domenica 27 giugno 2010

Legittimo stordimento

Sul Corriere della Sera di venerdì scorso, Pierluigi Battista aveva inquadrato egregiamente la vicenda Brancher: «Deve organizzare un ministero. Non si sa quale, con quale denominazione esatta, con quali specifiche competenze, ma Aldo Brancher deve pur organizzarlo». L'articolo da cui è tratta la citazione è ricco di spunti di riflessione e di ironica denuncia d'un «ministro legittimamente impedito». Ieri, come si sa, la svolta all'insegna del basso profilo: annullata un'intervista tv, manco si fa vedere a Roma dove i fotografi invano facevano la spola tra ministero e Palazzo Chigi. Tant'è che arriva il rimprovero del senatore dell'Idv Stefano Pedica: «Siamo, insieme alla stampa ed ai Tg, davanti alla Presidenza del Consiglio e aspettiamo che il ministro Brancher si rechi al lavoro, visto che oggi era legittimamente impedito a presentarsi di fronte al Pm». L'Idv, certo, sempre pronta al guizzo nell'area avversaria, eccola a confezionare una mozione di sfiducia. Non come il Pd perennemente groggy che punta a «iniziative comuni» in Parlamento non ben specificando con chi e su che cosa. Non a caso del venerdì di Brancher articoli di stampa evidenziano la differenza riportando il commento di Luigi De Magistris: «uno schiaffo al paese», e del piddino Enrico Letta la sentenza «con questa storia la Lega ingoia un'altra umiliazione». Insomma, se da una parte lo sguardo è attento al danno per il paese, dall'altra ci si preoccupa di ungere un po' di discredito sull'avversario politico più scomodo. Perché, come ormai si è capito, la parola d'ordine non è «risolvere» ma «sostituire».
E altra cosa curiosa ma non troppo, se nella maggioranza c'è stato chi, come Bocchino, si è preoccupato di più ancora proprio in vista della richiesta di sfiducia dell'Idv, paventando il fatto che il governo rischi di avere «problemi» anche sul fronte «dell'agibilità parlamentare e politica», all'opposizione il solito pompiere Pier Ferdinando Casini coglie l'ennesima occasione per remare contro, spiegando che la proposta di Di Pietro e soci potrebbe avere l'effetto paradossale di ricomporre il «dissidio durissimo fra Pdl e Lega e quello interno al Pdl». Tranquilli, in fondo è solo un occhio di riguardo per vecchi amici.

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