mercoledì 16 giugno 2010

Incubo Gaza

Il quotidiano Haaretz ha pubblicato ieri un articolo in cui riporta alcune dichiarazioni al Comitato Affari esteri e Difesa della Knesset del direttore del servizio di sicurezza israeliano Shin Bet, Yuval Diskin. Diskin tra l'altro ha affermato che Hamas e la Jihad islamica sono in possesso nella Striscia di Gaza di 5.000 razzi con una gittata di 40 km. La gran parte di essi, 4.000, apparterrebbe ad Hamas, che possiederebbe anche parecchi missili capaci di colpire la regione centrale di Israele. E ha aggiunto che le organizzazioni terroristiche a Gaza continuano ad armarsi e a rinforzarsi, sia con la propria produzione di armi che col contrabbando.
Sull'embargo di Gaza il direttore dello Shin Bet ha detto, riferendosi alla volontà israeliana di allentare il blocco, che «non c'è nessuna crisi umanitaria nella Striscia di Gaza» e che personalmente non avrebbe alcun problema se si facilitasse il trasferimento di merci da Israele, poiché le armi adesso sono contrabbandate dal Sinai.
Del resto, già in precedenza Diskin aveva messo in guardia che togliere il blocco navale di Gaza, imposto tre anni fa «quando Hamas aveva strappato il potere a Gaza con un sanguinoso colpo di stato», sarebbe «uno sviluppo pericoloso per Israele». E, dunque, aveva avvertito che «sarebbe un'enorme falla nella sicurezza, anche se le navi fossero ispezionate durante il viaggio verso Gaza in porti internazionali». Un porto di Cipro, menzionato nell'audizione, come era quello dove erano ormeggiate le imbarcazioni della flottiglia di aiuti destinati a Gaza prima che i commandos israeliani le abbordassero in acque internazionali scontrandosi con gli attivisti su una di esse, evento che ha fatto il giro del mondo e che ha fatto molto male ad Israele.
Lo stesso giornale, lunedì, aveva pubblicato la notizia che un associazione di ebrei tedeschi stava progettando l'invio di un battello di aiuti umanitari per rompere il blocco navale di Gaza. Non solo, ma che cercava un secondo bastimento stante l'alto numero di adesioni all'iniziativa. Jewish Voices for a Just Peace, così si chiama l'associazione (Voci ebree per una pace giusta), aveva inizialmente pensato di mandare un piccolo battello da un non precisato porto del Mediterraneo a metà luglio, ma i preparativi del tentativo hanno subito un ritardo proprio per l'alto numero di richieste. La portavoce dell'associazione, Edith Lutz, ha detto che il primo battello, che può portare 14 passeggeri, è al completo e che più di altri 40 ebrei tedeschi stanno tentando di imbarcarsi in un secondo.

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