venerdì 13 giugno 2008

"Stazioni di quieto esilio" di Maurizio Meschia

Maurizio Meschia (Milano, 1952) ha pubblicato con Book Editore nel 2004, nella collezione di poesia “Tabula” curata da Massimo Scrignòli, il libro di poesie “Stazioni di quieto esilio”. Un libro che conferma la maturità espressiva del percorso in poesia dell’autore. Riporto qui tre liriche tratte dal libro.

Tempo

Nella pietra di Gerusalemme
o tra chiamate di Borsa
è il grande assente.
La flemma di impeccabili artigiani
su quadranti ha inventato movimenti
vicini al meccanismo universale.
Perché l’uomo ha bisogno di misure,
di dominare il relativo sua condanna
che lo dispera o lo blandisce onnipotente.
L’alfa e l’omega sono verità parziali
del libro che consola dell’enigma.


L’ora blu

È l’ora che non ha ora. È il momento
che ti si forma un suono.
Atterra un’ala dal vuoto di colore
per far che l’io ci salga e si spaesi.
Da un infinito di secondi spesi
ritorna a terra un piccolo pensiero,
un segno che non c’era,
di cui si va perdendo già ogni traccia.


Passaggio a livello

Uno spaccato di ferrovia
apre un cielo vibrato e la malinconia
per cui c’è vita, alta trionfa.
Chiaro dicembre, che voglia di sereno
e che paura piccola nell’intimo s’intana.
La via smarrita in fondo via non era
se nella sera melodiosa lo straniero
che ti abitava intona una preghiera.

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