venerdì 25 giugno 2010

Come la Corea del Nord

Flavio Suardi, oggi, su Il Sole 24 Ore, evidenziava che la disfatta della rappresentativa di Abete costerà alle casse federali dai 5 ai 21 milioni di dollari solo di premi Fifa e una trentina di milioni di minori introiti tra sponsor e fornitori.
Ad ogni squadra partecipante al Mondiale, la Fifa ha infatti garantito un milione di dollari a titolo di rimborso degli oneri di preparazione. Al termine delle tre partite della prima fase, ogni team incassa 8 milioni di dollari aggiuntivi, a prescindere dal passaggio del turno. L'Italia torna dunque a casa con 9 milioni di dollari in tasca nonostante la pessima prova nel girone eliminatorio: la stessa consolazione della Corea del Nord, eliminata dopo lo 0-7 subito dal Portogallo. Per chi, invece, continua l'avventura Mondiale, il montepremi della Fifa prevede altri scaglioni, fino al massimo di 30 milioni totali di dollari in caso di vittoria finale.
Il mondiale del 2006 aveva aiutato di molto la raccolta pubblicitaria: i marchi a sostegno degli azzurri nella spedizione sudafricana erano 27 e in totale hanno portato nelle casse federali 56 milioni di curo contro i circa 42 del quadriennio precedente. Lo sponsor Puma ha investito nell'avventura azzurra 15 milioni di curo all'anno per quattro anni, contro gli 11,5 annui del quadriennio precedente il mondiale in Germania nel 2006. Ci si può aspettare che la figuraccia sudafricana rallenti il desiderio di legare i propri marchi alla rappresentativa azzurra.
La morte di una squadra che forse si è stretta troppo poco a coorte significa anche questo o soprattutto questo. Già.

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