«Nel 2001 sono stato eletto con la Margherita-Ulivo e non mi sono mosso; nel 2006 con la Margherita-Unione e non mi sono mosso; nel 2008 con il Pd e nemmeno da lì mi sono mosso. Semmai mi hanno cacciato, espulso. Altro che poltronista o corrotto. Io sono coerente e non ho mai avuto, mai ripeto, un avviso di garanzia». A parlare è Riccardo Villari intervistato da Fabrizio d'Esposito per il Riformista. Il senatore napoletano, oggi nel gruppo misto, ha incontrato nel bel mezzo dell'estate a Palazzo Grazioli Silvio Berlusconi e per questo viene considerato un potenziale esponente del gruppo di parlamentari «responsabili nazionali» pro Berlusconi.
Come si ricorderà, Villari tenne banco sulle cronache con la sua elezione alla presidenza della commissione di Vigilanza Rai con i voti del centrodestra in quanto il Pd di Walter Veltroni allora tentennava sul nome del presidente e non sapeva che pesci pigliare. Villari pressato dal suo stesso partito e da una vera e propria faida trasversale pilotata dai democrat, abbandonò all'inizio del 2009, dopo che la gran parte dei commissari «molto democraticamente» si dimisero per farlo decadere, lasciando la poltrona al fido grande vecchio della Rai Sergio Zavoli. Così Riccardo Villari racconta cosa gli successe dopo: «Quando fui cacciato dal Pd da un segretario capriccioso e incapace, sono stato vittima di una vergognosa epurazione staliniana. Il segretario era Veltroni e pretese anche di cancellare il mio nome dai costituenti del partito. Una vera damnatio memoriae». Poi, «ho continuato a fare politica. Io sono un parlamentare di territorio, non di salotto. Dopo la condanna a morte emessa da Veltroni ho avuto sostegno e il conforto di molti che mi hanno detto: "Riccardo tu ci devi essere". Sono andato avanti e nel frattempo il Pd ha avuto altri due segretari, Franceschini e Bersani. Nessuno di loro ha chiamato. Ci sono rimasto male, io sono una persona perbene».
E sulla sua storia personale di persona perbene ritorna più avanti ancora nell'intervista: «C'è una cosa che mi ha fatto davvero male nella vicenda. Fu quando Di Pietro mi chiamò «corrotto» senza nemmeno conoscermi e non uno dei miei amici moderati del Pd si alzò per difendermi. E da allora nessuno più mi ha chiamato. Eppure di amici moderati nel Pd ne avevo tanti». Come «Dario Franceschini ed Enrico Letta. Dario è anche venuto a Napoli parecchie volte, alle mie feste di compleanno. Ma lo dico senza recriminazioni. Adesso guardo avanti e sia chiaro che gioco all'attacco. Non mi devo difendere da nulla. E poi, diciamola tutta, il Pd se la passa davvero male». E spiega: «Ha una deriva giustizialista e ha dimenticato completamente il valore del garantismo. E oggi i volti del Pd che appaiono sono quelli che appartengono a quell'altra storia, quella comunista».
Come detto, a fine luglio Riccardo Villari ha incontrato Silvio Berlusconi. Dell'incontro dice: «Non lo conoscevo. L'ho incontrato per la prima volta in vita mia. Io sono un soggetto politico, epurato dal suo partito. In quanto tale ho un'agibilità che rivendico. Ma non faccio trattative. Non le ho mai fatte. E senza una trattativa mercantile sfido chiunque a dire che sto sbagliando. Quando nel 2000 venni eletto consigliere regionale in Campania con 15 mila voti, Bassolino mi offrì un posto da assessore. Rifiutai». Oltretutto, va detto, Villari è senatore e al Senato, come ricorda il giornalista i numeri non sono un problema per Berlusconi. Nascerà anche lì un gruppo di «responsabilità nazionale» anti-Fli? «Non lo so. Io so solo che Berlusconi è stato molto disponibile e che posso contare sulla sua disponibilità. Ma alla luce del sole. Eppoi ho già votato a favore della maggioranza. Oggi c'è ancora un sistema bipolare e io dialogo con chi mi cerca. Dico grazie a Berlusconi ma anche a Casini e Rutelli. Chi vivrà vedrà». E quanto alla sua collocazione, nel centrodestra?, risponde: «No, non sono organico. Sono un parlamentare senza vincolo di mandato». Quanto al governo, Villari dice: «Mi auguro che questo governo governi», un altro governo «non sarebbe una buona cosa. Berlusconi è stato eletto. Ma lo direi anche se fossi dall'altra parte». Su Fini, che firmò la sua revoca: «La cosa mi diverte e mi amareggia, allo stesso tempo. C'è stato qualcuno che ha fatto paragoni con il mio caso. In effetti la mia cacciata è stata un vulnus costituzionale causato da motivi politici non giuridici. Non era mai successo prima. In quel momento è stato azionato un meccanismo mortale che può colpire chiunque. Adesso è il turno di Fini».
Villari ritorna in gioco, un napoletano verace, moderato di sinistra, per cui «Napoli rappresenta il più grande fallimento del centrosinistra nazionale».
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