sabato 8 novembre 2008

Il senso dell’ironia di Berlusconi

“Il Giornale” pubblica oggi un pezzo di Gianni Baget Bozzo intitolato “L’ironia del Cav parla alla gente”. Spiega il perché dell’uso frequente dell’ironia da parte del Cavaliere. Lettura consigliabile soprattutto a sinistra, ma anche in qualche angolo di destra.

Il fascino di Berlusconi consiste nel saper essere politicamente scorretto soprattutto quando è uomo delle istituzioni. Egli conosce la differenza tra il popolo e il palazzo. Sa che solo accentuando la complicità del presidente del Consiglio con il popolo può governare il palazzo. E così le battute fuori programma costituiscono parte sostanziale del suo messaggio politico. Così anche quella che ha fatto il giro del mondo, la sua definizione di Obama come bello, giovane e abbronzato è destinata al pubblico fuori del palazzo. Ma anche a Obama.
Non si può trattare il presidente degli Stati Uniti come una nuova edizione della «negritudine». Dire che il presidente degli Stati Uniti è grande perché nero significa eccitare gli stimoli etnici, neri e bianchi, che sono in ogni parte del mondo e non possiamo semplicemente definire razzisti. Altrimenti,dovremmo dire che sono razzisti proprio gli esaltatori della «negritudine» e fanno di essa un valore politico.
Aiutare Obama significa far dimenticare che lui è nero e che è soltanto quello che fa e che farà. Non si capisce perché il razzismo debba essere bianco e non possa essere nero e che avere l’orgoglio della propria storia etnica, della propria carne e del proprio sangue sia una vergogna per i bianchi e per coloro che non sono di sinistra. La carne e il sangue non sono solo carne e sangue, sono anche identità culturali: il maggiore esempio di questa connessione tra corpo e spirito è proprio Israele.
E Israele stessa è andata oltre, chiamando razzismo tutte le critiche all’ebraismo e allo Stato di Israele, tanto che oggi ha contro tutto il mondo islamico e una parte consistente del mondo occidentale. Però Israele ha dato l’esempio dell’orgoglio etnico e del suo valore spirituale, un esempio che le nazioni occidentali dovrebbero far valere anche per se stesse.
Non c’è dubbio che un nero presidente d’America aumenterà la gioia del linguaggio politicamente corretto, ma produrrà anche una massa reale di politicamente scorretto più densa di quella tenue e vaporosa dei linguaggio ufficiale dei media.
Berlusconi da buon europeo ha guardato alla realtà del popolo e non alla lingua di legno del politicamente corretto. E ha capito che, per demitizzare il pericolo dell’inquilino della Casa Bianca visto come l’uomo dalla faccia nera, occorre scherzare su di esso. Il politicamente scorretto di Berlusconi è democratico perché usa la più sottile forma dell’intelligenza, l’ironia, genere letterario di cui fu il maestro il marchese di Voltaire. Di cui non è discepolo il direttore di una rivista come Micromega, che pur usurpa il nome del maestro. E infatti non è democratico, perché disprezza il popolo.
Le battute politicamente scorrette di Berlusconi hanno più senso e più verità delle parole ufficiali che dice l’uomo di governo. Queste parlano alla stampa, le scorrette parlano alla gente. Ed è questa parola, «gente», la più adatta a indicare il riferimento delle parole trasgressive di Berlusconi. Indicano gli uomini e le donne nella dimensione prepolitica, nel loro privato, nel loro essere comune. E hanno sempre effetto, creano la complicità contro le istituzioni degli uomini e delle donne che non sono istituzione. Capisco come ciò dispiaccia ai suoi alleati per forza, prigionieri del nesso che avvince popolo e leader e fa dei partiti di destra un soggetto di secondo grado rispetto agli elettori. Bossi usa l’invettiva, non l’ironia, unisce un popolo di militanti anche se tocca la gente comune. Fini è la forma del linguaggio, non dice mai nulla che sia politicamente scorretto, nei sondaggi è sempre il primo ma penso che i suoi sostenitori sondati siano in buona parte di sinistra. Già Alemanno è un’altra cosa, anche se non si sa bene che cosa sia.
Capisco che essere guidati da un uomo solo non è una condizione invidiabile e credo che ciò ci conduca di fatto a una democrazia limitata, ma senza Berlusconi la politica in Italia produrrebbe la guerra civile. Non è un bel destino e una bella realtà per il Paese.

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