mercoledì 11 febbraio 2009

Le iene della democrazia

Le iene della democrazia, dopo aver spolpato della vita il corpo di Eluana ora chiedono con il loro falso pietismo il silenzio. Invece è il momento di parlare, di discutere di dibattere, di ricordare ed alimentare il ricordo di un atto disumano che rappresenta un segno epocale della barbarie a cui ci ha portato un falso progressismo che al dunque mostra la sua vera faccia di nichilismo culturale dietro la maschera di una finta solidarietà verso i più deboli. Questa gente ha ucciso, nel loro piccolo o nel loro grande hanno contribuito a far sì che per Eluana non vi fosse alcuna moratoria per la sua condanna a morte. A questa gente, radical chic che si riempiono quotidianamente la bocca di un "nessuno tocchi Caino" perché tanto Caino non li tocca, tocca gli altri, la gente della strada che non calca palcoscenici mediatici e passerelle borghesi, bisogna gridare forte nelle orecchie quotidianamente, 365 giorni all'anno, "Nessuno tocchi Abele!". Un coro di disprezzo, un "Vergognatevi" che deve risuonare nelle loro coscienze sempre e dovunque. Di seguito riporto due articoli di ieri (li si ritrova nella rassegna stampa, ma qui hanno maggiore visibilità) cominciando con l'editoriale di Avvenire.
NON MORTA, MA UCCISA
ADESSO PERO VOGLIAMO SAPERE TUTTO
di Marco Tarquinio
Eluana è stata uccisa. Davanti alla morte le parole tornano nude. Non consentono menzogne, non tollerano mistificazioni. E se noi - oggi - non le scrivessimo, queste parole nude e vere, se noi - oggi - non chiamassimo le cose con il loro nome, se noi - oggi non gridassimo questa tristissima verità, non avremmo più titolo morale per parlare ai nostri lettori, ai nostri concittadini, ai nostri figli. Non saremmo cronisti, e non saremmo nemmeno uomini.Eluana è stata uccisa. Una settimana esatta dopo essere stata strappata all'affetto e alla «competenza di vita» delle sorelle che per 15 anni, a Lecco, si erano pienamente e teneramente occupate di lei. In un momento imprecisato e oscuro del «protocollo», orribile burocratico eufemismo con il quale si è cercato di sterilizzare invano l'idea di una «competenza di morte» messa in campo, a Udine, per porre fine artificialmente ai suoi giorni.Eluana è stata uccisa. E noi osiamo chiedere perdono a Dio per chi ha voluto e favorito questa tragedia. Per ogni singola persona che ha contribuito a fermare il respiro e il cuore di una giovane donna che per mesi era stata ostinatamente raccontata, anzi sentenziata, come «già morta» e che morta non era. Chiediamo perdono per ognuno di loro, ma anche per noi stessi.Per non aver saputo parlare e scrivere più forte. Per essere riusciti a scalfire solo quando era troppo tardi il muro omertoso della falsa pietà. Per aver trovato solo quando nessuno ha voluto più ascoltarle le voci per Eluana (le altre voci di Eluana) che erano state nascoste. Si, chiediamo perdono per ogni singola persona che ha voluto e favorito questa tragedia. E per noi che non abbiamo saputo gridare ancora di più sui tetti della nostra Italia la scandalosa verità sul misfatto che si stava compiendo: senza umanità, senza legge e senza giustizia.Eluana è stata uccisa. E noi vogliamo chiedere perdono ai nostri figli e alle nostre figlie. Ci perdonino, se possono, per questo Paese che oggi ci sembra pieno di frasi vuote e di un unico gesto terribile, che li scuote e nessuno saprà mai dire quanto. Con che occhi ci guarderanno? Misurando come le loro parole, le esclamazioni? Rinunceranno, forse per paura e per sospetto, a ragionare della vita e della morte con chi gli è padre e madre e maestro e amico e gli potrebbe diventare testimone d'accusa e pubblico ministero e giudice e boia? Chi insegnerà, chi dimostrerà, loro che certe parole, che le benedette, apodittiche certezze dei vent'anni non sono necessariamente e sempre pietre che gli saranno fardello, che forse un giorno potrebbero silenziosamente lapidarli. Ci perdonino, se possono. Perché Eluana è stata uccisa.Sì, Eluana è stata uccisa. E noi, oggi, abbiamo solo una povera tenace speranza, già assediata - se appena guardiamo nel recinto delle aule parlamentari - dalle solite cautelose sottigliezze, dalle solite sferraglianti polemiche.Eppure questa povera tenace speranza noi la rivendichiamo: che non ci sia più un altro caso così. Che Eluana non sia morta invano, e che non muoia mai più. Ci sia una legge, che la politica ci dia subito una legge.E che nessuno, almeno nel nostro Paese, sia più ucciso così: di fame e di sete.Ma che si faccia, ora, davvero giustizia.Che s'indaghi fino in fondo, adesso che il «protocollo» è compiuto e il mistero di questa fine mortalmente c'inquieta.Non ci si risparmi nessuna domanda, signori giudici. Ci sia trasparenza finalmente, dopo l'opacità che ci è stata imposta fino a colmare la misura della sopportazione. E si risponda presto, si risponda subito, si risponda totalmente. Come è stata uccisa Eluana?
Il secondo articolo è quello di Michele Brambilla su "Il Giornale":
L`HANNO UCCISA
di Michele Brambilla
Eluana Englaro è morta ieri sera poco dopo le otto. La morte ha un potere tremendo, che è anche quello di far apparire di colpo futili, ignobili, vane («vanità della vanità» dice la Bibbia) tante nostre passioni, litigi, divisioni. Ma ha anche il potere di essere terribilmente reale, vera, tangibile pur se si tratta di un vuoto: così che all`improvviso tutti i discorsi fatti prima appaiono per quello che erano: teoria, astrazione, a volte inganno. Per settimane abbiamo parlato tutti di un qualcosa di cui abbiamo preso coscienza soltanto quando è davvero accaduto.Eluana Englaro è morta, e se non fosse una tragedia farebbe sorridere l`ipocrisia di una cronaca d`agenzia letta ieri sera subito dopo il fatto: «Eluana Englaro ha cessato definitivamente di vivere», come se si potesse cessare di vivere anche non definitivamente.Arzigogoli verbali per sostenere, ancora una volta, una tesi, e cioè quella secondo cui Eluana era già morta, almeno un po`, diciassette anni fa, e adesso è morta del tutto.Ma come dicevamo la morte ha il potere di farci sbattere il muso contro la realtà. Solo ieri sera abbiamo fatto i conti davvero con la fine di Eluana. Quanti discorsi si sono rivelati grotteschi.Quello ad esempio del «vegetale»: ieri sera è morta una persona, non una pianta. Una persona privata di quasi tutto: ma una persona il cui valore e la cui dignità non erano inferiori di un nulla rispetto al più forte e il più sano degli esseri umani.Il Vaticano ha invocato il perdono di Dio per coloro che hanno deciso di accelerare il corso della natura. Noi più modestamente speriamo che un Dio esista, e che Eluana ora sia fra le sue braccia, godendo finalmente di una felicità che qui sulla terra un destino malvagio le ha negato.Se così fosse, non c`è dubbio che Eluana sta meglio adesso.Eppure noi ci siamo battuti contro questo epilogo, che riteniamo un grave errore. Non abbiamo certezze sulla vita e sulla morte, Ma proprio per questo abbiamo pensato che nessuno le possa avere: e nell`incertezza, nel dubbio, noi crediamo che non spetti all`uomo porre fine alla vita di un altro uomo.Non raccontiamoci bugie sul rispetto della volontà di Eluana: chiunque capisce che è impossibile ricostruire una volontà su testimonianze tanto farraginose, su mezze frasi (forse) pronunciate in un`età in cui tutto urla per la vita, e nulla induce a riflettere sulla morte. Che la morte procurata alla «Quiete (un nome che d`ora in poi sarà imbarazzante esibire) sia stata voluta da Eluana, è una pietosa bugia per coprire la scelta di un uomo disperato che non ce la faceva più, e che aveva certamente mille motivi per non farcela più.Abbiamo anche pensato, e continuiamo a pensarlo, che troppi lati oscuri rendono inaccettabile una morte così. Le modalità, intanto: per fame e per sete, un`agonia atroce come quella di Terri Schiavo. L`illegalità, perché bisogna avere gli occhi, anzi la ragione bendata per non riconoscere che i giudici della Corte d`appello di Milano hanno autorizzato qualcosa che non è previsto dalla legge, travalicando il loro potere costituzionale.La sorprendente iniziativa del presidente Napolitano, che oggi molti considerano vittima di un attacco istituzionale da parte del governo, e che invece si è reso lui protagonista di un atto senza precedenti, e cioè l`invio di una lettera di bocciatura preventiva a un decreto non ancora emesso. La strumentalizzazione politica da parte di molti, e per favore non diciamo che tra gli strumentalizzatori ci sono anche coloro che hanno preso decisioni disapprovate dalla stragrande maggioranza degli italiani.Può darsi che noi avessimo torto, e che gli altri avessero ragione.Però, siccome come dicevo la morte ha il tremendo potere di metterci di fronte alla realtà, ci chiediamo: se aveva ragione chi la pensava diversamente da noi, perché adesso non esulta? Se davvero impedire la morte era «una violenza inaudita», come abbiamo letto, perché ora nessuno gode della fine di questa violenza? E coloro che parlavano della «battaglia di Beppino Englaro» hanno ora il coraggio di dire e di scrivere «Beppino Englaro ha vinto la sua battaglia»? Dov`è la vittoria, nella morte? «Lasciatemi solo», ha detto ieri sera il povero papà di Eluana. Resterà solo, resterà. Certo non troverà consolazione tra coloro che l`hanno utilizzato per sfondare una porta, per creare un precedente, per far sì che l`uomo sia sempre più padrone della vita propria (illusione: nessuno è padrone della propria vita) e di quella degli altri. Vedremo, fra qualche anno, se non sarà così.Se dai diciassette anni di coma non si passerà ai diciassette mesi o diciassette giorni; se non si dirà che in fondo anche l`Alzheimer è uno stato di totale incoscienza, e così via. È un film che abbiamo già visto con l`aborto. Si è partiti dai casi limite - le gravidanze per stupro, le gravissime malformazioni - e si è arrivati a totalizzare più di cinque milioni di aborti legali, solo in Italia, in trent`anni.Se davvero la battaglia dì Beppino Englaro era per il suo bene, dov`è ora il suo sollievo? Dove la sua pacificazione? Non pretendiamo di entrare in quel che sta provando ora. Ma che sia sereno e sollevato, non ci crediamo neppure un po`. Fra i poteri tremendi della morte c`è anche quello di svelare, di colpo, un inganno. Lasciamolo solo come lui ci chiede, quest`uomo così sfortunato. Ne ha il diritto. Ma certamente un giorno, forse molto presto, la solitudine non gli basterà più, sarà lui a cercare qualcuno che lo possa capire, accogliere, amare. E guardate, magari ci sbaglieremo, ma secondo noi questa compagnia non la troverà fra coloro che lo hanno tanto spalleggiato in questi anni, assecondandolo e a volte usandolo. Più facile, molto più facile, che la troverà tra quelle suore misericordine che Eluana l`hanno accudita e amata per diciassette anni, senza chiedersi che cosa dice la Costituzione, senza chiedersi dove comincia e dove finisce una persona.

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