venerdì 12 dicembre 2008

Per molti è difficile realizzare d'essere ferri vecchi della propaganda

Sempre da "Il Piccolo", edizione del 7 dicembre, riprendo questa lettera di Dimitri Tabaj di Gorizia. Il tema è il sentimento antisloveno non solo datato ma semplicemente fuori dal tempo.

Non è mia consuetudine commentare lettere che reputo troppo tendenziose o che riportano dati volutamente errati. Faccio comunque un’eccezione per le lettere della signora Novelli, la quale asserisce che il monumento al poeta sloveno Simon Gregorcvicv dovrebbe essere rimosso dai giardini pubblici di Gorizia, poiché a suo dire il poeta stesso non sarebbe goriziano.
Quest’affermazione è quanto meno tendenziosa dal momento che notoriamente Simon Gregorcvicv era natio di Vršno vicino a Kobarid (Caporetto), la quale località è storicamente legata al capoluogo isontino. Non per niente il poeta è chiamato anche «goriški slavvek» ovvero «l’usignolo goriziano».
Egli inoltre visse e operò a Gorizia. Spazzata via la tendenziosità resta tuttavia ancora da chiarire perché la signora Novelli non reputi degno di un monumento qualcuno soltanto perché non goriziano. Spero che ella non voglia, seguendo questa logica sbagliata, far portare via anche il monumento a Enrico Toti (il quale non era goriziano) o a Giulio Cesare (non vorrei deludere nessuno, ma anche Giulio Cesare non era goriziano...). E neppure vorrei che se la prendesse con l’attuale sindaco Romoli soltanto perché natio di Firenze o con l’ex sindaco Valenti perché istriano di nascita.
Temo che il contenuto degli scritti, forse preconfezionati, della Novelli derivi solamente dal clima pesante che si respira a Gorizia, clima ostile a tutto ciò che è sloveno. Si vuole, con una politica di basso profilo, confinare la lingua e la cultura slovena fuori dal centro cittadino (dove invece trova legittima e storica collocazione, come sanno tutti i goriziani slavi o romanzi che siano), seguendo vecchi schemi operativi che mai nulla di buono hanno portato alle nostre popolazioni. Stia tranquilla signora, quello lei chiama con malcelato fastidio «monumentino» e tutt’altro che «-ino»: è un grande monumento a un grande personaggio di queste terre e lo si vede molto bene. È solo questa «visibilità» a darle fastidio, ma ci si abituerà.

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