martedì 24 giugno 2008

Er Vaiont de Roma

Sempre più evidente che Veltroni sindaco di Roma sarà ricordato come un altro forum romano, nel senso del buco, perché come ha detto il Silvio “se sono confermate le notizie, si tratterà di una bancarotta e gli amministratori di Roma saranno dei falliti che non potranno continuare a governare. Non c'è nessuna città d'Europa che ha lasciato un deficit di 16 mila miliardi di vecchie lire. Spero che quello che appare non sia vero. Non sapremmo come riparare”. Una situazione descritta come “drammatica”, “tragica” e, tanto per gradire, “allucinante”. Un disastro, una frana, er Vaiont de Roma. Un film apocalittico come adesso va di moda. Ma, questo a parte, Veltroni e il pidi appaiono sempre più soli tant’è che per rimediare alla depressione della solitudine il leader del loft ha lanciato il richiamo della piazza [“militanti di tutta Italia unitevi, che ve costa, i treni sono già pagati”] per settembre, quando farà un po’ più fresco. Ma la disamministrazione di Veltroni è solo un esempio delle molte disamministrazioni di sinistra tenute in piedi in Italia ancora da uno zoccolo duro, che ancora come il coro muto della Butterfly intona qualcosa che ricorda bandiera rossa o l’internazionale, qualunque cosa facciano e in qualunque modo sperperino i soldi della gente. Il vento però sta cambiando alla svelta. La disfatta elettorale nelle amministrative recenti in Sicilia e Sardegna ne è una testimonianza.
E non è poi così forzoso l’aggancio con quanto sta succedendo, ancora, in queste ore a Napoli. Il sindaco Rosa Russo Iervolino, in una conferenza stampa alla scadenza del termine previsto dal recente decreto legge in materia di rifiuti, ha annunciato che il nuovo termovalorizzatore destinato a smaltire i rifiuti di Napoli sarà realizzato nel quartiere di Agnano, alla periferia occidentale del capoluogo. Ha detto la Iervolino, facendo tra l’altro l'esempio dell'impianto di Vienna, “che è vicino all'ospedale, vicino all'università e in mezzo alle case” – come a dire “e, dunque, quale problema c’è?” -: “Il termovalorizzatore non è una apparecchiatura mortifera, ci è parso giusto scegliere un territorio che avesse alcune caratteristiche, e che cioè fosse facilmente accessibile, il cui terreno non fosse inquinato in modo da poter iniziare immediatamente i lavori e che consentisse per superficie la realizzazione del termovalorizzatore che però è di città, [non] un bestione che bruci l'immondizia di tutte le regioni. Vogliamo qualcosa che serve per Napoli e in questo senso abbiamo voluto dare una risposta precisa e puntuale a un obbligo che ci veniva dalla legge”. Cosa loro insomma. E a maggior ragione è duro, veramente duro, dare una spiegazione logica alle inadempienze finora “coltivate” e premiate dalla cittadinanza. Trasformatasi in agit-prop pro inceneritore, la Iervolino, dicono le cronache, ha annunciato anche la propria disponibilità a spiegare in prima persona, assieme al sindaco di Brescia e a quello di Vienna, la non pericolosità della presenza del termovalorizzatore ai cittadini nella municipalità in cui sarà realizzato l'impianto.
Attenzione, però, siamo a Fuorigrotta, e, dunque, fuochi d’artificio “festosi” già si preparano per accogliere la sindachessa: il presidente della municipalità, uno del suo stesso partito, Giuseppe Balzamo, in un incontro pubblico ha confermato la linea dura contro la decisione dell'amministrazione comunale. Ha detto: “Questa scelta distrugge un quartiere da decenni in attesa di rilancio. Erano state fatte promesse e anche avviate iniziative, come la privatizzazione delle terme per farle diventare cuore di un nuovo sviluppo turistico-congressuale, e ora si vanifica tutto. Ora, invece, hanno cambiato tutto. Ma la cittadinanza di Agnano ha il diritto-dovere di far sentire la sua voce, di reagire a questa imposizione che la metterebbe in ginocchi”. Insomma gli amministratori pidini hanno mantenuto il loro potere a qualunque livello garantendo la non-decisione sui problemi fondamentali con la filosofia del meglio non fare niente che non rischiare di scontentare qualcuno. Ed adesso si trovano a dover decidere e finalmente “fare”: un mestiere che non amano molto perché “lavorare” stanca, mentre muovere la bocca, mestiere in cui sono veri maestri, un po’ meno.

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