel 1929, con il quale lo scrittore dipingeva quella che a lui appariva già allora come l’inerzia morale della società borghese italiana di fronte all’essenza della persona umana. Lo ricordo perché rileggere gli scrittori può servire a cogliere quelle significative sfumature sociali che possono talvolta sfuggire al meritorio lavoro scientifico degli storici. Denunciare la inequivocabile responsabilità politica e ideologica del fascismo non deve insomma portare a riproporre lo stereotipo autoassolutorio e consolatorio degli “italiani brava gente” . La memoria - ha scritto Elena Loewenthal – non è di per sé uno “scudo inossidabile di fronte al male”. Non lo è se non sappiamo trasformarla in esperienza storica produttiva di insegnamenti. Ciò non significa ignorare o trascurare il coraggio di quegli italiani che seppero opporsi alla barbarie del razzismo e dell’antisemitismo, soprattutto dopo il ’40 nel tempo orribile della Shoah. I nomi di alcuni di quei valorosi sono noti. Pensiamo a Giorgio Perlasca. Oppure al questore di Fiume, Giovanni Palatucci, che salvò cinquemila ebrei e che pagò il suo coraggio e la sua straordinaria umanità con l’internamento a Dachau, dove morì a soli 36 anni. Oppure al Console di Salonicco, Guelfo Zamboni, che sottrasse centinaia di ebrei al terribile destino della deportazione. A queste personalità straordinarie dobbiamo aggiungere tanti altri italiani, sconosciuti ma non meno straordinari, che si prodigarono per salvare gli ebrei spesso a rischio della propria vita. Vale la pena ricordare che le storie di tanti di quegli umili eroi sono raccolte in un bel libro uscito all’inizio del 2006 per cui ho avuto l’onore di scrivere la prefazione: “I giusti d’Italia”, curato dal direttore del centro ricerche dello Yad Vashem, Israel Gutman. Tutte quelle storie costituiscono motivo di legittimo orgoglio per l’intero popolo italiano. Ricostruire con rigore la vergogna delle Leggi razziali, guardare senza reticenza dentro l’anima italiana non serve soltanto per raccontare il passato nella sua completezza. Serve anche e soprattutto a preservare il nostro popolo dal rischio di tollerare in futuro, tra inerzia e conformismo, altre possibili infamie contro l’umanità. Ha detto il presidente Napolitano, commemorando nel gennaio scorso il Giorno della Memoria che “bisogna ricordare gli atti di barbarie del nostro passato per impedire nuove barbarie, per costruire un futuro che si ispiri a ideali di libertà e di fratellanza fra i popoli”. Ammoniva Primo Levi che un orrore accaduto nel passato può sempre riaccadere nel futuro. Magari non nelle stesse forme e non con gli stessi pretesti ideologici. Dobbiamo avere la consapevolezza che il fanatismo nemico dei diritti dell’uomo, che purtroppo agisce ancora oggi in tante parti del mondo, può dilagare nel torpore delle democrazie. Per questo dobbiamo mantenere sempre desta e vigile la coscienza dei cittadini. Una democrazia vigile e attenta deve saper contrastare con efficacia l’antisemitismo nelle vecchie e nuove forme ideologiche che questo oggi assume. C’è l’antisemitismo esplicito dell’estrema destra e del neonazismo. C’è quello mascherato da antisionismo dell’estremismo no-global e dell’ultrasinistra. E c’è quello, ammantato di pretesti pseudo-religiosi, dell’islamismo radicale. E’ un antisemitismo, quest’ultimo, che tende ad assumere spesso gravi forme terroristiche, come accaduto recentemente a Mumbai, dove i terroristi hanno assaltato anche il Centro ebraico facendo otto vittime. Le Istituzioni devono impedire che, di fronte a questi fenomeni, si producano fenomeni d’assuefazione nell’opinione pubblica. Un campanello d’allarme lo ha lanciato recentemente Angelo Panebianco, quando ha notato, sempre a proposito della tragedia di Mumbai, che presso gli europei tende a manifestarsi indifferenza nei confronti dell’antisemitismo presente in buona parte del mondo islamico, come se fosse inevitabile, quasi naturale. Oggi, come settant’anni fa, un’ideologia che sopprime i diritti dell’uomo e propugna l’annientamento di uno Stato e lo sterminio di un popolo può produrre grandi tragedie e sofferenze nella complicità silenziosa di una società distratta e indifferente. Come ci ha insegnato Hannah Arendt, il mistero della propagazione del male è un mistero banale. In uno dei suoi libri più famosi, che si intitola appunto “La banalità del male”, scritto a proposito del processo ad Adolf Eichmann che si celebrò a Gerusalemme nel 1960, la filosofa così descrisse l’imputato, reo di aver pianificato materialmente la deportazione degli ebrei nei campi di sterminio: “Le azioni erano mostruose, ma chi le fece era pressoché normale, né demoniaco né mostruoso. Solo grigio e incolore”. Sono parole che devono scuotere ancor oggi le nostre coscienze, perché il male si può riprodurre. Per questo è un dovere ricordare l’infamia di 70 anni fa. Ricordare. Cioè ri excorde. Riportare al cuore. Perché accanto al giudizio della storia ci sia il dovere morale di una profonda indignazione.

Squallido "Annozero". Il testo della lettera dell'ambasciatore israeliano al presidente della RAI Petruccioli

Pubblico di seguito il testo completo della lettera dell'ambasciatore d'Israele in Italia Gideon Meir al Presidente della Rai, Claudio Petruccioli sulla squallida puntata di "Anno Zero" di giovedì scorso.

Roma, 16 gennaio 2009
Gent.mo Presidente,
Le scrivo in via eccezionale per esprimere il mio sconcerto e la mia protesta per la trasmissione televisiva "Annozero", andata in onda ieri sera, 15 gennaio, su Rai 2, e apparentemente dedicata alla situazione nella Striscia di Gaza.
Devo premettere che io mi occupo di Mass Media da molti anni ormai, e che prima del mio incarico qui in Italia ho ricoperto per sei anni la carica di direttore generale per l'informazione e i Mass Media presso il ministero degli Esteri a Gerusalemme. Questo mi ha permesso, in tutti questi anni, di prendere parte a centinaia di trasmissioni e di vedere migliaia di programmi di attualità dedicati al conflitto arabo-israeliano. Devo dire che non ho mai visto sui Mass Media internazionali occidentali una trasmissione così poco accurata dal punto di vista professionale.
Non soltanto nella trasmissione di ieri sera non vi è stato alcun tentativo di spiegare agli spettatori che cosa stia accadendo nella Striscia di Gaza, ma anzi, i pochi e isolati tentativi di qualche partecipante in tal senso sono stati messi a tacere dal conduttore senza esitazione, con la motivazione che si trattasse di argomentazioni troppo complesse per quella trasmissione e che ciò che si voleva fare lì era solo "occuparsi di ciò che sta accadendo a Gaza in questo momento".
E che cosa sta accadendo in questo momento? Da spettatore attento ho compreso che secondo la opinione del conduttore ciò che sta succedendo è che Israele sta deliberatamente compiendo un eccidio di civili palestinesi. Ed era palese che secondo il conduttore lo stiamo facendo già da molti anni. Con una scelta selettiva e manipolatrice il conduttore ha mostrato parti del film israeliano contro la guerra "Valzer con Bashir", dalle quali ciò che si lasciava intendere è che anche in Libano l'intenzione era quella di uccidere, sempre senza alcuna apparente ragione, bambini palestinesi.
Il titolo della trasmissione di ieri era "La guerra dei bambini", ma sciaguratamente il conduttore non ha ritenuto opportuno parlare, neanche per un attimo, delle centinaia di bambini israeliani trucidati negli attentati terroristici o dai lanci di missili di Hamas sulle città israeliane. Centinaia di bambini israeliani non meritano, a quanto pare, di essere menzionati.
Inoltre la trasmissione ha assolutamente ignorato la tattica tanto esecrabile quanto dichiarata e deliberata di fare uso, da parte di Hamas, della popolazione civile come scudi umani, tattica che senza ombra di dubbio ha provocato perdite umane enormi tra la popolazione civile palestinese. E sarò lieto di fornirLe testimonianze scritte e visive di tutto ciò.
Sono rimasto esterrefatto dalla scelta, compiuta dal conduttore, di ignorare totalmente anche tutti i bambini palestinesi uccisi dal fuoco di Hamas, per esempio, proprio un giorno prima dell'inizio dell'operazione militare, quando un missile lanciato da Hamas contro Israele è invece caduto su territorio palestinese, uccidendo due bimbe palestinesi a Beit Lahiya. E purtroppo quello non è stato il primo e unico caso di palestinesi uccisi dal fuoco di Hamas. Il conduttore è forse pronto a giurare che parte dei bambini uccisi in quest'ultimo conflitto non siano uccisi dal fuoco di Hamas, come quelle due povere bimbe.
Il tentativo di presentare Israele come uno stato assetato di sangue, che intenzionalmente e deliberatamente uccide bambini palestinesi, a quanto pare per "punire Hamas", senza però fornire la minima spiegazione sulle guerre imposte a Israele negli ultimi 60 anni e sulle migliaia di attacchi terroristici palestinesi e sui lanci di 10.000 missili contro Israele, attacchi che in tutti questi anni sono sì invece stati deliberatamente mirati contro la popolazione civile e che sono costati la vita a migliaia di civili e di bambini, testimonia a mio umile parere non soltanto la mancanza di professionalità inappropriata e inadatta alla televisione pubblica italiana, ma anche la divulgazione di pregiudizi e preconcetti del peggior tipo sullo stato ebraico, mediante la deformazione della realtà e la manipolazione dei fatti, cosa inaccettabile, anche sotto le vesti di critica che sarebbe di per sé legittima alle azioni israeliane in difesa dei suoi cittadini.
L'uso di un doppio standard, la demonizzazione dello Stato d'Israele e la conseguente delegittimazione delle azioni israeliane in difesa dei propri cittadini hanno fatto sì che la trasmissione in questione non rispettasse nessuno standard professionale.
Siamo certi che Lei saprà adottare le necessarie misure per far sì che un simile spettacolo vergognoso non si ripeta più, e che possiate trovare la maniera adeguata per spiegare che si è trattato di una trasmissione che ha esulato da qualsiasi standard di etica giornalista basilare.
Cordialmente,
Gideon Meir
Ambasciatore d'Israele in Italia