Oggi presento qui alcune liriche di autori slavi, tratte dal libro “Poesie d’amore dell’Ottocento e del primo novecento”, pubblicato dal Club degli Editori nel 1970.
Parto con una poesia del poeta croato Vladimir Vidrić (1875-1909).
Quadretto pompeiano
Là nella valle, dove i lauri stormiscono
e scorrono le acque d’argento,
battono i cuori… Neri satiri
un rubicondo montone rosolano.
Sotto un lucente ceppo si leva la fiamma,
fremono i rami roventi,
sul petto del satiro cela la donna
le guance amorose.
E tutt’intorno saltellano i satiri
e con le corna si battono,
anfore portano, anfore trascinano
e bevono il vino melato.
E incoronati di vite selvatica
levano un folle baccano.
Battono i cuori. Dal bosco leggiadro
le bianche ninfe danno risposta.
Proseguo con una lirica del poeta croato Antun Gustav Matoš (1873-1914).
La tomba della baiadera
Viandante, su questo colle senza nome
si dan convegno le bianche fate;
questa fossa abbandonata
ricopre ceneri d’ali umane.
Quando in mezzo a te ella viveva,
o terra, come ogni ombra,
nemmen tu l’avvertivi,
tanto lieve era il suo piede.
Solo il grillo, maestro nero,
stridendo un prestissimo
or è il suo kapellmeister;
sulla tomba intanto la chiara luna,
gialla ballerina, lieve danza
un suo pianissimo.
E chiudo con una poesia del poeta croato Petar Preradović (1818-1872).
Il morto amore
Ove sotterrar, amore mio, ti posso,
or che esalasti l’ultimo respiro?
Nel mio cuor non troveresti pace,
poiché la pace tu gliel’hai rapita.
S’io ti calo nella terra nera,
nella terra non ti dissolverai,
la fata marina i tuoi tesori
muterà in preziose perle.
La gente avida verrebbe allora
a scavarti di sotterra,
dal mar ti sottrarrebbe
a far di te empio mercato.
Ma tu spicca il volo, i miei sospiri
al ciel t’innalzino, stella sii,
e sul mio dolor risplendi:
là non ti raggiungerà nessuno.
Parto con una poesia del poeta croato Vladimir Vidrić (1875-1909).
Quadretto pompeiano
Là nella valle, dove i lauri stormiscono
e scorrono le acque d’argento,
battono i cuori… Neri satiri
un rubicondo montone rosolano.
Sotto un lucente ceppo si leva la fiamma,
fremono i rami roventi,
sul petto del satiro cela la donna
le guance amorose.
E tutt’intorno saltellano i satiri
e con le corna si battono,
anfore portano, anfore trascinano
e bevono il vino melato.
E incoronati di vite selvatica
levano un folle baccano.
Battono i cuori. Dal bosco leggiadro
le bianche ninfe danno risposta.
Proseguo con una lirica del poeta croato Antun Gustav Matoš (1873-1914).
La tomba della baiadera
Viandante, su questo colle senza nome
si dan convegno le bianche fate;
questa fossa abbandonata
ricopre ceneri d’ali umane.
Quando in mezzo a te ella viveva,
o terra, come ogni ombra,
nemmen tu l’avvertivi,
tanto lieve era il suo piede.
Solo il grillo, maestro nero,
stridendo un prestissimo
or è il suo kapellmeister;
sulla tomba intanto la chiara luna,
gialla ballerina, lieve danza
un suo pianissimo.
E chiudo con una poesia del poeta croato Petar Preradović (1818-1872).
Il morto amore
Ove sotterrar, amore mio, ti posso,
or che esalasti l’ultimo respiro?
Nel mio cuor non troveresti pace,
poiché la pace tu gliel’hai rapita.
S’io ti calo nella terra nera,
nella terra non ti dissolverai,
la fata marina i tuoi tesori
muterà in preziose perle.
La gente avida verrebbe allora
a scavarti di sotterra,
dal mar ti sottrarrebbe
a far di te empio mercato.
Ma tu spicca il volo, i miei sospiri
al ciel t’innalzino, stella sii,
e sul mio dolor risplendi:
là non ti raggiungerà nessuno.
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