Ieri, la Sezione di fisica ambientale dell'Arpa Friuli Venezia Giulia, l’Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente, che ha concluso il monitoraggio straordinario sul particolato atmosferico allo scopo di evidenziare l'eventuale presenza di radionuclidi artificiali gamma emettitori, ha reso noto che le analisi dell'aria e degli alimenti effettuate nella regione hanno dato risultati normali e non vi alcuna traccia di radioattività. L’Arpa, dopo due ulteriori misure di spettrometria gamma effettuate il 7 e l'8 giugno, prosegue il monitoraggio di routine. L’allarme causato dal guasto, ormai riparato, alla centrale nucleare di Krško, in Slovenia è del tutto rientrato.
Il governo ha avanzato la proposta di una commissione bilaterale italo-slovena formata da tecnici, ingegneri ed esperti di energia nucleare per far piena luce sul guasto registrato mercoledì scorso nella centrale di Krško. L'eventuale via libera della Slovenia alla formazione della commissione bilaterale, consentirebbe ai tecnici italiani dell’Apat di effettuare ispezioni, assieme ai colleghi sloveni, all'interno dell'impianto gestito dalla Nek. I sopralluoghi avrebbero la doppia funzione di accertare la natura del guasto che ha provocato la perdita di liquido refrigerante e di acquisire ulteriori informazioni sulle tecnologie, le apparecchiature e i protocolli di sicurezza utilizzati a Krško, dati che andrebbero ad aggiungersi a quelli già forniti all'Italia e agli altri Paesi dell'Unione dall'Agenzia internazionale per l'energia nucleare.
Sabato Il Piccolo online ha pubblicato un articolo di Maddalena Rebecca che riportava un colloquio avuto con Rado Polh, 54 anni, che lavora come tecnico alla centrale nucleare di Krško da ben 28 anni, e che ha collaborato alla costruzione del reattore. E dal 1983, dall’entrata in funzione ufficiale dell’impianto, vigila sul suo corretto funzionamento. Ma prima di riportare in sintesi le cose dette dal tecnico, riporto la testimonianza raccolta dalla giornalista di una giovane, laureata a Lubiana in Economia dello Sviluppo sostenibile, per quel giusto dovuto d’un contraltare: «Associazioni ambientaliste o partiti simili ai vostri Verdi qui a Krško non esistono. La gente si lamenta ma non ha alcuna voglia di impegnarsi attivamente. È come se tutti fossero rassegnati o disinteressati. Le proteste, quando avvengono, sono opera di attivisti stranieri. Qualche anno fa sono arrivati per esempio degli austriaci che si sono incatenati alle rotaie del centro per chiedere lo smantellamento della centrale. La gente del posto li ha guardati, ha dato loro ragione, ma poi non ha mosso un dito. E il Comune non aiuta certo a sensibilizzare sui temi dell’ambiente o a creare percorsi di aggregazione. All’amministrazione municipale interessa solo intascare i soldi che il governo destina alle popolazioni della zona come risarcimento per i disagi legati alla presenza della centrale. E se la politica si comporta così, è facile anche capire perchè la società civile non riesca a farsi sentire».
Ecco cosa invece ha detto il Polh, che, tra l’altro, lavora nella zona secondaria, proprio dove si è verificata la fuoriuscita di liquido refrigerante, con turni di otto ore, compresi quelli notturni che iniziano alle 22, ed ogni sette giorni di lavoro, ha diritto ad una giornata e mezza di riposo. Innanzitutto su come sono trattati i 600 dipendenti della centrale: «Vede come sono abbronzato in faccia? È perché sono appena tornato da due settimane di mare a Strugnano, completamente pagate dall’azienda. Tutti i dipendenti della Nek vengono mandati in vacanza una volta l’anno e hanno anche la possibilità di scegliere la località di villeggiatura. Si può andare a sciare sul Monte Kanin o a Rogla, fare passeggiate sulle colline di Povec, oppure dedicarsi ai fanghi e alle saune alle terme di Rogaška Slatina. Altrimenti, si fa come me e si va in spiaggia». Il prezzo del rischio? «Niente di tutto questo. L’azienda non ci vuole assolutamente comprare. Semplicemente pensa alla nostra salute. La Nek sa che le persone in vacanza si rilassano e che se al loro ritorno in azienda stanno bene, faranno meno assenza per malattia. Tutto qui». I benefit: «Se hai bisogno di comprar casa o di ristrutturare l’appartamento ti fanno un prestito che puoi restituire con calma. E se sei affaticato, hai diritto a buoni sconto per i fare i trattamenti che ti servono. La Nek, insomma, si prende cura di noi come dovrebbero fare tutte le aziende. Le fabbriche degli altri Paesi europei dovrebbero prendere la centrale di Krško come modello». “Fedeltà” del dipendente? «Lei adesso pensa che io parli in questo modo per non andar contro ai miei “padroni”. Ma le cose non stanno così e sa perché? Io mi trovo in una situazione che mi consentirebbe tranquillamente di criticare la Nek, se solo lo volessi. Il 12 luglio infatti andrò in pensione. In base alle indicazioni emesse da una commissione medica istituita dal governo io, in virtù del mio impiego alla centrale nucleare, ho diritto ad abbandonare il lavoro con 7 anni di anticipo rispetto alla data prevista. Capisce? Sono nelle condizioni di lanciare ogni tipo di accusa senza rischiare niente. Ma non lo faccio perchè sono sinceramente, autenticamente convinto di quello che dico. La nostra è un’azienda valida e seria, a cui i dipendenti stanno davvero a cuore. Lei può anche non credermi, ma le cose stanno davvero così». Come mai allora l’incidente? «Intanto parlare di incidente non è corretto. Io so bene cos’è successo. Quello è il mio reparto e sono stato tra i primi ad arrivare nel punto in cui è verificata la perdita di liquido. La perdita è stata provocata dal semplice logoramento della giuntura di una valvola e non da chissà quale difetto strutturale. Tutto poi è stato gestito in maniera perfetta. Nessuno ha perso la testa e non ci sono state scene di panico. Gli indicatori hanno immediatamente rilevato l’anomalia e subito sono iniziate le procedure per lo spegnimento graduale del reattore. Alle 20 eravamo già tutti fuori e già stasera [venerdì scorso] inizieremo a riparare la valvola. Quanto alla mancata comunicazione ai residenti, è vero non sono stati avvisati e questo è stato un errore. Alla fine ad informare dell’accaduto è stata l’Unione Europea e non la Slovenia. Posso assicurare però che se l’incidente fosse stato davvero serio, l’allarme sarebbe scattato tempestivamente». Sulla presenza a Krško di tante donne infertili e di un’incidenza di tumori superiore alla media: «Sì, è vero, questi problemi effettivamente esistono. Nessuno però è in grado di dire se siano collegati alla centrale. Io so solo che i controlli sulle radiazioni vengono fatti con regolarità. Ci sono esperti di Vienna e degli Stati Uniti che effettuano periodicamente le verifiche e non sono mai stati registrati pericoli. Anche all’interno della centrale, poi, esiste una commissione medica che monitora i dipendenti. Ogni anno ognuno di noi viene sottoposto ad un visita accurata. E i tecnici che lavorano nella zona primaria, quella dove il rischio di entrare in contatto con le radiazioni è più alto, prima della fine di ogni turno passano una specie di “check point” per controllare che tutto sia nella norma. Insomma noi ci sentiamo davvero sicuri». La mensa della centrale: «Siamo trattati come in hotel. Tutti noi mangiamo al lavoro senza alcuna preoccupazione perché sappiamo di non correre rischi. Voglio che lo scriva. Io non ho mai avuto paura in 28 anni di lavoro. Si ha paura solo di ciò che non si conosce. E noi conosciamo alla perfezione l’impianto e ci fidiamo della tecnologia delle apparecchiature».
La figlia stagista in centrale, dice: «Io in centrale andrei a lavorarci subito. Ho già fatto uno stage in amministrazione e, se mi offrissero un impiego stabile, non ci penserei un attimo. Del resto perché dovrei rifiutare. Mio papà ci è stato per 28 anni senza aver mai problemi. Chi dice di aver paura, non sa di cosa parla».
Chiudo dicendo che Rado Polh non è l’unico a pensarla così. Ho, a suo tempo, riscontrato la stessa sicurezza in un mio cugino che con la moglie ha lavorato alla costruzione della centrale: la mano sul fuoco.
Il governo ha avanzato la proposta di una commissione bilaterale italo-slovena formata da tecnici, ingegneri ed esperti di energia nucleare per far piena luce sul guasto registrato mercoledì scorso nella centrale di Krško. L'eventuale via libera della Slovenia alla formazione della commissione bilaterale, consentirebbe ai tecnici italiani dell’Apat di effettuare ispezioni, assieme ai colleghi sloveni, all'interno dell'impianto gestito dalla Nek. I sopralluoghi avrebbero la doppia funzione di accertare la natura del guasto che ha provocato la perdita di liquido refrigerante e di acquisire ulteriori informazioni sulle tecnologie, le apparecchiature e i protocolli di sicurezza utilizzati a Krško, dati che andrebbero ad aggiungersi a quelli già forniti all'Italia e agli altri Paesi dell'Unione dall'Agenzia internazionale per l'energia nucleare.
Sabato Il Piccolo online ha pubblicato un articolo di Maddalena Rebecca che riportava un colloquio avuto con Rado Polh, 54 anni, che lavora come tecnico alla centrale nucleare di Krško da ben 28 anni, e che ha collaborato alla costruzione del reattore. E dal 1983, dall’entrata in funzione ufficiale dell’impianto, vigila sul suo corretto funzionamento. Ma prima di riportare in sintesi le cose dette dal tecnico, riporto la testimonianza raccolta dalla giornalista di una giovane, laureata a Lubiana in Economia dello Sviluppo sostenibile, per quel giusto dovuto d’un contraltare: «Associazioni ambientaliste o partiti simili ai vostri Verdi qui a Krško non esistono. La gente si lamenta ma non ha alcuna voglia di impegnarsi attivamente. È come se tutti fossero rassegnati o disinteressati. Le proteste, quando avvengono, sono opera di attivisti stranieri. Qualche anno fa sono arrivati per esempio degli austriaci che si sono incatenati alle rotaie del centro per chiedere lo smantellamento della centrale. La gente del posto li ha guardati, ha dato loro ragione, ma poi non ha mosso un dito. E il Comune non aiuta certo a sensibilizzare sui temi dell’ambiente o a creare percorsi di aggregazione. All’amministrazione municipale interessa solo intascare i soldi che il governo destina alle popolazioni della zona come risarcimento per i disagi legati alla presenza della centrale. E se la politica si comporta così, è facile anche capire perchè la società civile non riesca a farsi sentire».
Ecco cosa invece ha detto il Polh, che, tra l’altro, lavora nella zona secondaria, proprio dove si è verificata la fuoriuscita di liquido refrigerante, con turni di otto ore, compresi quelli notturni che iniziano alle 22, ed ogni sette giorni di lavoro, ha diritto ad una giornata e mezza di riposo. Innanzitutto su come sono trattati i 600 dipendenti della centrale: «Vede come sono abbronzato in faccia? È perché sono appena tornato da due settimane di mare a Strugnano, completamente pagate dall’azienda. Tutti i dipendenti della Nek vengono mandati in vacanza una volta l’anno e hanno anche la possibilità di scegliere la località di villeggiatura. Si può andare a sciare sul Monte Kanin o a Rogla, fare passeggiate sulle colline di Povec, oppure dedicarsi ai fanghi e alle saune alle terme di Rogaška Slatina. Altrimenti, si fa come me e si va in spiaggia». Il prezzo del rischio? «Niente di tutto questo. L’azienda non ci vuole assolutamente comprare. Semplicemente pensa alla nostra salute. La Nek sa che le persone in vacanza si rilassano e che se al loro ritorno in azienda stanno bene, faranno meno assenza per malattia. Tutto qui». I benefit: «Se hai bisogno di comprar casa o di ristrutturare l’appartamento ti fanno un prestito che puoi restituire con calma. E se sei affaticato, hai diritto a buoni sconto per i fare i trattamenti che ti servono. La Nek, insomma, si prende cura di noi come dovrebbero fare tutte le aziende. Le fabbriche degli altri Paesi europei dovrebbero prendere la centrale di Krško come modello». “Fedeltà” del dipendente? «Lei adesso pensa che io parli in questo modo per non andar contro ai miei “padroni”. Ma le cose non stanno così e sa perché? Io mi trovo in una situazione che mi consentirebbe tranquillamente di criticare la Nek, se solo lo volessi. Il 12 luglio infatti andrò in pensione. In base alle indicazioni emesse da una commissione medica istituita dal governo io, in virtù del mio impiego alla centrale nucleare, ho diritto ad abbandonare il lavoro con 7 anni di anticipo rispetto alla data prevista. Capisce? Sono nelle condizioni di lanciare ogni tipo di accusa senza rischiare niente. Ma non lo faccio perchè sono sinceramente, autenticamente convinto di quello che dico. La nostra è un’azienda valida e seria, a cui i dipendenti stanno davvero a cuore. Lei può anche non credermi, ma le cose stanno davvero così». Come mai allora l’incidente? «Intanto parlare di incidente non è corretto. Io so bene cos’è successo. Quello è il mio reparto e sono stato tra i primi ad arrivare nel punto in cui è verificata la perdita di liquido. La perdita è stata provocata dal semplice logoramento della giuntura di una valvola e non da chissà quale difetto strutturale. Tutto poi è stato gestito in maniera perfetta. Nessuno ha perso la testa e non ci sono state scene di panico. Gli indicatori hanno immediatamente rilevato l’anomalia e subito sono iniziate le procedure per lo spegnimento graduale del reattore. Alle 20 eravamo già tutti fuori e già stasera [venerdì scorso] inizieremo a riparare la valvola. Quanto alla mancata comunicazione ai residenti, è vero non sono stati avvisati e questo è stato un errore. Alla fine ad informare dell’accaduto è stata l’Unione Europea e non la Slovenia. Posso assicurare però che se l’incidente fosse stato davvero serio, l’allarme sarebbe scattato tempestivamente». Sulla presenza a Krško di tante donne infertili e di un’incidenza di tumori superiore alla media: «Sì, è vero, questi problemi effettivamente esistono. Nessuno però è in grado di dire se siano collegati alla centrale. Io so solo che i controlli sulle radiazioni vengono fatti con regolarità. Ci sono esperti di Vienna e degli Stati Uniti che effettuano periodicamente le verifiche e non sono mai stati registrati pericoli. Anche all’interno della centrale, poi, esiste una commissione medica che monitora i dipendenti. Ogni anno ognuno di noi viene sottoposto ad un visita accurata. E i tecnici che lavorano nella zona primaria, quella dove il rischio di entrare in contatto con le radiazioni è più alto, prima della fine di ogni turno passano una specie di “check point” per controllare che tutto sia nella norma. Insomma noi ci sentiamo davvero sicuri». La mensa della centrale: «Siamo trattati come in hotel. Tutti noi mangiamo al lavoro senza alcuna preoccupazione perché sappiamo di non correre rischi. Voglio che lo scriva. Io non ho mai avuto paura in 28 anni di lavoro. Si ha paura solo di ciò che non si conosce. E noi conosciamo alla perfezione l’impianto e ci fidiamo della tecnologia delle apparecchiature».
La figlia stagista in centrale, dice: «Io in centrale andrei a lavorarci subito. Ho già fatto uno stage in amministrazione e, se mi offrissero un impiego stabile, non ci penserei un attimo. Del resto perché dovrei rifiutare. Mio papà ci è stato per 28 anni senza aver mai problemi. Chi dice di aver paura, non sa di cosa parla».
Chiudo dicendo che Rado Polh non è l’unico a pensarla così. Ho, a suo tempo, riscontrato la stessa sicurezza in un mio cugino che con la moglie ha lavorato alla costruzione della centrale: la mano sul fuoco.
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