Dopo le “grillagini” di Di Pietro riporto un’esternazione dell’autorevole [si colga per favore l’ironia] ex ministro dell’ambiente Alfonso Pecoraro Scanio che ha osservato con grande acume che “l'ennesimo incidente ad una centrale nucleare poco distante da Trieste dimostra ancora una volta che il nucleare è estremamente pericoloso. Il futuro dell'energia è nelle rinnovabili e nel solare e non nel nucleare radioattivo, costoso e rischioso”. Detto questo per puro dovere di cronaca, veniamo ad altre dichiarazioni più “sull’evento”.
A Trieste, il presidente del Sincrotrone Elettra, Carlo Rizzuto, ha detto: “La mia preoccupazione è nulla, se è vero quello che sento. Siamo ben lontani da qualsiasi scenario allarmistico, visto che si tratta di una fuga di liquido dall'impianto di raffreddamento e che è già stata attivata una procedura di spegnimento sicuro dell'impianto. Dobbiamo capire adesso, ovviamente su quale circuito della centrale è successo: se su quello primario o su quello secondario che porta poi il calore alle turbine che generano l'elettricità. Sono sicuro che l'Agenzia per l'energia atomica di Vienna ha già predisposto l'invio sul posto di una squadra che verifichi il tutto, perché questa è la normale procedura”.
Il sottosegretario all'Ambiente, Roberto Menia, triestino ha detto: “L'informazione finale pervenuta dalla rete di pronta notifica dell'Unione europea conferma il fatto che l'impianto di Krsko è stato spento in sicurezza ed è quindi sotto controllo e stabile. Il ministero, in coordinamento con la Protezione Civile ha attivato anche le altre strutture operative con competenze in materia. In particolare i Vigili del fuoco stanno operando con mezzi e strumenti di rilevazione”. Già ieri sera il sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza aveva comunicato che nessuna traccia di radioattività era riscontrata in città e a Muggia. Ed anche il ministero della Salute assicurava che non c'era alcun rischio di contaminazione in Italia.
Sacrosanta la sottolineatura di Chicco Testa, ex presidente di Enel e Acea e presidente del Kyoto club, circa le prese di posizione come quelle di Di Pietro e dei Verdi: “La verità è che c'è sempre chi è pronto a speculare sulla paura, dovremmo piuttosto sentirci rassicurati che in questo caso i sistemi di sicurezza hanno dimostrato di esserci e di funzionare. Agitare la paura del nucleare, quando in Italia siamo riusciti a farci del male con i rifiuti solidi urbani mi sembra fuori luogo”.
Vanno annotate anche altre dichiarazioni sulla questione, come quella sensata ed equilibrata di Ermete Realacci, ministro dell'Ambiente del governo ombra del Pd: “Invitiamo il governo a prendere tutte le informazioni del caso e a chiarire al più presto la natura e l'entità di quanto accaduto”. dichiarazione che si può interpretare come un monito a tutti i “libidinosi” della polemica gratuita che dovrebbero zittirsi nell’attesa di avere notizie migliori dal punto di vista dell’informazione per non contribuire ad accrescere allarmismi ingiustificati per il solo gusto di polemizzare con dichiarazioni d’indirizzo del governo. Se Pecoraro Scanio decide di farlo è perché, quanto a credibilità, rischia poco. Come le solite cassandre che usano la parola per respirare. È quanto del resto evidenzia, riferendosi a Di Pietro, il vicepresidente del gruppo Pdl alla Camera, Italo Bocchino: “Sarebbe bene che l'opposizione smettesse con questo suo atteggiamento irresponsabile, stile sciacallo. Ogni occasione è buona per strumentalizzare. La politica del no nell'ambiente ha generato, fra i tanti problemi, anche l'emergenza rifiuti in Campania”.
Ma ritorniamo alla centrale nucleare di Krsko che collegata alla rete elettrica jugoslava il 2 ottobre del 1981, è diventata operativa il 15 gennaio del 1983. La sua costruzione fu frutto di una joint venture delle due repubbliche Slovenia e Croazia che all'epoca facevano parte della Jugoslavia.
La centrale è costituita da un reattore ad acqua pressurizzata realizzato dalla Westinghouse con una capacità di 632 megawatts. Il reattore utilizza 121 elementi di uranio arricchito, acqua distillata come rallentatore e 33 fasci da 20 barre di argento, cadmio e indio per regolare la potenza. La centrale è gestita dalla compagnia Nuklearna Elektrarna Krsko (Nek) di proprietà della compagnia elettrica slovena Gen-Energija (parte della statale Elektro-Slovenija, Eles) e della croata Hrvatska elektroprivreda (Hep). Le scorie nucleari prodotte sono custodite in un deposito poco distante che raggiungerà il limite di capacità fra tre anni. La data stabilità per la cessazione dell'attività della centrale di Krsko è il 14 gennaio del 2023 e i lavori di smantellamento andranno avanti per 13 anni.
È, dunque, una centrale PWR della generazione precedente il disastro di Cernobyl, di poco posteriore alla centrale di Caorso, costruita con la diversa tecnologia BWR.
Comunque la si pensi, va fatto notare che l’incidente di ieri ha una seconda lettura diversa da quella sfascista che già suona il peana del “Per convincere l'opinione pubblica non basteranno i supersconti in bolletta promessi da Scajola per quei comuni che accetteranno di ospitare le centrali nucleari italiani”. Una lettura che è stata espressa dal presidente della regione Veneto, Giancarlo Galan: “Ipocrita [è] pagare una bolletta energetica molto superiore a quella di altri Paesi e poi subire anche le eventuali conseguenze negative che, in caso di incidente, ci sarebbero lo stesso”. Già, perché gli effetti di un eventuale incidente nucleare, per capirci, mica chiedono il visto d’ingresso alla frontiera, né si fanno fermare da cartelli tipo “comune denuclearizzato”. E noi siamo circondati da centrali nucleari che tra l’altro forniscono energia al nostro Paese. Prima di darsi, dunque, ad altri raid antinucleari, forse è il caso di riflettere sulla questione per una prima volta seriamente.
A Trieste, il presidente del Sincrotrone Elettra, Carlo Rizzuto, ha detto: “La mia preoccupazione è nulla, se è vero quello che sento. Siamo ben lontani da qualsiasi scenario allarmistico, visto che si tratta di una fuga di liquido dall'impianto di raffreddamento e che è già stata attivata una procedura di spegnimento sicuro dell'impianto. Dobbiamo capire adesso, ovviamente su quale circuito della centrale è successo: se su quello primario o su quello secondario che porta poi il calore alle turbine che generano l'elettricità. Sono sicuro che l'Agenzia per l'energia atomica di Vienna ha già predisposto l'invio sul posto di una squadra che verifichi il tutto, perché questa è la normale procedura”.
Il sottosegretario all'Ambiente, Roberto Menia, triestino ha detto: “L'informazione finale pervenuta dalla rete di pronta notifica dell'Unione europea conferma il fatto che l'impianto di Krsko è stato spento in sicurezza ed è quindi sotto controllo e stabile. Il ministero, in coordinamento con la Protezione Civile ha attivato anche le altre strutture operative con competenze in materia. In particolare i Vigili del fuoco stanno operando con mezzi e strumenti di rilevazione”. Già ieri sera il sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza aveva comunicato che nessuna traccia di radioattività era riscontrata in città e a Muggia. Ed anche il ministero della Salute assicurava che non c'era alcun rischio di contaminazione in Italia.
Sacrosanta la sottolineatura di Chicco Testa, ex presidente di Enel e Acea e presidente del Kyoto club, circa le prese di posizione come quelle di Di Pietro e dei Verdi: “La verità è che c'è sempre chi è pronto a speculare sulla paura, dovremmo piuttosto sentirci rassicurati che in questo caso i sistemi di sicurezza hanno dimostrato di esserci e di funzionare. Agitare la paura del nucleare, quando in Italia siamo riusciti a farci del male con i rifiuti solidi urbani mi sembra fuori luogo”.
Vanno annotate anche altre dichiarazioni sulla questione, come quella sensata ed equilibrata di Ermete Realacci, ministro dell'Ambiente del governo ombra del Pd: “Invitiamo il governo a prendere tutte le informazioni del caso e a chiarire al più presto la natura e l'entità di quanto accaduto”. dichiarazione che si può interpretare come un monito a tutti i “libidinosi” della polemica gratuita che dovrebbero zittirsi nell’attesa di avere notizie migliori dal punto di vista dell’informazione per non contribuire ad accrescere allarmismi ingiustificati per il solo gusto di polemizzare con dichiarazioni d’indirizzo del governo. Se Pecoraro Scanio decide di farlo è perché, quanto a credibilità, rischia poco. Come le solite cassandre che usano la parola per respirare. È quanto del resto evidenzia, riferendosi a Di Pietro, il vicepresidente del gruppo Pdl alla Camera, Italo Bocchino: “Sarebbe bene che l'opposizione smettesse con questo suo atteggiamento irresponsabile, stile sciacallo. Ogni occasione è buona per strumentalizzare. La politica del no nell'ambiente ha generato, fra i tanti problemi, anche l'emergenza rifiuti in Campania”.
Ma ritorniamo alla centrale nucleare di Krsko che collegata alla rete elettrica jugoslava il 2 ottobre del 1981, è diventata operativa il 15 gennaio del 1983. La sua costruzione fu frutto di una joint venture delle due repubbliche Slovenia e Croazia che all'epoca facevano parte della Jugoslavia.
La centrale è costituita da un reattore ad acqua pressurizzata realizzato dalla Westinghouse con una capacità di 632 megawatts. Il reattore utilizza 121 elementi di uranio arricchito, acqua distillata come rallentatore e 33 fasci da 20 barre di argento, cadmio e indio per regolare la potenza. La centrale è gestita dalla compagnia Nuklearna Elektrarna Krsko (Nek) di proprietà della compagnia elettrica slovena Gen-Energija (parte della statale Elektro-Slovenija, Eles) e della croata Hrvatska elektroprivreda (Hep). Le scorie nucleari prodotte sono custodite in un deposito poco distante che raggiungerà il limite di capacità fra tre anni. La data stabilità per la cessazione dell'attività della centrale di Krsko è il 14 gennaio del 2023 e i lavori di smantellamento andranno avanti per 13 anni.
È, dunque, una centrale PWR della generazione precedente il disastro di Cernobyl, di poco posteriore alla centrale di Caorso, costruita con la diversa tecnologia BWR.
Comunque la si pensi, va fatto notare che l’incidente di ieri ha una seconda lettura diversa da quella sfascista che già suona il peana del “Per convincere l'opinione pubblica non basteranno i supersconti in bolletta promessi da Scajola per quei comuni che accetteranno di ospitare le centrali nucleari italiani”. Una lettura che è stata espressa dal presidente della regione Veneto, Giancarlo Galan: “Ipocrita [è] pagare una bolletta energetica molto superiore a quella di altri Paesi e poi subire anche le eventuali conseguenze negative che, in caso di incidente, ci sarebbero lo stesso”. Già, perché gli effetti di un eventuale incidente nucleare, per capirci, mica chiedono il visto d’ingresso alla frontiera, né si fanno fermare da cartelli tipo “comune denuclearizzato”. E noi siamo circondati da centrali nucleari che tra l’altro forniscono energia al nostro Paese. Prima di darsi, dunque, ad altri raid antinucleari, forse è il caso di riflettere sulla questione per una prima volta seriamente.
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