La Camera dei Deputati ha respinto la mozione Franceschini, Donadi ed altri che chiedeva la presentazione delle dimissioni da parte del sottosegretario Giacomo Caliendo. Tornerò in seguito su alcuni aspetti del dibattito, qui invece riporto la dichiarazione di voto di Antonio Di Pietro a nome del suo gruppo. Sicuramente la più netta.
"Signor Presidente, le ragioni per cui l'Italia dei Valori ha presentato questa mozione di sfiducia sono due. Primo: l'inopportunità, per la credibilità delle istituzioni, che Giacomo Caliendo continui a fare il sottosegretario alla giustizia; secondo: la dannosità, per il bene del Paese, che Berlusconi e il suo Governo rimangano ancora in carica anche solo per un minuto.
Signor Ministro della giustizia, lei oggi nella sua replica ci ha detto che non è giusto che il sottosegretario Caliendo lasci il Ministero in quanto è semplicemente inquisito, ma noi non gli abbiamo chiesto per questa ragione di dimettersi, tanto è vero che nella mozione di sfiducia si dice esattamente che non era ancora stato messo sotto indagine. Le ragioni per cui noi chiediamo che Caliendo vada a casa sono specifiche, sono cinque, sono grosse come una casa e sono politiche, a prescindere dal risultato dell'inchiesta della magistratura.
Le ragioni, che vado ad esporre, sono documentali. Primo: le pressioni sulla Corte costituzionale attraverso canali paralleli per non far dichiarare incostituzionale il lodo Alfano, cioè il suo lodo, signor Ministro, quello che lei ha fatto fare per permettere al suo datore di lavoro di scampare dalle inchieste e di fare l'impunito! Il lodo Alfano richiederebbe, per una ragione di onestà intellettuale, che anche lei andasse a casa, signor Ministro, oltre che il sottosegretario.
Secondo: le pressioni per la nomina del giudice Marra alla presidenza della Corte di appello di Milano. È inammissibile che un magistrato, ancorché fuori ruolo, sottosegretario alla giustizia, e quindi alle sue dirette dipendenze, signor Ministro, intervenga per condizionare le nomine di un'alta carica alla Corte d'appello di Milano.
Terzo: le successive pressioni sullo stesso Marra affinché la Corte d'appello di Milano riammettesse la lista Formigoni alle ultime elezioni regionali. L'interferenza è gravissima perché è un'interferenza tra giustizia, magistratura e una coalizione politica che si voleva far riammettere, pure se non lo meritava.
"Signor Presidente, le ragioni per cui l'Italia dei Valori ha presentato questa mozione di sfiducia sono due. Primo: l'inopportunità, per la credibilità delle istituzioni, che Giacomo Caliendo continui a fare il sottosegretario alla giustizia; secondo: la dannosità, per il bene del Paese, che Berlusconi e il suo Governo rimangano ancora in carica anche solo per un minuto.
Signor Ministro della giustizia, lei oggi nella sua replica ci ha detto che non è giusto che il sottosegretario Caliendo lasci il Ministero in quanto è semplicemente inquisito, ma noi non gli abbiamo chiesto per questa ragione di dimettersi, tanto è vero che nella mozione di sfiducia si dice esattamente che non era ancora stato messo sotto indagine. Le ragioni per cui noi chiediamo che Caliendo vada a casa sono specifiche, sono cinque, sono grosse come una casa e sono politiche, a prescindere dal risultato dell'inchiesta della magistratura.
Le ragioni, che vado ad esporre, sono documentali. Primo: le pressioni sulla Corte costituzionale attraverso canali paralleli per non far dichiarare incostituzionale il lodo Alfano, cioè il suo lodo, signor Ministro, quello che lei ha fatto fare per permettere al suo datore di lavoro di scampare dalle inchieste e di fare l'impunito! Il lodo Alfano richiederebbe, per una ragione di onestà intellettuale, che anche lei andasse a casa, signor Ministro, oltre che il sottosegretario.
Secondo: le pressioni per la nomina del giudice Marra alla presidenza della Corte di appello di Milano. È inammissibile che un magistrato, ancorché fuori ruolo, sottosegretario alla giustizia, e quindi alle sue dirette dipendenze, signor Ministro, intervenga per condizionare le nomine di un'alta carica alla Corte d'appello di Milano.
Terzo: le successive pressioni sullo stesso Marra affinché la Corte d'appello di Milano riammettesse la lista Formigoni alle ultime elezioni regionali. L'interferenza è gravissima perché è un'interferenza tra giustizia, magistratura e una coalizione politica che si voleva far riammettere, pure se non lo meritava.
Quarto: le pressioni per mandare gli ispettori del Ministero della giustizia in quella sezione dei giudici della Corte d'appello di Milano rei di aver bocciato la lista Formigoni.
Quinto: le pressioni per allungare l'età della magistratura da settantacinque a settantotto anni per permettere al presidente della Corte di Cassazione, Vincenzo Carbone, anche lui invischiato nelle vicende della P2, di rimanere in carica nonostante avesse raggiunto i limiti di età della pensione.
Questi sono fatti politici, non ci interessa sapere se sono anche fatti penalmente rilevanti, ma sono fatti di un'interferenza gravissima da parte di un membro del Governo nell'esercizio delle attività istituzionali di altri organi dello Stato. Sono ragioni di merito, lo ripeto, che prescindono dall'iter processuale.
E poi, colleghi, lo sapete chi è Caliendo? Non è nuovo a queste cose. Se oggi stiamo parlando della cosiddetta Loggia P3, vuol dire che prima c'era la Loggia P2 e se andate a rileggere la relazione della Commissione Anselmi sulla Loggia P2 trovate un intero capitolo che riguarda i rapporti tra massoneria deviata e magistratura, un capitolo che inizia così: «Sono presenti negli elenchi della Loggia P2 sedici magistrati in servizio e cinque membri del CSM». Di cosa si dovevano occupare quei magistrati nei rapporti con la Loggia massonica di Licio Gelli? Lo dice esattamente il Piano di rinascita democratica stilato da Licio Gelli.
Lo leggo testualmente: «doveva stabilire un accordo programmatico anche con numerosi esponenti dell'Associazione nazionale magistrati, per avere un prezioso strumento operativo all'interno della magistratura, anche ai fini di rapidi aggiustamenti legislativi». Sapete quali erano gli aggiustamenti legislativi di cui parlava Gelli? Li ripeto, rileggendo il piano di rinascita: separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri, pubblici ministeri e CSM sotto il potere esecutivo, discrezionalità dell'azione penale e soprattutto interventi diretti per favorire la nomina, negli incarichi direttivi dei tribunali e delle procure, di persone disposte ad aiutare gli iscritti alla Loggia nel caso di difficoltà giudiziaria. Si tratta esattamente di quello che si è verificato in questo caso, perché le vicende della Loggia P2 sono sovrapponibili alle vicende, agli obiettivi della Loggia P3, del suo Governo e anche del suo mandato, Ministro Alfano.
Le riunioni in casa Verdini per aggiustare il Lodo Alfano, le pressioni in Cassazione per togliere dai guai Cosentino e quelle sul CSM per le nomine di procuratori e presidenti di Corti d'appello e tribunali, le intercettazioni in cui Caliendo prende ordini da Lombardi, il capo degli 007 ministeriale Arcibaldo Miller, che spiega come richiedere l'ispezione ministeriale contro i giudici che dovevano occuparsi della lista Formigoni, sovrapponibilità tra la Loggia P2 e la Loggia P3 che, a prescindere dalle inchieste giudiziarie, vedono due persone essere l'anello di congiunzione: Carboni presente allora e presente oggi e - leggo dalla relazione Anselmi - l'allora giovane membro togato del CSM, Giacomo Caliendo che, su mandato di un altro giudice togato Domenico Pone, anch'egli consigliere di Cassazione, iscritto alla P2, su mandato dell'allora vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura Ugo Zilletti, faceva pressione sul procuratore di Milano Mauro Gresti per far riavere il passaporto a Roberto Calvi, a quel vice banchiere di Dio, presidente dell'Ambrosiano, nei guai fino al collo per una sfilza di reati valutari e societari.
Insomma, chi è Caliendo? Caliendo oggi è il sottosegretario della giustizia, oggi è amico di Lombardi, Martino, Carbone, tanto da partecipare alle loro cene in caso Verdini, oggi, però, è anche una personalità del Governo che, in questi due anni, ha messo la propria firma, la propria voce, a disposizione del Governo per le cosiddette riforme. Quali? Il lodo Alfano, il processo beve, il legittimo impedimento e - da ultimo - le intercettazioni, quelle stesse intercettazioni, delle quali usufruirà lui, con il nuovo provvedimento in via di approvazione. Nonostante sia in grave conflitto di interesse, viene lui a proporre le modifiche sul provvedimento in materia di intercettazioni, che lo riguarda direttamente.
Se non è conflitto di interessi questo, qual è il conflitto di interessi?
Cosa c'entra, signor Ministro, dire che è soltanto iscritto nel registro degli indagati? Qui c'è una questione di opportunità, di igiene politica, che dobbiamo affrontare in questo Parlamento.
La Commissione Anselmi si chiudeva allora dicendo che i contatti con la magistratura prescindevano dall'iscrizione o meno alla Loggia, tuttavia approfittiamo dell'occasione per ricordare anche che non chiediamo solo le dimissioni di Caliendo, ma chiediamo anche al Presidente del Consiglio di fare al più presto le valigie e andarsene a casa. Lo chiediamo, anzi lo pretendiamo, in nome degli italiani onesti, che non ne possono più delle sue prevaricazioni e del suo utilizzo spregiudicato delle istituzioni.
Lei, signor Presidente del Consiglio, sta abusando della pazienza degli italiani. Se ne sta lì, novello Nerone, nella sua terrazza dorata a suonare l'arpa, con le sue ancelle prezzolate, mentre il Paese brucia. Lei, chiuso nel suo bunker dorato è sordo e cieco, come lo sono sempre stati i dittatori ed i satrapi di ogni tempo.
Per tutte queste ragioni, chiediamo al Parlamento un gesto di responsabilità e di dignità: sfiduciare il sottosegretario Caliendo oggi per sfiduciare l'intero Governo Berlusconi domani, anzi al più presto. Assumersi le proprie responsabilità, signori parlamentari, non vuol dire, tuttavia, rifugiarsi nel voto dell'astensione.
Sulla questione morale non ci si può astenere, o si sta da una parte, o si sta dall'altra. E chi oggi - dopo aver tanto tuonato contro i soprusi e l'illegalità del Governo Berlusconi ed avere invocato un ritorno alla moralità in questo Parlamento - non si comporta di conseguenza e non vota la sfiducia, mostra solo di essere un pavido, che non vuole tornare alle urne perché ha paura di perdere il proprio posto qui in Parlamento.
Ma anche questo è un modo immorale di fare politica e anche di questo l'Italia dei Valori farà denuncia in tutte le sedi, convinti come siamo che siano ugualmente responsabili sia chi fa la rapina sia chi fa il palo, e in questo Parlamento vi sono tanti «uomini palo»."
Quinto: le pressioni per allungare l'età della magistratura da settantacinque a settantotto anni per permettere al presidente della Corte di Cassazione, Vincenzo Carbone, anche lui invischiato nelle vicende della P2, di rimanere in carica nonostante avesse raggiunto i limiti di età della pensione.
Questi sono fatti politici, non ci interessa sapere se sono anche fatti penalmente rilevanti, ma sono fatti di un'interferenza gravissima da parte di un membro del Governo nell'esercizio delle attività istituzionali di altri organi dello Stato. Sono ragioni di merito, lo ripeto, che prescindono dall'iter processuale.
E poi, colleghi, lo sapete chi è Caliendo? Non è nuovo a queste cose. Se oggi stiamo parlando della cosiddetta Loggia P3, vuol dire che prima c'era la Loggia P2 e se andate a rileggere la relazione della Commissione Anselmi sulla Loggia P2 trovate un intero capitolo che riguarda i rapporti tra massoneria deviata e magistratura, un capitolo che inizia così: «Sono presenti negli elenchi della Loggia P2 sedici magistrati in servizio e cinque membri del CSM». Di cosa si dovevano occupare quei magistrati nei rapporti con la Loggia massonica di Licio Gelli? Lo dice esattamente il Piano di rinascita democratica stilato da Licio Gelli.
Lo leggo testualmente: «doveva stabilire un accordo programmatico anche con numerosi esponenti dell'Associazione nazionale magistrati, per avere un prezioso strumento operativo all'interno della magistratura, anche ai fini di rapidi aggiustamenti legislativi». Sapete quali erano gli aggiustamenti legislativi di cui parlava Gelli? Li ripeto, rileggendo il piano di rinascita: separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri, pubblici ministeri e CSM sotto il potere esecutivo, discrezionalità dell'azione penale e soprattutto interventi diretti per favorire la nomina, negli incarichi direttivi dei tribunali e delle procure, di persone disposte ad aiutare gli iscritti alla Loggia nel caso di difficoltà giudiziaria. Si tratta esattamente di quello che si è verificato in questo caso, perché le vicende della Loggia P2 sono sovrapponibili alle vicende, agli obiettivi della Loggia P3, del suo Governo e anche del suo mandato, Ministro Alfano.
Le riunioni in casa Verdini per aggiustare il Lodo Alfano, le pressioni in Cassazione per togliere dai guai Cosentino e quelle sul CSM per le nomine di procuratori e presidenti di Corti d'appello e tribunali, le intercettazioni in cui Caliendo prende ordini da Lombardi, il capo degli 007 ministeriale Arcibaldo Miller, che spiega come richiedere l'ispezione ministeriale contro i giudici che dovevano occuparsi della lista Formigoni, sovrapponibilità tra la Loggia P2 e la Loggia P3 che, a prescindere dalle inchieste giudiziarie, vedono due persone essere l'anello di congiunzione: Carboni presente allora e presente oggi e - leggo dalla relazione Anselmi - l'allora giovane membro togato del CSM, Giacomo Caliendo che, su mandato di un altro giudice togato Domenico Pone, anch'egli consigliere di Cassazione, iscritto alla P2, su mandato dell'allora vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura Ugo Zilletti, faceva pressione sul procuratore di Milano Mauro Gresti per far riavere il passaporto a Roberto Calvi, a quel vice banchiere di Dio, presidente dell'Ambrosiano, nei guai fino al collo per una sfilza di reati valutari e societari.
Insomma, chi è Caliendo? Caliendo oggi è il sottosegretario della giustizia, oggi è amico di Lombardi, Martino, Carbone, tanto da partecipare alle loro cene in caso Verdini, oggi, però, è anche una personalità del Governo che, in questi due anni, ha messo la propria firma, la propria voce, a disposizione del Governo per le cosiddette riforme. Quali? Il lodo Alfano, il processo beve, il legittimo impedimento e - da ultimo - le intercettazioni, quelle stesse intercettazioni, delle quali usufruirà lui, con il nuovo provvedimento in via di approvazione. Nonostante sia in grave conflitto di interesse, viene lui a proporre le modifiche sul provvedimento in materia di intercettazioni, che lo riguarda direttamente.
Se non è conflitto di interessi questo, qual è il conflitto di interessi?
Cosa c'entra, signor Ministro, dire che è soltanto iscritto nel registro degli indagati? Qui c'è una questione di opportunità, di igiene politica, che dobbiamo affrontare in questo Parlamento.
La Commissione Anselmi si chiudeva allora dicendo che i contatti con la magistratura prescindevano dall'iscrizione o meno alla Loggia, tuttavia approfittiamo dell'occasione per ricordare anche che non chiediamo solo le dimissioni di Caliendo, ma chiediamo anche al Presidente del Consiglio di fare al più presto le valigie e andarsene a casa. Lo chiediamo, anzi lo pretendiamo, in nome degli italiani onesti, che non ne possono più delle sue prevaricazioni e del suo utilizzo spregiudicato delle istituzioni.
Lei, signor Presidente del Consiglio, sta abusando della pazienza degli italiani. Se ne sta lì, novello Nerone, nella sua terrazza dorata a suonare l'arpa, con le sue ancelle prezzolate, mentre il Paese brucia. Lei, chiuso nel suo bunker dorato è sordo e cieco, come lo sono sempre stati i dittatori ed i satrapi di ogni tempo.
Per tutte queste ragioni, chiediamo al Parlamento un gesto di responsabilità e di dignità: sfiduciare il sottosegretario Caliendo oggi per sfiduciare l'intero Governo Berlusconi domani, anzi al più presto. Assumersi le proprie responsabilità, signori parlamentari, non vuol dire, tuttavia, rifugiarsi nel voto dell'astensione.
Sulla questione morale non ci si può astenere, o si sta da una parte, o si sta dall'altra. E chi oggi - dopo aver tanto tuonato contro i soprusi e l'illegalità del Governo Berlusconi ed avere invocato un ritorno alla moralità in questo Parlamento - non si comporta di conseguenza e non vota la sfiducia, mostra solo di essere un pavido, che non vuole tornare alle urne perché ha paura di perdere il proprio posto qui in Parlamento.
Ma anche questo è un modo immorale di fare politica e anche di questo l'Italia dei Valori farà denuncia in tutte le sedi, convinti come siamo che siano ugualmente responsabili sia chi fa la rapina sia chi fa il palo, e in questo Parlamento vi sono tanti «uomini palo»."
Nessun commento:
Posta un commento