Riprendo la mia rassegna stampa minima tralasciata per un paio di giorni con un primo articolo tratto da “Il Messaggero”, ovviamente di oggi. Titolo: “Le mosse di Palazzo Chigi. Berlusconi non vuole mollare. E nel Pdl si pensa alla fiducia”. Il pezzo è di Marco Conti.
Lo scontro era atteso e i segnali di una battaglia che Silvio Berlusconi ha deciso di combattere, pur con qualche preoccupazione, ci sono tutti. Perchè i contatti e i tentativi di mediazione tra Sky e governo sull’innalzamento dell’Iva dal 10 al 20 per cento sugli abbonamenti alle pay tv, vanno avanti da qualche mese. E se il presidente del Consiglio ha sempre cercato di rimanerne fuori evitando anche di incontrare nei giorni scorsi Toni Mockridge, l’amministratore delegato di Sky Italia, a mobilitarsi è stato tutto lo stato maggiore della grande corporation di proprietà del magnate australiano, che solo qualche anno fa era di casa ad Arcore e a villa La Certosa, con telefonate e pressing che hanno riguardato tutti gli esponenti del governo interessati alla norma. Giulio Tremonti compreso. Berlusconi non sembra però disposto a mollare e «guarda un po’ stupito - sostiene un suo collaboratore - la difesa che sta facendo la sinistra di un capitalista e di un conservatore come Murdoch, schierato con Bush e la guerra in Iraq».
«Strumentalizzazioni a parte», come le chiama Maurizio Gasparri, il Cavaliere difende l’idea di poter togliere dopo dieci anni un trattamento di favore ad un settore in fortissima crescita. Convincimento reso ancor più saldo dalla ferrea volontà di Tremonti di non modificare di una virgola il decreto varato venerdì scorso.
«Anche Visco voleva elevare l’aliquota - sostiene il sottosegretario Paolo Romani - e non ci è riuscito solo per la fragilità del governo-Prodi».
Eppure i rapporti tra l’emittente di Murdoch e il centrodestra sono da sempre tradizionalmente e politicamente buoni, anche se l’avvio di un’aperta concorrenza tra le due aziende, Mediaset e Sky, ha raffreddato non poco i rapporti personali ira i due tycoon. Gli abbonati di Sky appartengono ad una fascia di telespettatori vicini al centrodestra. e i sondaggi che quotidianamente promuove l’emittente satellitare difficilmente danno torto a Berlusconi e al suo governo. Solo di recente hanno incassato percentuali bulgare i provvedimenti anti-fannulloni del ministro Brunetta. Altrettanto la “messa in prova” del Guardasigilli Alfano. Qualche giorno fa però, e in maniera tale da provocare le reazioni di molti esponenti della Pdl. a cominciare da Paolo Bonaiuti, un sondaggio avena bocciato clamorosamente le misure contenute nel pacchetto anticrisi ancora in gestazione. Quel 70% di “no” è stata interpretata a palazzo Chigi come una dichiarazione di guerra che, come sussurrato all’orecchio del Cavaliere da chi mantiene buoni rapporti con entrambe i fronti, non riguarderà solo Sky Italia. Murdoch è infatti pronto a schierare contro Berlusconi e il suo governo tutta la sua Company, fatta di centosettantacinque testate sparse in tre continenti, che in questi anni nello scenario internazionale lo hanno invece sempre sostenuto.
Falliti i ripetuti tentativi di insabbiamento della norma e dopo un’iniziale sbandamento, alla fine anche gli alleati del premier, An in testa, si sono schierati a difesa del provvedimento. «Pochi spiccioli», faceva notare ieri un autorevole esponente di An che da sabato sera tenta inutilmente di trovare una mediazione. Fatto sta che la trattativa non la vuole né Tremonti né Berlusconi e il rischio che le “sirene” di Sky facciano breccia in più di un parlamentare, spinge ancor più la linea di coloro che vogliono imporre il voto di fiducia al decreto anticrisi. Magari dopo il dibattito generale.
Lo scontro era atteso e i segnali di una battaglia che Silvio Berlusconi ha deciso di combattere, pur con qualche preoccupazione, ci sono tutti. Perchè i contatti e i tentativi di mediazione tra Sky e governo sull’innalzamento dell’Iva dal 10 al 20 per cento sugli abbonamenti alle pay tv, vanno avanti da qualche mese. E se il presidente del Consiglio ha sempre cercato di rimanerne fuori evitando anche di incontrare nei giorni scorsi Toni Mockridge, l’amministratore delegato di Sky Italia, a mobilitarsi è stato tutto lo stato maggiore della grande corporation di proprietà del magnate australiano, che solo qualche anno fa era di casa ad Arcore e a villa La Certosa, con telefonate e pressing che hanno riguardato tutti gli esponenti del governo interessati alla norma. Giulio Tremonti compreso. Berlusconi non sembra però disposto a mollare e «guarda un po’ stupito - sostiene un suo collaboratore - la difesa che sta facendo la sinistra di un capitalista e di un conservatore come Murdoch, schierato con Bush e la guerra in Iraq».
«Strumentalizzazioni a parte», come le chiama Maurizio Gasparri, il Cavaliere difende l’idea di poter togliere dopo dieci anni un trattamento di favore ad un settore in fortissima crescita. Convincimento reso ancor più saldo dalla ferrea volontà di Tremonti di non modificare di una virgola il decreto varato venerdì scorso.
«Anche Visco voleva elevare l’aliquota - sostiene il sottosegretario Paolo Romani - e non ci è riuscito solo per la fragilità del governo-Prodi».
Eppure i rapporti tra l’emittente di Murdoch e il centrodestra sono da sempre tradizionalmente e politicamente buoni, anche se l’avvio di un’aperta concorrenza tra le due aziende, Mediaset e Sky, ha raffreddato non poco i rapporti personali ira i due tycoon. Gli abbonati di Sky appartengono ad una fascia di telespettatori vicini al centrodestra. e i sondaggi che quotidianamente promuove l’emittente satellitare difficilmente danno torto a Berlusconi e al suo governo. Solo di recente hanno incassato percentuali bulgare i provvedimenti anti-fannulloni del ministro Brunetta. Altrettanto la “messa in prova” del Guardasigilli Alfano. Qualche giorno fa però, e in maniera tale da provocare le reazioni di molti esponenti della Pdl. a cominciare da Paolo Bonaiuti, un sondaggio avena bocciato clamorosamente le misure contenute nel pacchetto anticrisi ancora in gestazione. Quel 70% di “no” è stata interpretata a palazzo Chigi come una dichiarazione di guerra che, come sussurrato all’orecchio del Cavaliere da chi mantiene buoni rapporti con entrambe i fronti, non riguarderà solo Sky Italia. Murdoch è infatti pronto a schierare contro Berlusconi e il suo governo tutta la sua Company, fatta di centosettantacinque testate sparse in tre continenti, che in questi anni nello scenario internazionale lo hanno invece sempre sostenuto.
Falliti i ripetuti tentativi di insabbiamento della norma e dopo un’iniziale sbandamento, alla fine anche gli alleati del premier, An in testa, si sono schierati a difesa del provvedimento. «Pochi spiccioli», faceva notare ieri un autorevole esponente di An che da sabato sera tenta inutilmente di trovare una mediazione. Fatto sta che la trattativa non la vuole né Tremonti né Berlusconi e il rischio che le “sirene” di Sky facciano breccia in più di un parlamentare, spinge ancor più la linea di coloro che vogliono imporre il voto di fiducia al decreto anticrisi. Magari dopo il dibattito generale.
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