lunedì 28 giugno 2010

Anomali

Come spiega Giorgio Holzmann, deputato del Pdl, riportato oggi dal Corriere della Sera, l'istituto dei senatori a vita previsto dall'art. 59 della Costituzione, che ne disciplina nomina e prerogative, «è un retaggio dello Statuto albertino che prevedeva, al fianco di una Camera elettiva, un Senato composto dai principi della famiglia reale, i quali ne entravano a far parte di diritto al compimento del ventunesimo anno di età, e dai membri nominati a vita dal re, che li sceglieva tra categorie di dignitari individuate dall'articolo 33 dello stesso Statuto». Il motivo per cui oggi se ne parla è perché due proposte di legge, una alla Camera e una al Senato, presentate dal Pdl e dal presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga chiedono l'abolizione dell'articolo 59.
Come spiega Cossiga, nella nostra Costituzione «ci sono due istituti anomali per un regime rappresentativo e parlamentare basato sulla sovranità popolare espressa in libere e periodiche elezioni ed in contrasto con i suoi principi: quello dei senatori a vita e di diritto, e cioè degli ex presidenti della Repubblica che non rinuncino a tale ufficio, e quello dei senatori a vita nominati dal presidente della Repubblica». La loro presenza, secondo Cossiga, è un'anomalia «che può creare gravi distorsioni politico-istituzionali, quando i risultati elettorali portino a situazioni marginali, in cui per la formazione delle maggioranze i senatori a vita possono giocare un ruolo determinante». Come più di una volta è successo al tempo dell'ultimo governo Prodi.
L'articolo del Corriere porta anche un'osservazione del senatore Raffaele Lauro che sottolinea come «nelle democrazie i presidenti della Repubblica, una volta terminato il loro mandato, tornano ad essere privati cittadini senza godere di alcun privilegio né di alcun status particolare».
Per chiudere una «speranza»: per estensione, come sarebbe bello se i politici non fossero mantenuti a vita dai partiti nelle istituzioni, ed il cittadino avesse realmente la possibilità di scegliere il proprio rappresentante in liste non blindate dalle segreterie.

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