domenica 3 ottobre 2010

La trave

Immediatamente dopo la Bindi, di cui ho riportato l'intervento, chiosandolo, nel post precedente, è stato il turno dell'on. Giuliano Cazzola del Pdl, pubblicista, dirigente generale dello Stato e professore a contratto di diritto della previdenza sociale presso la facoltà di giurisprudenza dell'università degli studi di Bologna. Il discorso di Cazzola fa da contraltare a quello della presidentessa dei democrat, che assume proprio a metà intervento, vicepresidente, la presidenza dell'assemblea. «Signor Presidente, ascoltando le comunicazioni del Presidente del Consiglio mi è tornata alla memoria una frase di un autore molto in voga quando ero giovane, ora caduto in disgrazia insieme al mondo politico e culturale cui apparteneva. Mi riferisco a Bertolt Brecht il quale scrisse, in una delle sue opere: abbiamo scalato le grandi montagne, ora dobbiamo percorrere le grandi pianure. Anche il Governo, signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, può legittimamente guardarsi indietro le spalle e valutare, con un misto di soddisfazione e di sollievo per gli scampati pericoli, il percorso compiuto nello scalare le grandi montagne della crisi. Certo, si può sempre fare meglio e di più; certo i problemi che abbiamo davanti sono seri e complessi e lei, signor Presidente del Consiglio, ha fatto bene a non sottovalutarli». Comincia così il deputato del Pdl che spiega subito con pacatezza cosa è stato fatto, e che val la pena di riportare perché di solito, i fatti, sono quelle cose che si perdono tra le righe a stampa dei giornali.
Dice Cazzola: «Tanto è stato fatto: nel 2010 il PIL è tornato a crescere, la forza trainante è costituita dalle esportazioni che crescono del 7,4 per cento, a fronte di un crollo cumulato del 22,3 per cento nel biennio 2008-2009; gli investimenti sono cresciuti del 2,7 per cento, a fronte di una diminuzione cumulata nel biennio precedente del 15,6 per cento; l'inflazione resta bassa e l'Italia rimane la quinta potenza industriale del mondo (la seconda in Europa), mentre Paesi più blasonati del nostro sono scesi nella classifica. Siamo esportatori netti di tecnologia; il nostro primo partner è la Francia, il secondo la Germania e il terzo il Belgio, poi vengono gli Stati Uniti d'America ed altri Paesi sviluppati, a prova della qualità dei nostri contenuti tecnologici». Così, giusto per rincuorare un po' tutti dopo l'apocalisse bindiana che lo aveva preceduto. Anche sull'immigrazione: «A proposto di immigrazione, onorevole Bindi, questo Paese probabilmente ha respinto immigrati clandestini attraverso le scelte che sono state compiute, però, nel corso del 2010, ha dato lavoro, secondo le statistiche ufficiali, a 181 mila nuovi lavoratori stranieri che hanno trovato qui da occuparsi regolarmente e da lavorare onestamente».
E quanto alla crisi sociale ecco la risposta: «Ho molto apprezzato, poi, che, nelle sue comunicazioni, il Presidente del Consiglio abbia voluto dare a Cesare solo quello che è di Cesare: riconoscere i meriti del Governo, senza dimenticare il contributo che è venuto dalla società, dalle istituzioni economiche e sociali. I Governi non sono onnipotenti, la politica può fare tanto, ma non può fare tutto. In Italia, ha tenuto la coesione sociale e - lo dico sempre all'onorevole Bindi - basta leggere il piano triennale del Ministro Sacconi, presentato a metà di luglio, per individuare quali sono le modalità, quali sono gli strumenti, per rifinanziare gli ammortizzatori sociali negli anni che verranno. Ma non c'è solo questo, per quanto riguarda la coesione sociale: nel primo anno di applicazione dell'Accordo quadro del 22 gennaio 2009, fortemente sollecitato e voluto dal Governo, sono stati rinnovati 29 contratti nazionali in modo unitario, con la sola eccezione dei metalmeccanici, tutti prima della scadenza e praticamente con una conflittualità molto bassa se non addirittura senza scioperi. È stato, quindi, difeso il salario reale di alcuni milioni di lavoratori senza la violazione dei diritti, senza le rinunce che sono state presenti e imposte in altri Paesi». Non solo, ma: «Questa coesione sociale si è riscontrata anche nelle misure con cui sono stati predisposti nuovi ammortizzatori sociali resi flessibili e fungibili per via amministrativa. A questo proposito, mi sia consentito di citare solo due dati: nel 2009, su 918 milioni di ore autorizzate di cassa integrazione - utilizzate, però, in misura del 50-60 per cento - 400 milioni di ore sono state riconosciute ad imprese e a lavoratori che non ne avevano mai beneficiato perché esclusi dalla normativa vigente, che prevede una copertura solo per meno della metà della forza lavoro del nostro Paese. Non abbiamo solo fatto fronte all'emergenza, come tutti riconoscono ormai al Governo; nei due anni che abbiamo alle spalle sono state realizzate importanti riforme, camminando sempre sul filo del rasoio della messa in sicurezza dei conti pubblici».
Naturalmente Cazzola non nasconde le difficoltà: «Certo, tutti i Paesi hanno visto aumentare il debito pubblico, in una situazione di grande difficoltà come quella che abbiamo attraversato nei due anni che abbiamo alle spalle, come pure tutti i Paesi hanno visto crescere i deficit e il nostro è cresciuto sicuramente, ma meno di altri Paesi. Cito la riforma del pubblico impiego, gli interventi sulle pensioni, con misure che vengono apprezzate in sede europea, e gli interventi in tema di pensioni - si veda che cosa è successo in Grecia e cosa sta succedendo in Francia - i quali sono sempre delicati. Da noi queste riforme sono avvenute senza un minuto di sciopero, a prova del fatto che i lavoratori e i cittadini sono spesso più maturi e consapevoli di coloro che pretendono di rappresentarli».
E chiude con un quadro ben diverso rispetto a quello delineato da chi l'aveva preceduto al microfono: «Altre riforme sono in dirittura d'arrivo in materia di lavoro: arriverà alla Camera fra pochi giorni il collegato lavoro, puntualmente rivisitato sulla base delle indicazioni contenute nel messaggio alle Camere del Presidente della Repubblica. Quel provvedimento non contiene solo due norme di delega importanti in materia di lavori usuranti ed ammortizzatori sociali, ma consentirà di avere anche in Italia un sistema di composizione stragiudiziale delle controversie di lavoro, la cui sottoscrizione, pienamente rispettosa della volontà dei lavoratori, è iscritta in un contesto di negoziato fra le parti sociali. Già, le parti sociali: tutte le iniziative fin qui citate hanno corrisposto ad un rapporto di collaborazione con la quasi totalità delle forze sociali. Vi sono state solo delle autoesclusioni, mai delle discriminazioni. A Genova, al convegno della Confindustria, è successo un fatto nuovo: un'apertura importante alla CGIL per definire un patto sociale che coinvolga tutte le organizzazioni sindacali. Noi non solo apprezziamo questa scelta, ma ci auguriamo che abbia successo. Anzi, vorrei suggerire al Presidente Berlusconi di mettere a disposizione il terzo piano di palazzo Chigi affinché questi incontri abbiano luogo e abbiano successo. Questa e tante altre cose si potrebbero dire, queste sono le valutazioni che inducono il Popolo della Libertà ad incoraggiare il Governo ad andare avanti fino alla fine della legislatura, nel rispetto del mandato ricevuto dagli elettori».
E quanto ai transfughi, «Vedremo nel voto quanti sono i deputati che si aggiungono alla maggioranza», non manca di osservare un dato di fatto, storico, che il centrosinistra evidentemente ha rimosso: «Voglio solo ricordare una cosa, visto che l'onorevole Bindi ha voluto citare con biasimo questo dato di fatto: quando il partito di Rifondazione Comunista tolse la fiducia al primo Governo Prodi - un grande Governo, che aveva fatto bene nell'interesse del Paese e che aveva fatto riforme importanti, che credo sia leale riconoscere - vi fu un passaggio di parlamentari dalla loro opposizione alla maggioranza che compensò quel vuoto che era venuto a determinarsi a sinistra di quella coalizione; quindi, Massimo D'Alema poté ottenere la fiducia ed andare avanti con il suo Governo. Dunque, nessuno guardi alla pagliuzza che è negli occhi altrui, dimenticando la trave che è nei suoi».

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