Facciamo un passo indietro, a sabato poco dopo le 19. Ormai si è delineato l’attacco dell’opposizione sul decreto anticrisi varato il giorno prima dal governo. La norma che fa insorgere il Pd è quella che riguarda l’aumento dell’Iva dal 10 al 20% sulla pay tv. Deciso tuona Paolo Gentiloni, responsabile Comunicazione del Partito democratico: “Il raddoppio dell’Iva per la tv a pagamento, inserito a sorpresa nel decreto anticrisi del governo, ha tutta l’aria di un blitz contro Sky, il principale concorrente privato di Mediaset. L’azienda di proprietà della famiglia Berlusconi non è infatti coinvolta dall’aumento visto che la norma del 1995 abrogata ieri riguarda solo la tv via satellite e via cavo. L’eventuale coinvolgimento di Mediaset, lamentato dall’azienda di Cologno ieri a tarda sera, sarebbe comunque insignificante perché relativo soltanto non alle carte prepagate del calcio ma agli abbonamenti mensili per alcuni canali digitali. In pratica, anche se fosse vero questo coinvolgimento, sarebbe infinitesimale”. E aggiungeva che in ogni caso “sarebbe molto grave che ad essere colpiti dal blitz governativo fossero alla fine i quasi 5 milioni di abbonati a Sky. Nei prossimi giorni ci rivolgeremo alle autorità di garanzia per verificare se la norma anti Sky non è un caso classico di quel «sostegno privilegiato» all’azienda di proprietà di Berlusconi che è vietato anche dalla nostra blanda normativa sul conflitto di interessi”.
Pier Luigi Bersani, ministro ombra dell’Economia nel governo ombra di Veltroni premier ombra, si poneva la domanda: “L’onorevole Berlusconi era presente al Consiglio dei ministri che ha approvato il decreto anticrisi? In quel decreto c’è una tassa sulla pay-tv che pagheranno milioni di famiglie e che pesa uno per le aziende del Presidente del consiglio e cento per un suo concorrente. Benché ci si siamo ormai abituati a tutto voglio credere che una simile stortura del mercato non passi inosservata. Sarà una buona occasione per sapere quanti liberali ci sono in Parlamento”.
Papale papale il capogruppo Idv alla Camera Massimo Donadi: “La «tassa Sky» è l’ennesimo caso che dimostra ancora una volta la necessità e l’urgenza di risolvere il conflitto d’interessi nel nostro Paese. Un’anomalia unica nel panorama delle democrazie occidentali. È singolare che tra i provvedimenti ce ne sia uno che colpisce direttamente un’azienda concorrente di Mediaset.Un caso del genere non sarebbe mai stato possibile né negli Usa né in un altro paese europeo”.
A precedere le truppe cammellate dell’opposizione nella protesta era stato l’amministratore delegato di Sky Italia, Tom Mockridge. Per lui il provvedimento del governo è in “contrasto con l’affermazione del governo che questo pacchetto sostiene lo sviluppo delle imprese” e rappresenta “un aumento delle tasse per le oltre 4.6 milioni di famiglie italiane che hanno liberamente scelto i programmi di Sky. In un fase di crisi economica i governi lavorano per trovare una soluzione che aumenti la capacità di spesa dei cittadini e sostenga la crescita delle imprese con l’obiettivo di generare sviluppo e nuovi posti di lavoro. Ad esempio, questa settimana, il primo ministro inglese Gordon Brown ha annunciato una riduzione dell’Iva dal 17,5% al 15%. Ieri il governo Italiano ha annunciato invece una misura che va nella direzione opposta: il raddoppio dell’Iva sugli abbonamenti alla pay-tv dal 10 al 20%. Le tasse generate grazie agli abbonati di SKY cresceranno a 580 milioni di euro, una crescita evidentemente in contrasto con l’affermazione del governo che questo pacchetto «sostiene lo sviluppo delle imprese». Mockridge ha poi spiegato che l’aumento delle imposte “si applica solo ai clienti della pay-tv, un settore che proprio in questo periodo di crisi stava dimostrando fiducia e potenzialità di crescita, mentre i clienti dei prodotti editoriali stampati continuano ad accedere ad un’iva agevolata al 4%, così come gli abbonati della Rai quando pagano il canone, una scelta strategica che appare anch’essa in contraddizione con gli obiettivi che questo pacchetto normativo si dovrebbe porre”. E concludeva dicendo che Sky “informerà immediatamente i suoi oltre 4,6 milioni di abbonati di questa decisione del governo di aumentare le loro tasse affinché in questi tempi difficili abbiano chiaro che cosa sta accadendo alla loro capacità di spesa”.
Vedremo dopo la risposta di Berlusconi. Per sequenza temporale annoto che la sera stessa Massimo D’Alema nell’intervista concessa al Tg1 si preoccupava invece del Pd: “C’è bisogno di un chiarimento politico, c’è bisogno di rilanciare e di ridare vigore alla proposta riformista del Partito democratico. È importante che lo si faccia, discutendo con franchezza, con serenità. Per quanto mi riguarda anch'io, se posso aggiungere una nota autocritica, intendo impegnarmi di più. Credo che, forse, fino a oggi non ho fatto tutto ciò che si poteva fare per questo partito. Io non amo le polemiche e devo dire che, anzi, mi ha amareggiato una polemica personale, aspra, tanto più spiacevole perché condotta in mia assenza, visto che mi trovavo all'estero per una missione internazionale”.
Intorno all’ora di pranzo, ieri domenica, Berlusconi interveniva telefonicamente ad un convegno organizzato dalla Dca di Gianfranco Rotondi a Sesto San Giovanni: “Se l’opposizione vuole veramente essere socialdemocratica come dice di essere, se vogliono veramente collaborare con noi devono porre fine all’alleanza con un signore violento e calunniatore che si chiama Antonio Di Pietro. Farebbero un gran servizio alla democrazia del nostro paese”. E veniamo alla risposta su Sky: “La sinistra aveva dato un privilegio alle televisioni con gli abbonamenti, la sinistra aveva buoni rapporti con Sky. Noi abbiamo tolto un privilegio e portato il livello dell’Iva uguale per tutti ed in questo modo abbiamo penalizzato Mediaset che sta facendo partire una tv con gli abbonamenti. Questo dimostra che la sinistra si è inventata il conflitto di interessi, oltretutto Mediaset non è concorrente di Sky che va sul satellite e ha altre regole. Quelli che parlano di conflitto di interessi non si sono neanche accorti che abbiamo introdotto un limite sui libri scolastici che non possono essere cambiati per cinque anni. Questo aiuta le famiglie ma colpisce Mondadori tanto che la stessa Mondadori avrà una diminuzione di 100 milioni di euro e che sta pensando di uscire dall’editoria scolastica. Tutto ciò dimostra il divorzio assoluto tra questa sinistra e la realtà”.
Altre questioni. Le provincie: in un intervento su “Libero” il leader dell'Italia dei Valori, Antonio di Pietro ha scritto: “Il governo a parole si dice pronto ad avviare una lotta agli sprechi e ai costi della politica, ma sinora non ha fatto nulla. Questa proposta di Libero è un banco di prova per testare le reali intenzioni dell'esecutivo e delle forze di maggioranza e opposizione, sulla lotta agli sprechi. In campagna elettorale anche il Pdl annunciò l'eliminazione delle Province, ma fino ad ora si è mosso, come ha giustamente evidenziato il suo giornale, in direzione opposta. Ora è il momento giusto. Per tutti questi motivi, firmiamo con convinzione l’appello di Libero. E con coerenza, dopo aver avanzato una richiesta la scorsa legislatura, rimasta inascoltata, informiamo che ci faremo promotori di una proposta di legge che presenteremo in Aula”.
Pd e Europa. Così in una nota il segretario del Partito socialista, Riccardo Nencini: “In Europa una terza via non c’è; il Pd deve entrare nel Pse e firmare il manifesto elettorale di tutti i socialisti per le prossime elezioni Europee. Ci rivolgiamo a D’Alema, ancora vice presidente dell’Internazionale socialista, per un ultimo appello diretto a convincere il suo partito a firmare il manifesto. Non farlo significa delegittimare la sua carica a livello internazionale e nel contempo indebolire anche tutta la sinistra in Italia”.
Pd e Idv. In una nota Italo Bocchino, presidente vicario del gruppo Pdl Camera: “L’appello del premier Berlusconi al Pd affinché rompa con Di Pietro e intraprenda una strada riformista, dialogante ed utile al Paese può saldarsi positivamente con la volontà di Massimo D’Alema di tornare ad occuparsi del partito. Veltroni, infatti, dopo le ottime tesi sostenute al Lingotto e in campagna elettorale, è caduto nella trappola di Di Pietro e irresponsabilmente si trova a contrastare tutti i tentativi di migliorare il Paese posti in essere dal governo”. Suona come un requiem per Veltroni.
E Massimo D'Alema ha risposto in serata un po’ a tutte le tirate per la giacchetta: alla guida del Pd al posto di Veltroni? “Non è all'ordine del giorno, delle cose, non è prevedibile o ragionevole e non la auspico”. Per quanto riguarda la collocazione europea del Pd: “Dobbiamo andare insieme ai socialisti. Se ne discuterà al momento opportuno. È aperto un dialogo con i socialisti non allo scopo di fare diventare socialisti tutti i membri del Pd ma allo scopo di fare insieme ai socialisti un raggruppamento riformista nel parlamento europeo. Un raggruppamento che comprenda i socialisti, il Pd ed eventualmente altre componenti di centrosinistra”. Su Di Pietro: il Pd ha “forza sufficiente in sé per indirizzare la propria linea politica e anche un atteggiamento verso le istituzioni che ci rende diversi dal movimento dell'onorevole Di Pietro”, respingendo così la richiesta avanzata sempre ieri di “rompere con Di Pietro” per dialogare con il governo. “Berlusconi agita questo tema in modo strumentale, lui non vuole effettivamente dialogare ma cerca di creare dei problemi. Questo non va bene”. “Non è credibile” neanche l’appello del governo per un dialogo sul pacchetto varato per affrontare la crisi economica. “Berlusconi ha escluso il dialogo sin dall’inizio di questa legislatura. Doveva chiamare prima le forze politiche dell’opposizione per discutere e concordare le norme. Invece prima ha fatto il decreto e poi ha chiesto il dialogo”.
Il sindaco di Torino rilancia il 'partito del Nord' e dice sì a un'alleanza con la Lega a patto che ''metta da parte l'impianto populistico che tiene fondamentalmente insieme quel partito''.
Chiudo con Sergio Chiamparino che, intervistato da Lucia Annunziata a “In mezz’ora” è tornato a parlare del progetto che vari sindaci del Settentrione vorrebbero mettere in campo all’interno del Pd per recuperare consensi: “Dobbiamo evitare di dar vita a un’iniziativa che sembri la caricatura della Lega o la copia, perché gli elettori alla fine scelgono sempre l’originale. Dobbiamo costruire un soggetto dotato di autonomia per contrastare la Lega sul terreno sul quale [la Lega fa] incetta di voti: il populismo. Se riusciamo a passare lì, allora sì che un discorso di alleanze diventa possibile”.
Sul Pd. Soffre di “un problema all’origine. Il Pd nasce e ha correnti di presistema. Non tutti, ma alcune di queste aree, hanno visto nel Pd più un modo per costruire un contenitore ampio al cui interno riprodurre la propria area piuttosto che una sfida per creare un soggetto nuovo. E questo, quando viene calato nel territorio, diventa paralizzante”.
La Lega in risposta con Piergiorgio Stiffoni ha rivendicato: “L’idea federale è una nostra prerogativa e quello che vorrebbero fare, lo abbiamo già fatto noi. Loro sono troppo intelligenti, non potremmo mai arrivare alle loro vette, non potremmo mai competere con l’intellighenzia di sinistra, sono troppo alti. Noi lavoriamo in basso tra la gente e con la gente. Gli esponenti del centrosinistra che scimmiottano la Lega non si rendono conto che comportandosi così sono come dei barakumin, la casta più bassa del Giappone”. [Per chi non lo avesse capito subito : i barak umin, più chiaro così, no?]
Pier Luigi Bersani, ministro ombra dell’Economia nel governo ombra di Veltroni premier ombra, si poneva la domanda: “L’onorevole Berlusconi era presente al Consiglio dei ministri che ha approvato il decreto anticrisi? In quel decreto c’è una tassa sulla pay-tv che pagheranno milioni di famiglie e che pesa uno per le aziende del Presidente del consiglio e cento per un suo concorrente. Benché ci si siamo ormai abituati a tutto voglio credere che una simile stortura del mercato non passi inosservata. Sarà una buona occasione per sapere quanti liberali ci sono in Parlamento”.
Papale papale il capogruppo Idv alla Camera Massimo Donadi: “La «tassa Sky» è l’ennesimo caso che dimostra ancora una volta la necessità e l’urgenza di risolvere il conflitto d’interessi nel nostro Paese. Un’anomalia unica nel panorama delle democrazie occidentali. È singolare che tra i provvedimenti ce ne sia uno che colpisce direttamente un’azienda concorrente di Mediaset.Un caso del genere non sarebbe mai stato possibile né negli Usa né in un altro paese europeo”.
A precedere le truppe cammellate dell’opposizione nella protesta era stato l’amministratore delegato di Sky Italia, Tom Mockridge. Per lui il provvedimento del governo è in “contrasto con l’affermazione del governo che questo pacchetto sostiene lo sviluppo delle imprese” e rappresenta “un aumento delle tasse per le oltre 4.6 milioni di famiglie italiane che hanno liberamente scelto i programmi di Sky. In un fase di crisi economica i governi lavorano per trovare una soluzione che aumenti la capacità di spesa dei cittadini e sostenga la crescita delle imprese con l’obiettivo di generare sviluppo e nuovi posti di lavoro. Ad esempio, questa settimana, il primo ministro inglese Gordon Brown ha annunciato una riduzione dell’Iva dal 17,5% al 15%. Ieri il governo Italiano ha annunciato invece una misura che va nella direzione opposta: il raddoppio dell’Iva sugli abbonamenti alla pay-tv dal 10 al 20%. Le tasse generate grazie agli abbonati di SKY cresceranno a 580 milioni di euro, una crescita evidentemente in contrasto con l’affermazione del governo che questo pacchetto «sostiene lo sviluppo delle imprese». Mockridge ha poi spiegato che l’aumento delle imposte “si applica solo ai clienti della pay-tv, un settore che proprio in questo periodo di crisi stava dimostrando fiducia e potenzialità di crescita, mentre i clienti dei prodotti editoriali stampati continuano ad accedere ad un’iva agevolata al 4%, così come gli abbonati della Rai quando pagano il canone, una scelta strategica che appare anch’essa in contraddizione con gli obiettivi che questo pacchetto normativo si dovrebbe porre”. E concludeva dicendo che Sky “informerà immediatamente i suoi oltre 4,6 milioni di abbonati di questa decisione del governo di aumentare le loro tasse affinché in questi tempi difficili abbiano chiaro che cosa sta accadendo alla loro capacità di spesa”.
Vedremo dopo la risposta di Berlusconi. Per sequenza temporale annoto che la sera stessa Massimo D’Alema nell’intervista concessa al Tg1 si preoccupava invece del Pd: “C’è bisogno di un chiarimento politico, c’è bisogno di rilanciare e di ridare vigore alla proposta riformista del Partito democratico. È importante che lo si faccia, discutendo con franchezza, con serenità. Per quanto mi riguarda anch'io, se posso aggiungere una nota autocritica, intendo impegnarmi di più. Credo che, forse, fino a oggi non ho fatto tutto ciò che si poteva fare per questo partito. Io non amo le polemiche e devo dire che, anzi, mi ha amareggiato una polemica personale, aspra, tanto più spiacevole perché condotta in mia assenza, visto che mi trovavo all'estero per una missione internazionale”.
Intorno all’ora di pranzo, ieri domenica, Berlusconi interveniva telefonicamente ad un convegno organizzato dalla Dca di Gianfranco Rotondi a Sesto San Giovanni: “Se l’opposizione vuole veramente essere socialdemocratica come dice di essere, se vogliono veramente collaborare con noi devono porre fine all’alleanza con un signore violento e calunniatore che si chiama Antonio Di Pietro. Farebbero un gran servizio alla democrazia del nostro paese”. E veniamo alla risposta su Sky: “La sinistra aveva dato un privilegio alle televisioni con gli abbonamenti, la sinistra aveva buoni rapporti con Sky. Noi abbiamo tolto un privilegio e portato il livello dell’Iva uguale per tutti ed in questo modo abbiamo penalizzato Mediaset che sta facendo partire una tv con gli abbonamenti. Questo dimostra che la sinistra si è inventata il conflitto di interessi, oltretutto Mediaset non è concorrente di Sky che va sul satellite e ha altre regole. Quelli che parlano di conflitto di interessi non si sono neanche accorti che abbiamo introdotto un limite sui libri scolastici che non possono essere cambiati per cinque anni. Questo aiuta le famiglie ma colpisce Mondadori tanto che la stessa Mondadori avrà una diminuzione di 100 milioni di euro e che sta pensando di uscire dall’editoria scolastica. Tutto ciò dimostra il divorzio assoluto tra questa sinistra e la realtà”.
Altre questioni. Le provincie: in un intervento su “Libero” il leader dell'Italia dei Valori, Antonio di Pietro ha scritto: “Il governo a parole si dice pronto ad avviare una lotta agli sprechi e ai costi della politica, ma sinora non ha fatto nulla. Questa proposta di Libero è un banco di prova per testare le reali intenzioni dell'esecutivo e delle forze di maggioranza e opposizione, sulla lotta agli sprechi. In campagna elettorale anche il Pdl annunciò l'eliminazione delle Province, ma fino ad ora si è mosso, come ha giustamente evidenziato il suo giornale, in direzione opposta. Ora è il momento giusto. Per tutti questi motivi, firmiamo con convinzione l’appello di Libero. E con coerenza, dopo aver avanzato una richiesta la scorsa legislatura, rimasta inascoltata, informiamo che ci faremo promotori di una proposta di legge che presenteremo in Aula”.
Pd e Europa. Così in una nota il segretario del Partito socialista, Riccardo Nencini: “In Europa una terza via non c’è; il Pd deve entrare nel Pse e firmare il manifesto elettorale di tutti i socialisti per le prossime elezioni Europee. Ci rivolgiamo a D’Alema, ancora vice presidente dell’Internazionale socialista, per un ultimo appello diretto a convincere il suo partito a firmare il manifesto. Non farlo significa delegittimare la sua carica a livello internazionale e nel contempo indebolire anche tutta la sinistra in Italia”.
Pd e Idv. In una nota Italo Bocchino, presidente vicario del gruppo Pdl Camera: “L’appello del premier Berlusconi al Pd affinché rompa con Di Pietro e intraprenda una strada riformista, dialogante ed utile al Paese può saldarsi positivamente con la volontà di Massimo D’Alema di tornare ad occuparsi del partito. Veltroni, infatti, dopo le ottime tesi sostenute al Lingotto e in campagna elettorale, è caduto nella trappola di Di Pietro e irresponsabilmente si trova a contrastare tutti i tentativi di migliorare il Paese posti in essere dal governo”. Suona come un requiem per Veltroni.
E Massimo D'Alema ha risposto in serata un po’ a tutte le tirate per la giacchetta: alla guida del Pd al posto di Veltroni? “Non è all'ordine del giorno, delle cose, non è prevedibile o ragionevole e non la auspico”. Per quanto riguarda la collocazione europea del Pd: “Dobbiamo andare insieme ai socialisti. Se ne discuterà al momento opportuno. È aperto un dialogo con i socialisti non allo scopo di fare diventare socialisti tutti i membri del Pd ma allo scopo di fare insieme ai socialisti un raggruppamento riformista nel parlamento europeo. Un raggruppamento che comprenda i socialisti, il Pd ed eventualmente altre componenti di centrosinistra”. Su Di Pietro: il Pd ha “forza sufficiente in sé per indirizzare la propria linea politica e anche un atteggiamento verso le istituzioni che ci rende diversi dal movimento dell'onorevole Di Pietro”, respingendo così la richiesta avanzata sempre ieri di “rompere con Di Pietro” per dialogare con il governo. “Berlusconi agita questo tema in modo strumentale, lui non vuole effettivamente dialogare ma cerca di creare dei problemi. Questo non va bene”. “Non è credibile” neanche l’appello del governo per un dialogo sul pacchetto varato per affrontare la crisi economica. “Berlusconi ha escluso il dialogo sin dall’inizio di questa legislatura. Doveva chiamare prima le forze politiche dell’opposizione per discutere e concordare le norme. Invece prima ha fatto il decreto e poi ha chiesto il dialogo”.
Il sindaco di Torino rilancia il 'partito del Nord' e dice sì a un'alleanza con la Lega a patto che ''metta da parte l'impianto populistico che tiene fondamentalmente insieme quel partito''.
Chiudo con Sergio Chiamparino che, intervistato da Lucia Annunziata a “In mezz’ora” è tornato a parlare del progetto che vari sindaci del Settentrione vorrebbero mettere in campo all’interno del Pd per recuperare consensi: “Dobbiamo evitare di dar vita a un’iniziativa che sembri la caricatura della Lega o la copia, perché gli elettori alla fine scelgono sempre l’originale. Dobbiamo costruire un soggetto dotato di autonomia per contrastare la Lega sul terreno sul quale [la Lega fa] incetta di voti: il populismo. Se riusciamo a passare lì, allora sì che un discorso di alleanze diventa possibile”.
Sul Pd. Soffre di “un problema all’origine. Il Pd nasce e ha correnti di presistema. Non tutti, ma alcune di queste aree, hanno visto nel Pd più un modo per costruire un contenitore ampio al cui interno riprodurre la propria area piuttosto che una sfida per creare un soggetto nuovo. E questo, quando viene calato nel territorio, diventa paralizzante”.
La Lega in risposta con Piergiorgio Stiffoni ha rivendicato: “L’idea federale è una nostra prerogativa e quello che vorrebbero fare, lo abbiamo già fatto noi. Loro sono troppo intelligenti, non potremmo mai arrivare alle loro vette, non potremmo mai competere con l’intellighenzia di sinistra, sono troppo alti. Noi lavoriamo in basso tra la gente e con la gente. Gli esponenti del centrosinistra che scimmiottano la Lega non si rendono conto che comportandosi così sono come dei barakumin, la casta più bassa del Giappone”. [Per chi non lo avesse capito subito : i barak umin, più chiaro così, no?]
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