Sempre sull’argomento del raddoppio Iva sulle pay tv vediamo un articolo su “Il Giornale” firmato da Gianni Pennacchi. Titolo: «La “parabola” rossa del Pd: pur di attaccare il premier difende il magnate Murdoch». Sottotitolo: “Il raddoppio dell’Iva penalizzerà più Mediaset che Sky ma la sinistra insorge: «La pay tv un privilegio? È cultura»”.
Che cosa vorrebbero adesso, che Robin Hood rubi ai poveri per dare ai ricchi? Vero è che al peggio non c’è fine, ma ora i dirigenti della nostra disastrata sinistra si son lanciati in una nuova campagna: parabola rossa alla riscossa. Nella convinzione che tutto è buono pur di bollire il perfido Cavaliere nero, si schierano a difesa dello stramiliardario Murdoch e dei suoi benestanti clienti. Non è la prima volta in verità, e dunque non ci si dovrebbe stupire: dalla coop «sei tu» eran già passati alla banca «siamo noi», nella lotta per riformar la scuola si sono eretti a baluardo dei baroni invece che del diritto allo studio per meritevoli e bisognosi, si parla di federalismo fiscale ed eccoli tifare per le regioni spendaccione in barba all’interesse dei cittadini, si tenta di riformar la giustizia e s’ergono a baluardo della casta magistrale alla faccia di chi spera in una giustizia giusta e veloce, sentono rilanciare il ponte di Messina e le grandi opere e partono lancia in resta contro le «opere faraoniche» come se non dessero lavoro a chi ne chiede ma tormenti e torture per schiavi in cattività egiziana.
Questa dell’alzata di scudi, anzi di parabole, contro l’aumento dell’Iva sulle tivù a pagamento poi, è da far rivoltare nella tomba gli eroi che si son battuti per il riscatto dei poveri e degli oppressi: di questo passo, al prossimo congresso del Pd dovranno intonare «avanti ricchi alla riscossa». Ma ancor più stupefacente è che reagiscono all’unisono, come rispondendo ad un riflesso condizionato: vola un osso, e tutti a corrergli dietro con identico abbaiare. Ed è sconfortante, perché alimentano il dubbio che ormai non si tratti più di ipocrisia o furbizia d’accatto. E sapete perché s’impappinano e si contorcono, peggio del tirar la palla fuori campo, sul conflitto di interessi? Perché a non volerlo regolamentare come sì deve, son stati proprio loro. Tant’è...
«Più Iva a Sky, vantaggi per Mediaset», titola l’Unità. Ma scusate, la tassa non sale al 20% anche per i canali a pagamento del digitale terrestre, che era il nuovo affare, assai più fresco della tv satellitare, in cui s’è lanciata Mediaset ma pure La7? Sì, ma il quotidiano fondato da Antonio Gramsci ti spiega che il «povero» Murdoch monopolizza il 90% del bacino pagante, dunque paga di più e ci rimette. E poco importa che i più elementari principi di economia spieghino invece come l’arrivo di una stangata fiscale finisca col penalizzare maggiormente proprio chi si è appena affacciato sul mercato.
«Non è vero che colpendo Sky si colpisce un privilegio», rincara Roberto Cuillo, responsabile del Pd per il settore, rivendicando che la tv satellitare è ormai «un’industria culturale di primo piano per questo Paese», e con l’aumento dell’Iva «il governo umilia una delle industrie più vitali e dinamiche in Italia». Sky è diventata l’Accademia dei Lincei per il Pd, se Cuillo ricorda che «la cultura non è mai un privilegio ma un diritto di tutti». Beati i tempi quando la sinistra tuonava «non si spegne così un’emozione», perché voleva dalla tv commerciale film gratis e senza spot! Ma a parte che su Sky si vedono anche certe schifezze che nulla hanno da invidiare alle tv normali, saprebbe il pur brillante Cuillo spiegare perché sul canone Sky si deve pagare l’Iva al 10% e su un cd di Mozart al 20%? E perché non bisogna «colpire» una tale e così «dinamica» industria, mentre lo si può fare con gli artigiani, con tutta la media e la piccola impresa? Gli operai della Fiat son più sfigati dei dipendenti Sky? E per l’amor del cielo: perché sulle scarpe, delle quali han bisogno anche i poveri, c’è l’Iva al 20% mentre la tv a pagamento, che non è poi così necessaria e vitale come il pane, deve averla agevolata? D’accordo, il nostro è un Paese senza memoria storica, ma non è possibile aver già dimenticato che l’Iva agevolata a Sky fu riconosciuta nel 1995 per favorire lo sviluppo di quel nuovo campo: ma dopo 13 anni di sviluppo, che ti vuoi ancora agevolare? L’Iva sta al 20% per tutto e tutti, salvo pane e latte, medicine e beni di vera necessità. E in un momento di crisi economica internazionale, in cui servono quattrini per aiutare i poveri, i pensionati, i disoccupati e quanti soffrono, la sinistra difende gli interessi di Murdoch? Di Murdoch e dei suoi non certo poveri abbonati. E qui interviene il leader stesso, che tuonando contro la «tassa sulle famiglie» e il bieco tentativo del governo di «colpire un’impresa che produce e dà lavoro», su pera se stesso e guadagna la palma di paladino del ceto medio-alto.
Per Veltroni evidentemente alla Fiat non ci sono più operai, le macchine da vendere con Iva al 20% le fanno i robot. E poi la tassa sulle famiglie, quegli abbonati a Sky sono per Veltroni «4 milioni e mezzo di famiglie», mica uno scherzo. Oddio, ci son pure i single nel conto, ma fan sempre famiglia. Ma son 4 milioni e mezzo di famiglie che non hanno problemi, che possono permettersi di pagare 40 curo al mese per vedere di tutto e di più, di meglio e di peggio: gente che se ne pagherà 44 di curo, nemmeno se ne accorge. Ma le altre 16 milioni di famiglie che Sky non se la sono mai potuta permettere, famiglie di operai, pensionati, gente che vive sulla soglia o sotto della povertà, dovevano esser loro a finanziare i provvedimenti contro la crisi? E bravi, i Robin Hood del Pd.
Che cosa vorrebbero adesso, che Robin Hood rubi ai poveri per dare ai ricchi? Vero è che al peggio non c’è fine, ma ora i dirigenti della nostra disastrata sinistra si son lanciati in una nuova campagna: parabola rossa alla riscossa. Nella convinzione che tutto è buono pur di bollire il perfido Cavaliere nero, si schierano a difesa dello stramiliardario Murdoch e dei suoi benestanti clienti. Non è la prima volta in verità, e dunque non ci si dovrebbe stupire: dalla coop «sei tu» eran già passati alla banca «siamo noi», nella lotta per riformar la scuola si sono eretti a baluardo dei baroni invece che del diritto allo studio per meritevoli e bisognosi, si parla di federalismo fiscale ed eccoli tifare per le regioni spendaccione in barba all’interesse dei cittadini, si tenta di riformar la giustizia e s’ergono a baluardo della casta magistrale alla faccia di chi spera in una giustizia giusta e veloce, sentono rilanciare il ponte di Messina e le grandi opere e partono lancia in resta contro le «opere faraoniche» come se non dessero lavoro a chi ne chiede ma tormenti e torture per schiavi in cattività egiziana.
Questa dell’alzata di scudi, anzi di parabole, contro l’aumento dell’Iva sulle tivù a pagamento poi, è da far rivoltare nella tomba gli eroi che si son battuti per il riscatto dei poveri e degli oppressi: di questo passo, al prossimo congresso del Pd dovranno intonare «avanti ricchi alla riscossa». Ma ancor più stupefacente è che reagiscono all’unisono, come rispondendo ad un riflesso condizionato: vola un osso, e tutti a corrergli dietro con identico abbaiare. Ed è sconfortante, perché alimentano il dubbio che ormai non si tratti più di ipocrisia o furbizia d’accatto. E sapete perché s’impappinano e si contorcono, peggio del tirar la palla fuori campo, sul conflitto di interessi? Perché a non volerlo regolamentare come sì deve, son stati proprio loro. Tant’è...
«Più Iva a Sky, vantaggi per Mediaset», titola l’Unità. Ma scusate, la tassa non sale al 20% anche per i canali a pagamento del digitale terrestre, che era il nuovo affare, assai più fresco della tv satellitare, in cui s’è lanciata Mediaset ma pure La7? Sì, ma il quotidiano fondato da Antonio Gramsci ti spiega che il «povero» Murdoch monopolizza il 90% del bacino pagante, dunque paga di più e ci rimette. E poco importa che i più elementari principi di economia spieghino invece come l’arrivo di una stangata fiscale finisca col penalizzare maggiormente proprio chi si è appena affacciato sul mercato.
«Non è vero che colpendo Sky si colpisce un privilegio», rincara Roberto Cuillo, responsabile del Pd per il settore, rivendicando che la tv satellitare è ormai «un’industria culturale di primo piano per questo Paese», e con l’aumento dell’Iva «il governo umilia una delle industrie più vitali e dinamiche in Italia». Sky è diventata l’Accademia dei Lincei per il Pd, se Cuillo ricorda che «la cultura non è mai un privilegio ma un diritto di tutti». Beati i tempi quando la sinistra tuonava «non si spegne così un’emozione», perché voleva dalla tv commerciale film gratis e senza spot! Ma a parte che su Sky si vedono anche certe schifezze che nulla hanno da invidiare alle tv normali, saprebbe il pur brillante Cuillo spiegare perché sul canone Sky si deve pagare l’Iva al 10% e su un cd di Mozart al 20%? E perché non bisogna «colpire» una tale e così «dinamica» industria, mentre lo si può fare con gli artigiani, con tutta la media e la piccola impresa? Gli operai della Fiat son più sfigati dei dipendenti Sky? E per l’amor del cielo: perché sulle scarpe, delle quali han bisogno anche i poveri, c’è l’Iva al 20% mentre la tv a pagamento, che non è poi così necessaria e vitale come il pane, deve averla agevolata? D’accordo, il nostro è un Paese senza memoria storica, ma non è possibile aver già dimenticato che l’Iva agevolata a Sky fu riconosciuta nel 1995 per favorire lo sviluppo di quel nuovo campo: ma dopo 13 anni di sviluppo, che ti vuoi ancora agevolare? L’Iva sta al 20% per tutto e tutti, salvo pane e latte, medicine e beni di vera necessità. E in un momento di crisi economica internazionale, in cui servono quattrini per aiutare i poveri, i pensionati, i disoccupati e quanti soffrono, la sinistra difende gli interessi di Murdoch? Di Murdoch e dei suoi non certo poveri abbonati. E qui interviene il leader stesso, che tuonando contro la «tassa sulle famiglie» e il bieco tentativo del governo di «colpire un’impresa che produce e dà lavoro», su pera se stesso e guadagna la palma di paladino del ceto medio-alto.
Per Veltroni evidentemente alla Fiat non ci sono più operai, le macchine da vendere con Iva al 20% le fanno i robot. E poi la tassa sulle famiglie, quegli abbonati a Sky sono per Veltroni «4 milioni e mezzo di famiglie», mica uno scherzo. Oddio, ci son pure i single nel conto, ma fan sempre famiglia. Ma son 4 milioni e mezzo di famiglie che non hanno problemi, che possono permettersi di pagare 40 curo al mese per vedere di tutto e di più, di meglio e di peggio: gente che se ne pagherà 44 di curo, nemmeno se ne accorge. Ma le altre 16 milioni di famiglie che Sky non se la sono mai potuta permettere, famiglie di operai, pensionati, gente che vive sulla soglia o sotto della povertà, dovevano esser loro a finanziare i provvedimenti contro la crisi? E bravi, i Robin Hood del Pd.
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