Ieri è successo. Alla fine, a furia di gridare “al lupo! al lupo!”, al finto lupo, quello vero s’è fatto vedere. È successo all’ultima puntata di Annozero, il programma su RaiDue d’un Santoro esterrefatto lui pure dall’evento, che lo ha messo in chiara difficoltà. Per dirla in breve la trasmissione in più riprese è stata sopraffatta dall’intromissione, da sovrapposizioni, da interferenze di TeleCamorra ogni qualvolta lo studio di collegava con Chiaiano. Alla lunga, Santoro stesso se ne è reso conto, tant’è che, fidando nella consueta abilità nel rigirare la frittata che gli si riconosce senza problema, ha provato, a fatica e smaniando, a rimettere più volte la trasmissione sul giusto binario usando l’altro tema del giorno, l’anticamorra, e la comprovata serietà di Sandro Ruotolo. Ma che non sia riuscito a convincere di non essere stato – lui pure! – strumentalizzato, lo ha sottolineato Vauro, con la sua ultima vignetta – in cui Santoro viene mostrato in tv ripreso in primo piano per non far vedere che si tocca le parti basse – preparata con altre intenzioni, ma mai così vera come in quel momento a fine trasmissione.
Perché l’impressione era netta: ad ogni collegamento con la piazza di Chiaiano gestita dal clone biondo della Rula Jebrail dell’altra edizione [una Rula Jebrail, tra parentesi appunto, come quella rivista l’altra sera a Matrix, che nell’immaginario si guadagna la palma di miglior ambasciatrice di Israele, perché ogni volta che parla, il consenso verso il governo di Tel Aviv aumenta – è constatazione, non cattiveria gratuita], che dismesso il ruolo di giornalista s’inventava quello di “agit-prop dei poveri cristi”, l’impressione, dicevo, più che di una sensata protesta popolare, era quella di una mini-passerella di familiari, sorelle, mogli, fratelli, che con unghie e denti difendessero gli interessi di cari “eccellenti”, per i modi e i toni e soprattutto per i contenuti della querelle gridata. E il tocco finale, il babà, è stato quel giovane docente universitario napoletano, chiamato a sproloquiare da Parigi a spese del contribuente, un vero Solone, inconsapevole testimone, fossile guida, dello stato di calamità in cui versa oggi l’università italiana, che non ha ben compreso il contesto che ridicolizzava il suo intervento, pensato [forse] in redazione per altra scaletta della trasmissione. Tant’è che l’intelligente Santoro ha capito che era troppo e poiché il troppo stroppia non solo lo ha interrotto, ma alla fine, come a prenderne le distanze, non l’ha nemmeno salutato.
Se l’ultima trasmissione doveva essere una sorta di puntello per una riedizione, le cose, gli eventi e gl’interventi, hanno remato contro, dimostrando che quello di Santoro oggi è disservizio pubblico. E, dunque, delle due cose l’una o l’altra: o si cancella il canone televisivo o non si mandano più in onda trasmissioni come quella di ieri sera.
Perché l’impressione era netta: ad ogni collegamento con la piazza di Chiaiano gestita dal clone biondo della Rula Jebrail dell’altra edizione [una Rula Jebrail, tra parentesi appunto, come quella rivista l’altra sera a Matrix, che nell’immaginario si guadagna la palma di miglior ambasciatrice di Israele, perché ogni volta che parla, il consenso verso il governo di Tel Aviv aumenta – è constatazione, non cattiveria gratuita], che dismesso il ruolo di giornalista s’inventava quello di “agit-prop dei poveri cristi”, l’impressione, dicevo, più che di una sensata protesta popolare, era quella di una mini-passerella di familiari, sorelle, mogli, fratelli, che con unghie e denti difendessero gli interessi di cari “eccellenti”, per i modi e i toni e soprattutto per i contenuti della querelle gridata. E il tocco finale, il babà, è stato quel giovane docente universitario napoletano, chiamato a sproloquiare da Parigi a spese del contribuente, un vero Solone, inconsapevole testimone, fossile guida, dello stato di calamità in cui versa oggi l’università italiana, che non ha ben compreso il contesto che ridicolizzava il suo intervento, pensato [forse] in redazione per altra scaletta della trasmissione. Tant’è che l’intelligente Santoro ha capito che era troppo e poiché il troppo stroppia non solo lo ha interrotto, ma alla fine, come a prenderne le distanze, non l’ha nemmeno salutato.
Se l’ultima trasmissione doveva essere una sorta di puntello per una riedizione, le cose, gli eventi e gl’interventi, hanno remato contro, dimostrando che quello di Santoro oggi è disservizio pubblico. E, dunque, delle due cose l’una o l’altra: o si cancella il canone televisivo o non si mandano più in onda trasmissioni come quella di ieri sera.
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