Da "Il Foglio" di oggi riporto questo articolo titolato: "Così Tremonti e Bossi aprono al dialogo con il Pd sul federalismo".
Il sito internazionale Asia Times ha pubblicato un articolo del politologo Spengler, intervistato dal Foglio l'1 novembre 2008, in cui è citato in termini entusiastici il ministro italiano dell'Economia Giulio Tremonti, il quale - scrive Spengler - ha riconosciuto in un testo del 1985 scritto dall'allora cardinale Joseph Ratzinger la primigenia previsione dell'attuale crisi economica: l'idea che "un'economia deregolata rischi di crollare su se stessa per la mancanza di regole". L'attestazione di stima arriva nel giorno in cui il ministro Tremonti assieme al ministro delle Riforme, Umberto Bossi, ha aperto alla proposta federalista dei Partito democratico. La Lega da sempre sa che per far avanzare il federalismo è necessario un dialogo con il Pd, tanto che il ministro Roberto Calderoli e il ministro ombra, Sergio Chiamparino, sono stati prodighi in passato di reciproche aperture al negoziato. Ora il testo del Pd è mutuato dalle tesi condivise il mese passato dal presidente della Camera, Gianfranco Fini, e dal leader democratico Massimo D'Alema nel corso di un seminario ad Asolo (provincia di Treviso). Lo spirito bipartisan - è il ragionamento che muove la Lega ma anche il ministro Tremonti da tempo è all'origine del lungo iter del federalismo italiano ed è indispensabile oggi, come richiamato anche dalla presidenza della Repubblica recentemente. Nella bozza del Pd: commissione bicamerale che affianchi il governo nella scrittura dei decreti attuativi per il federalismo, delega di un anno al governo per la scrittura e revisione delle autonomie locali. Il ministro Bossi, che aveva precedentemente bocciato l'idea di una Bicamerale, pensando che potesse soltanto allungare i tempi di approvazione, ieri ha detto: "Penso che entro metà gennaio la riforma del federalismo passerà al Senato. Dopo si tratterà di mettere in piedi una commissione. Se sarà bicamerale vedremo".
Il ministro Tremonti ha giudicato "interessante" l'idea, aggiungendo che "il governo ci sta lavorando". Soddisfatti i gruppi parlamentari del Pd. Anna Finocchiaro, capogruppo al Senato, ha detto: "È un fatto positivo, il testo di federalismo proposto dal governo era troppo vago. Ci vorrebbe una commissione bicamerale con poteri molto forti". Il clima bipartisan tra la Lega e il Pd non ha placato, anche ieri, le polemiche tra i democratici e alcuni esponenti del Pdl intorno alla "questione morale" che starebbe investendo il partito dì Walter Veltroni. Il segretario del Pd si è consultato con D'Alema, insieme hanno respinto le "inssinuazioni" del centrodestra. Così il federalismo secondo alcuni osservatori - si sta sempre più legando (e contrapponendo) alla riforma della giustizia. Il ministro Bossi ha ripetuto che "prima dev'essere approvata la riforma federale e solo dopo si potrà intervenire con una riforma costituzionale della giustizia". Mentre il Guardasigilli, Angelino Alfano, anche ieri ha ribadito "la necessità" di intervenire in tempi rapidi sulla giustizia, "senza tuttavia saltare il dialogo con l'opposizione". Forte l'invito del presidente della Camera Fini a favore di una riforma "condivisa" che contempli una riflessione "sull'assetto della magistratura".
Varie le reazioni dell'opposizione: nettamente contraria l'`Idv, il partito di Antonio Di Pietro. L'Udc è favorevole a sedersi "immediatamente a un tavolo di dialogo", ha detto il leader Pier Ferdinando Casini. Il Pd ha posto invece delle condizioni, negando l'ipotesi che l'intervento legislativo possa essere di carattere costituzionale. Il capogruppo Finocchiaro ha detto: "La nostra disponibilità a discutere della riforma della giustizia è una disponibilità condizionata, Innanzitutto non venga toccata la Costituzione. Poi è neccessario che si riformino le procedure per assicurare celerità e affidabilità dei processi". Non è una porta chiusa, ma almeno nella giornata di ieri il dialogo è parso più vicino sul federalismo.
Il sito internazionale Asia Times ha pubblicato un articolo del politologo Spengler, intervistato dal Foglio l'1 novembre 2008, in cui è citato in termini entusiastici il ministro italiano dell'Economia Giulio Tremonti, il quale - scrive Spengler - ha riconosciuto in un testo del 1985 scritto dall'allora cardinale Joseph Ratzinger la primigenia previsione dell'attuale crisi economica: l'idea che "un'economia deregolata rischi di crollare su se stessa per la mancanza di regole". L'attestazione di stima arriva nel giorno in cui il ministro Tremonti assieme al ministro delle Riforme, Umberto Bossi, ha aperto alla proposta federalista dei Partito democratico. La Lega da sempre sa che per far avanzare il federalismo è necessario un dialogo con il Pd, tanto che il ministro Roberto Calderoli e il ministro ombra, Sergio Chiamparino, sono stati prodighi in passato di reciproche aperture al negoziato. Ora il testo del Pd è mutuato dalle tesi condivise il mese passato dal presidente della Camera, Gianfranco Fini, e dal leader democratico Massimo D'Alema nel corso di un seminario ad Asolo (provincia di Treviso). Lo spirito bipartisan - è il ragionamento che muove la Lega ma anche il ministro Tremonti da tempo è all'origine del lungo iter del federalismo italiano ed è indispensabile oggi, come richiamato anche dalla presidenza della Repubblica recentemente. Nella bozza del Pd: commissione bicamerale che affianchi il governo nella scrittura dei decreti attuativi per il federalismo, delega di un anno al governo per la scrittura e revisione delle autonomie locali. Il ministro Bossi, che aveva precedentemente bocciato l'idea di una Bicamerale, pensando che potesse soltanto allungare i tempi di approvazione, ieri ha detto: "Penso che entro metà gennaio la riforma del federalismo passerà al Senato. Dopo si tratterà di mettere in piedi una commissione. Se sarà bicamerale vedremo".
Il ministro Tremonti ha giudicato "interessante" l'idea, aggiungendo che "il governo ci sta lavorando". Soddisfatti i gruppi parlamentari del Pd. Anna Finocchiaro, capogruppo al Senato, ha detto: "È un fatto positivo, il testo di federalismo proposto dal governo era troppo vago. Ci vorrebbe una commissione bicamerale con poteri molto forti". Il clima bipartisan tra la Lega e il Pd non ha placato, anche ieri, le polemiche tra i democratici e alcuni esponenti del Pdl intorno alla "questione morale" che starebbe investendo il partito dì Walter Veltroni. Il segretario del Pd si è consultato con D'Alema, insieme hanno respinto le "inssinuazioni" del centrodestra. Così il federalismo secondo alcuni osservatori - si sta sempre più legando (e contrapponendo) alla riforma della giustizia. Il ministro Bossi ha ripetuto che "prima dev'essere approvata la riforma federale e solo dopo si potrà intervenire con una riforma costituzionale della giustizia". Mentre il Guardasigilli, Angelino Alfano, anche ieri ha ribadito "la necessità" di intervenire in tempi rapidi sulla giustizia, "senza tuttavia saltare il dialogo con l'opposizione". Forte l'invito del presidente della Camera Fini a favore di una riforma "condivisa" che contempli una riflessione "sull'assetto della magistratura".
Varie le reazioni dell'opposizione: nettamente contraria l'`Idv, il partito di Antonio Di Pietro. L'Udc è favorevole a sedersi "immediatamente a un tavolo di dialogo", ha detto il leader Pier Ferdinando Casini. Il Pd ha posto invece delle condizioni, negando l'ipotesi che l'intervento legislativo possa essere di carattere costituzionale. Il capogruppo Finocchiaro ha detto: "La nostra disponibilità a discutere della riforma della giustizia è una disponibilità condizionata, Innanzitutto non venga toccata la Costituzione. Poi è neccessario che si riformino le procedure per assicurare celerità e affidabilità dei processi". Non è una porta chiusa, ma almeno nella giornata di ieri il dialogo è parso più vicino sul federalismo.
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