Rassicurare, sembra essere questa la parola d'ordine distribuita alla stampa dal Partito democratico lodigiano. Non sono le questioni nazionali a tener banco, seppure quel quasi sprezzante «Uno sbadiglio ci seppellirà» del giovane sindaco democrat di Firenze, Matteo Renzi, all'annuncio di Bersani del Nuovo Ulivo, l'Ulivo ogm senza i geni della sinistra radicale, di Rifondazione, dovrebbe inquietare un po', perché Renzi va dicendo che i dirigenti, D'Alema, Bindi, Veltroni, per dirne qualcuno, hanno fallito e, dunque, che se ne vadano a casa. Come il fatto che il cinema democratico abbia cominciato a diffondere il trailer d'un nuovo, per dire, film: Veltroni 2 la vendetta. Un Veltroni «preoccupato della situazione, di quello che viene fuori dai sondaggi», parole sue. Che si preoccupa di poter dire le sue opinioni all'interno del Pd: «Spero che sia possibile dirle perché nei giorni passati ho visto cose che corrono il rischio di mettere in discussione la forza del partito: comunicati, dichiarazioni, interviste». O Beppe Fioroni che non fa che ripetere: «Siamo entrati nel Pd perché credevamo in un partito innovatore. Io non ho cambiato idea, se altri l'hanno fatto, non ci faremo sfrattare». No. niente di tutto questo. A tenere banco sono i contrasti interni al Pd lodigiano scoppiati nei primi giorni di luglio per la vicenda di una nomina in un ente pubblico, la Sal, che gestisce l'acqua lodigiana.
Così Il Cittadino del 6 settembre ci informa già nell'incipit di un articolo siglato A.B. che «le polemiche interne sono ormai superate mentre ci si avvia a una riorganizzazione funzionale del gruppo consiliare in Provincia», per poi dirci alla fine che sull'unico, per una serie di motivi che saranno detti più in là, papabile a fare da capogruppo, il consigliere Luca Canova, «peserebbe il ruolo assunto nelle polemiche interne al Pd a proposito della nomina di Antonio Redondi alla guida della Sal». Ma nonostante questo il giornalista si affretta ad aggiungere: «E a proposito di quelle polemiche, è il segretario Mauro Soldati a mettere la parola fine su ogni ulteriore rilancio». Se lo dice lui possiamo crederci, o no? Perché sembrerebbe otto giorni dopo che dopo tutto il fuoco covi sotto la cenere se si titola l'articolo di Matteo Brunello «Il Partito democratico cerca l'unità». E che non stia cercando una copia del giornale diretto dalla Concita De Gregorio, ce lo dice, anche in questo caso, l'incipit dell'articolo: «Il Partito democratico prova a superare le divisioni interne». Ma naturalmente si minimizza, come nel titolo: «Dopo le polemiche arriva la chiarezza». Eppure nell'articolo si legge questa dichiarazione di Gianfranco Concordati, esponente di spicco, attualmente consigliere provinciale: «Abbiamo avuto una discussione franca e serena. Avevamo posto alcune questioni e sono state discusse. Le nostre posizioni critiche rimangono tutte, ma l'obiettivo è quello di fare un passo avanti dopo le discussioni degli ultimi mesi». Buona volontà, da entrambe le parti forse, niente di più. Tant'è che «la frangia interna, che aveva contestato la guida del Pd lodigiano, ha presentato anche un documento per definire un "codice etico" nella selezione della classe dirigente per le aziende pubbliche», scrive Brunello. «Un ordine del giorno proposto da circa una decina di firmatari (su 60 circa) e che verrà rimandato alla direzione per un'ulteriore valutazione nel merito».
Non è il caso qui di ripercorrere tutta la vicenda, anche perché ciò che interessa è la notizia data l'altra settimana, cioè che «senza dirlo apertamente, il Pd prepara l'addio dal consiglio provinciale dell'ex presidente Osvaldo Felissari e dell'ex vice Fabrizio Santantonio». L'addio del secondo è quasi del tutto scontato dopo la sua elezione a consigliere regionale. Al suo posto subentrerebbe il democrat Franco Pinchiroli.
Due sono invece i motivi che frenano l'uscita dell'ex presidente della Provincia, sconfitto alle scorse elezioni, Felissari. Le voci di un suo abbandono circolano da tempo, e se non intende continuare a svolgere il ruolo di capogruppo di minoranza, questo sarebbe il tempo più opportuno per sciogliere la riserva, si ipotizza sui giornali. Come si diceva, un primo freno alla sua uscita di scena in Provincia sarebbe il fatto che subentrerebbe al suo posto l'ex assessore Antonio Bagnaschi, ben visto per la «positiva collaborazione» nella ex giunta provinciale, ma con il piccolo «difetto» di essere di Rifondazione Comunista; e, dunque, il Pd dovrebbe cedere un posto in consiglio ad un partito alleato localmente, che però che intende tenere fuori dal Nuovo Ulivo di Bersani.
L'altro motivo di freno è il fatto che ci sarebbero dei problemi per la sua successione a capogruppo in quanto, se il ruolo è improponibile per Mauro Soldati che è non solo segretario lodigiano del Pd ma anche vicepresidente dello stesso consiglio, Gianfranco Concordati avrebbe secondo le fonti giornalistiche manifestato delle riserve e su Luca Canova, come in precedenza si è anticipato peserebbe il ruolo avuto nelle polemiche interne al Pd. Non viene nominata la consigliera Margherita Fusar Poli, forse per la sua giovane età e la ridotta esperienza politica. Potrebbe invece forse essere quest'ultima un'idea quanto a rinnovamento del partito e al tanto megafonato superamento delle differenze di genere.
Ampliando poi l'orizzonte dei rapporti politici, sarà interessante vedere quale finiranno per essere le relazioni tra Pd lodigiani e Rifondazione dopo che il segretario nazionale ha escluso tali possibili alleanze, perché vanno bene a far da stampella, come in ambito nazionale - ha detto a Torino Bersani - per «un'alleanza democratica su due paletti, nuova legge elettorale e difesa della Costituzione», ma «poi è ovvio che si presenteranno con le loro liste». Già, più democratici di così...
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