Maurizio Belpietro ha intervistato un Cavaliere sollevato per l'evolversi positivo della situazione politica nazionale, «Non penso si debba andare a votare. La situazione è sotto controllo, siamo sereni, ci sono le condizioni in Parlamento perché si vada avanti fino al 2013. Gli italiani vogliono che il governo continui a lavorare per riformare l'Italia». L'intervista è stata pubblicata su Libero martedì 14. Governo fino al 2013, dice Berlusconi, per fare le riforme previste nei cinque punti: fisco, federalismo fiscale per combattere l'evasione fiscale, giustizia, Mezzogiorno, sicurezza dei cittadini ed immigrazione.
L'ottimismo poggia su due certezze, l'amicizia con Bossi innanzitutto, di cui dice: «Quella con Bossi è un'amicizia vera, un rapporto maturato nel tempo, c'è fiducia reciproca. Da questo rapporto è nata un'alleanza politica solida e duratura». La seconda certezza è che «la maggioranza resta quella che gli italiani hanno votato, i cosiddetti finiani hanno dichiarato a più riprese che saranno leali con gli italiani e rispetteranno il voto e il programma. Sono assolutamente sicuro di questo».
Berlusconi chiederà la fiducia del Parlamento a fine settembre per rilanciare le riforme le cui priorità sono i cinque punti citati. Non vi sarà il processo breve: «Non rientra tra i cinque punti. È una legge però importante. In Italia ci sono nove milioni di processi pendenti, di cui cinque sono cause civili, e la Corte di giustizia europea ci ha più volte condannato a pagare i danni di questi ritardi». Non ci sarà la legge elettorale: «No, perché questa legge elettorale ha tolto il Paese dall'ingovernabilità, quel periodo in cui i governi duravano pochi mesi e fa sì che un governo duri cinque anni, secondo il mandato degli elettori e secondo le regole di un Paese democratico e moderno».
L'intervista di Belpietro, oltre ad essere un ottimo argomento di immagine per il suo giornale, punta a due obiettivi. Innanzitutto a mettere in luce l'azione positiva del governo. Già da subito, come antipasto, vengono riportate le parole del premier: «Molte riforme sono già state fatte: scuola, università, burocrazia, grandi opere, energia nucleare». Poi la situazione economica ed il modo di affrontarla: «Anzitutto Ue, Ocse, Fmi hanno osservato che il nostro governo ha gestito con efficacia la crisi più grave degli ultimi ottant'anni. Abbiamo tenuto sotto controllo i conti pubblici e se consideriamo il debito aggregato, l'Italia è addirittura tra i paesi Ue più forti, accanto alla Germania e davanti a Francia, Gran Bretagna e Svezia. Di questo dobbiamo ringraziare le imprese e gli italiani che risparmiano e che pagano regolarmente il mutuo e hanno i conti in banca in attivo. A questa solidità di fondo del Paese il nostro governo del fare ha saputo affiancare una politica di rigore nella spesa pubblica e poi nello sviluppo dell'economia, dando un sostegno adeguato alle banche, alle imprese e alle famiglie. Ora è iniziata la ripresa, sono ottimista per natura, non credo a una ricaduta. Anche perché abbiamo gestito una crisi grave facendo sì che l'Italia svolgesse un ruolo di leadership internazionale in alcune fasi», spiega Berlusconi.
Il secondo obiettivo è quello di mettere in luce la figura del premier, mostrando di lui un volto diverso da quello che viene dipinto sui giornali italiani. Così Belpietro chiede al Cavaliere quali siano i rapporti con gli altri leader internazionali, con quali abbia un rapporto forte come quello descritto recentemente da Tony Blair nella sua biografia. Berlusconi risponde così: «Con tutti. sono aperto all'amicizia. Blair ha scritto su di me ciò che pensano tutti i leader mondiali che mi hanno conosciuto e che hanno lavorato con me. Parafrasando uno spot sportivo, direi che ci sono due Berlusconi, diversi tra loro. Uno cattivo e impresentabile che si trova sui giornali italiani che sono in gran parte di sinistra. Un altro è il tycoon prestato alla politica che sa farsi apprezzare in tutti i vertici mondiali, per la sua esperienza politica, per la qualità delle sue proposte concrete».
Berlusconi, infine, «approfitta» dello spazio su Libero per portare altra acqua al suo mulino riguardo a due questioni che tra le molte altre animano il dibattito politico di questi tempi. Innanzitutto i motivi per cui ha «pregato» i suoi parlamentari a non includere il processo breve tra i cinque punti: «Al Senato abbiamo già approvato un nuovo testo sul processo breve che limita a sei anni e mezzo la durata dei processi per i reati meno gravi. Non mi sembrano pochi. Ma quando ci sono di mezzo io, che sono la persona più inquisita al mondo, la sinistra parla di legge ad personam perché questa legge potrebbe incidere anche sui procedimenti che mi riguardano». La seconda questione riguarda la mancata sostituzione del ministro dello sviluppo economico. Afferma Berlusconi: «Non c'è stato nessun vuoto in questo periodo sotto il mio interim, ma anzi un "pieno" di oltre trecento decisioni. Come la legge Berlusconi che rivoluziona il rapporto tra cittadini e pubblica amministrazione. Ora il cittadino può fare tutto ciò che non è espressamente vietato dalla legge. Ad esempio, chi prima voleva aprire un albergo aveva bisogno di una quindicina di autorizzazioni preventive. Ora apre l'albergo e il controllo dell'autorità avverrà solo a posteriori. È una vera rivoluzione liberale».
L'impressione è che basti il Cavaliere da solo - chi Bersani attacca dicendo di lui il «miliardario al quale l'ottimismo non costa nulla» - per svuotare di significato le grida di guerra lanciate dal palco di Torino. Ricordando la frase di Renzi, il sindaco Pd di Firenze, all'annuncio del Nuovo Ulivo, «Uno sbadiglio ci seppellirà», si può chiosare: uno sbadiglio ed un sorriso.
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