Ieri, dunque, i ministri dell'Interno dell'Ue hanno approvato l'intesa raggiunta sulla direttiva per i rimpatri degli immigrati clandestini extracomunitari. La presidenza slovena intende far approvare la direttiva dal Parlamento europeo, in prima lettura nella plenaria del 18 giugno. Fonti europee hanno riferito che la decisione è stata presa all'unanimità. La direttiva approvata vuole armonizzare la normativa europea per quanto riguarda i rimpatri e prevede, tra l'altro, la possibilità di detenere un immigrato clandestino fino a 18 mesi in appositi centri, in caso di rischio di fuga, di non collaborazione nel rimpatrio e qualora non siano disponibili i suoi documenti. La procedura prevede anche il divieto di reingresso nell'Ue per un massimo di cinque anni per chi è stato colpito da un provvedimento di rimpatrio.
Secondo Maroni, il via libera dato ieri alla direttiva europea conferma che l'introduzione del reato di immigrazione clandestina è "la via giusta". E quanto al polverone sollevato sui media dai dubbi del Cavaliere ha detto: “Mi è parso di capire che Berlusconi abbia espresso le sue perplessità sull'efficacia, sul modo in cui questa norma possa essere applicata: sovraffollamento delle carceri, l'azione dei magistrati. Se l'obiezione del premier è questa, può stare tranquillo e vedrà che sarà risolto il problema”. E ha aggiunto, con evidente riferimento alla fregola di scoop dei media, di aver deciso, “per evitare incidenti diplomatici”, “di seguire personalmente l'iter del decreto e del disegno andando sia in commissione, martedì, sia in aula nei giorni successivi per esprimere la posizione del governo”.
Intanto la novità in Parlamento di ieri è un emendamento dei relatori al decreto sicurezza, che inserisce le prostitute nell'elenco dei soggetti pericolosi per la sicurezza e la pubblica moralità. La proposta di modifica presentata dai presidenti delle commissioni Giustizia e Affari costituzionali del Senato, Filippo Berselli e Carlo Vizzini, prevede che nella legge n. 1423 del 1956 sulle “misure di prevenzione nei confronti delle persone pericolose per la sicurezza e la pubblica moralità” sia inserita anche la categoria delle prostitute accanto a quelle degli oziosi e vagabondi, di chi pratica traffici illeciti, dei delinquenti abituali, degli sfruttatori di prostitute e minori, degli spacciatori. L'emendamento stabilisce che deve essere considerato soggetto pericoloso per sicurezza e moralità anche chi vive “del provento della propria prostituzione e venga colto nel palese esercizio di detta attività”.
Secondo Maroni, il via libera dato ieri alla direttiva europea conferma che l'introduzione del reato di immigrazione clandestina è "la via giusta". E quanto al polverone sollevato sui media dai dubbi del Cavaliere ha detto: “Mi è parso di capire che Berlusconi abbia espresso le sue perplessità sull'efficacia, sul modo in cui questa norma possa essere applicata: sovraffollamento delle carceri, l'azione dei magistrati. Se l'obiezione del premier è questa, può stare tranquillo e vedrà che sarà risolto il problema”. E ha aggiunto, con evidente riferimento alla fregola di scoop dei media, di aver deciso, “per evitare incidenti diplomatici”, “di seguire personalmente l'iter del decreto e del disegno andando sia in commissione, martedì, sia in aula nei giorni successivi per esprimere la posizione del governo”.
Intanto la novità in Parlamento di ieri è un emendamento dei relatori al decreto sicurezza, che inserisce le prostitute nell'elenco dei soggetti pericolosi per la sicurezza e la pubblica moralità. La proposta di modifica presentata dai presidenti delle commissioni Giustizia e Affari costituzionali del Senato, Filippo Berselli e Carlo Vizzini, prevede che nella legge n. 1423 del 1956 sulle “misure di prevenzione nei confronti delle persone pericolose per la sicurezza e la pubblica moralità” sia inserita anche la categoria delle prostitute accanto a quelle degli oziosi e vagabondi, di chi pratica traffici illeciti, dei delinquenti abituali, degli sfruttatori di prostitute e minori, degli spacciatori. L'emendamento stabilisce che deve essere considerato soggetto pericoloso per sicurezza e moralità anche chi vive “del provento della propria prostituzione e venga colto nel palese esercizio di detta attività”.
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