sabato 11 settembre 2010

In sordina

Il monito del ministro della Semplificazione normativa Roberto Calderoli, come riporta sabato la Padania è fermo e netto: «Attenzione, se qualcuno dovesse pensare a Governi, diversi da quelli votati, in Parlamento allora stia attento, perché in questo caso il Nord se ne va». Nessun gioco di palazzo, dunque, nessun ribaltone, nessun oltraggio alla volontà popolare che si è espressa democraticamente con il voto alle ultime elezioni politiche. Messaggio chiaro, altrimenti il Nord, che economicamente mantiene l'intero Paese, non ci starebbe più.
A Pian del Re, alle sorgenti del Po sul Monviso dice spiegando: «Parlando di una possibile sfiducia, Umberto Bossi ha voluto dare una grossa mano a chi sta cercando di raccogliere consensi per la fiducia, perché la paura non fa solo 90, ma anche 320 e a volte 360. Quello che abbiamo voluto chiarire è che deve esistere una maggioranza, una maggioranza vera e convinta. Sappiamo che il Parlamento garantisce determinate maggioranze ma quello che noi abbiamo voluto chiarire è che deve esistere una maggioranza che non può essere messa in discussione il giorno dopo». E quanto alle elezioni anticipate scongiurabili o meno aggiunge: «Come si dice in questi casi? Mai dire mai. Le elezioni nei regimi democratici ci sono sempre, dipende dai momenti, ripeto se è possibile andare avanti e realizzare tutto il programma e le riforme previste, a condizione però che questo si faccia. Diversamente l'unica strada è restituire la parola al popolo».
Servono, dunque, numeri e coerenza: «A fine mese si va a vedere le carte e si conta e se ci sono i numeri si va avanti. Nuovi ingressi nella maggioranza? Solo se qualcuno è realmente convinto della bontà delle riforme che hanno trovato anche un consenso crescente, come il federalismo, credo che l'allargamento sia possibile, per convenzione, ma non lo può essere per una campagna acquisti».
Calderoli è netto anche su Fini e sulla sua esternazione a Mirabello: «Noi leghisti per il bene del Paese abbiamo fatto i pompieri per tutta l'estate, cercando di mediare tra le parti e di raffreddare gli animi. Ma dopo il discorso di Mirabello mi pare che tutti questi sforzi siano stati vanificati. Il discorso di Mirabello non è stata una mano tesa per la pace tra le parti. È stato un discorso da leader, ma da leader dell'opposizione». E il ministro non manca di elencare i torti fatti alla Lega e al popolo che la Lega rappresenta: «Il signor Fini ci ha detto che la Padania non esiste, che non esiste la terra in cui siamo nati e cresciuti, la terra che, con il suo lavoro, mantiene il resto del Paese e contribuisce a far pagare le buste paga di tutti, compresa quella del signor Fini. L'ho già detto: non possiamo accettare una maggioranza dei se, dei ma e però. E Fini dal palco di Mirabello ha pronunciato una sfilza di se, ma e però. Tipo il federalismo va bene, ma trattiamo, con i soliti se e però. Eh no, il Federalismo si fa se si è convinti, e ormai lo sono tutti, che è una cosa buona e serve a tutti, come oggi sostengono anche i sindaci di Roma e Reggio Calabria».
Ma ultimo aspetto raccolto da Fabrizio Carcano, di quanto Calderoli ha dichiarato ai giornalisti presenti sulla spianata erbosa e rocciosa dove nasce il più grande fiume della Padania è la corretta esposizione dei motivi d'una necessità di salire al Colle per conferire con il presidente della Repubblica: «Dal presidente della Repubblica si andrà a rappresentare non una questione di fiducia o non fiducia ma questioni rispetto ad aspetti costituzionali e regolamentari perché è evidente che qualche conflitto d'interesse in questo momento alla Camera c'è. Ricordo che nei prossimi giorni dovranno essere distribuiti i resti nelle commissioni parlamentari, alla luce della nascita del nuovo gruppo parlamentare del Fli, di cui Fini fa parte ed è proprio a lui che compete questa distribuzione di due o tre parlamentari per commissione. Se abbiamo fatto bene i conti c'è il rischio che alla fine l'attuale maggioranza si ritrovi in minoranza addirittura in nove delle quattordici commissioni parlamentari. E il prossimo 5 ottobre dovranno essere rinnovate le presidenze delle commissioni. È evidente che la funzionalità di uno dei due rami del Parlamento è a rischio e che il presidente della Repubblica, in base all'articolo 88 della Costituzione, è interessato al funzionamento di un ramo del Parlamento». Già, perché, ci dice Calderoli, i ribaltoni si possono fare in sordina, anche così.

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