Su «Liberazione», quotidiano del Partito della Rifondazione Comunista, mercoledì 16 giugno si poteva leggere in prima pagina una lettera di Vittorio Rieser, presentata col titolo «Mameli, il tricolore e la Padania», che, per molti versi gustosa, trascrivo qui per chi dei miei lettori l'avesse persa.
«Caro direttore, ti scrivo su un tema lontano dai miei argomenti abituali, cioè a proposito del dibattito che sta imperversando sull'inno e sulla bandiera nazionali. Inno e bandiera che vangono contestati dalla Lega e difesi a spada tratta sia dalla "destra patriottica" che dalla "sinistra moderata".
Mi sembra che ambedue le parti presentino varie contraddizioni. Cominciamo dalla bandiera. Il tricolore nacque come bandiera, derivata dal tricolore della rivoluzione francese, a fine 700 nella Repubblica Cispadana (a Reggio Emilia): perché la Lega ce l'ha con un simbolo "padano"? Va bene che c'è il "cis", ma vuol solo indicare la riva sud del Po, sempre Padania è. In quanto alla destra patriottica, probabilmente crede che l'abbiano inventato i Savoia. Tutto sommato, anche se (come spero alcuni altri) preferirei la bandiera rossa, mi sento provvisoriamente di difenderlo, in nome delle sue origini rivoluzionarie.
Più contraddittoria ancora è la situazione sull'inno nazionale. L'Inno di Mameli ha parole che - se non si sapesse che è dell'Ottocento, e composto da una degnissima persona - uno lo prenderebbe per uno degli "inni del regime": Non parliamo poi della musica, orrenda e perfino comica nel suo "rapporto metrico" con le parole.
Il coro del Nabucco, sostenuto dalla Lega, è un coro degli ebrei prigionieri dei babilonesi; è curioso che non piaccia alla "sinistra-bene" e alla "destra-bene": si vede che gli ebrei piacciono quando (travestiti da Stato d'Israele) sono carcerieri ed oppressori; quando sono prigionieri ed oppressi, invece, li si lascia tranquillamente alla loro condizione.
Un'interessante alternativa è offerta da "la gatta" di Gino Paoli, proposta al posto dell'inno di Mameli in qualche zona del Veneto: bella canzone, però forse un po' lontana dalle funzioni di inno nazionale. Mi è venuta in mente una proposta innovativa: "vamos a la playa" degli indimenticabili Righeira. È vero che non è in italiano, ma è composta da padani doc, e poi le parole potrebbero passare per uno dei tanti dialetti padani che si vuole giustamente rivalutare. Inoltre, essa esprime almeno in parte l'attuale "Volksgeist", cioè uno spirito (ahimè) abbastanza diffuso in questi tempi.
Scusa la "digressione frivola", e buon lavoro.
Vittorio Rieser»
«Caro direttore, ti scrivo su un tema lontano dai miei argomenti abituali, cioè a proposito del dibattito che sta imperversando sull'inno e sulla bandiera nazionali. Inno e bandiera che vangono contestati dalla Lega e difesi a spada tratta sia dalla "destra patriottica" che dalla "sinistra moderata".
Mi sembra che ambedue le parti presentino varie contraddizioni. Cominciamo dalla bandiera. Il tricolore nacque come bandiera, derivata dal tricolore della rivoluzione francese, a fine 700 nella Repubblica Cispadana (a Reggio Emilia): perché la Lega ce l'ha con un simbolo "padano"? Va bene che c'è il "cis", ma vuol solo indicare la riva sud del Po, sempre Padania è. In quanto alla destra patriottica, probabilmente crede che l'abbiano inventato i Savoia. Tutto sommato, anche se (come spero alcuni altri) preferirei la bandiera rossa, mi sento provvisoriamente di difenderlo, in nome delle sue origini rivoluzionarie.
Più contraddittoria ancora è la situazione sull'inno nazionale. L'Inno di Mameli ha parole che - se non si sapesse che è dell'Ottocento, e composto da una degnissima persona - uno lo prenderebbe per uno degli "inni del regime": Non parliamo poi della musica, orrenda e perfino comica nel suo "rapporto metrico" con le parole.
Il coro del Nabucco, sostenuto dalla Lega, è un coro degli ebrei prigionieri dei babilonesi; è curioso che non piaccia alla "sinistra-bene" e alla "destra-bene": si vede che gli ebrei piacciono quando (travestiti da Stato d'Israele) sono carcerieri ed oppressori; quando sono prigionieri ed oppressi, invece, li si lascia tranquillamente alla loro condizione.
Un'interessante alternativa è offerta da "la gatta" di Gino Paoli, proposta al posto dell'inno di Mameli in qualche zona del Veneto: bella canzone, però forse un po' lontana dalle funzioni di inno nazionale. Mi è venuta in mente una proposta innovativa: "vamos a la playa" degli indimenticabili Righeira. È vero che non è in italiano, ma è composta da padani doc, e poi le parole potrebbero passare per uno dei tanti dialetti padani che si vuole giustamente rivalutare. Inoltre, essa esprime almeno in parte l'attuale "Volksgeist", cioè uno spirito (ahimè) abbastanza diffuso in questi tempi.
Scusa la "digressione frivola", e buon lavoro.
Vittorio Rieser»
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