martedì 17 agosto 2010

Evidenze

Il 12 agosto scorso, su Liberazione è stata pubblicata una "Lettera aperta ai segretari dei partiti di opposizione", firmata da Paolo Ferrero. La lettera contiene una serie di osservazioni che può essere utile tenere nella dovuta considerazione, anche perché rappresentano un reale punto di vista di quella che oggi è la sinistra italiana, isolata fuori dal Parlamento, sorte peggiore di quella vissuta per molti lustri dalla destra italiana orfana del fascismo. Scriveva Ferrero: «A me pare del tutto evidente che la crisi interna al centro destra più che determinare la fine del berlusconismo stia producendo un ulteriore imputridimento della crisi politica. Che i destini del governo e per certi versi della repubblica - visti i propositi anticostituzionali di Berlusconi - siano riassumibili nella diatriba legal giornalistica su un appartamento di Montecarlo non è null'altro che il segno di un degrado senza fine». E aggiunge con molto equilibrio: «Nessuno può pensare che il fango tocchi solo gli altri».
Prima di continuare con le citazioni, mi permetto un inciso sull'inciso in cui si ricordano i propositi «anticostituzionali» di Berlusconi. Con tutto quello che si sente e si legge in questi giorni appare difficile tracciare una linea netta tra ciò che è «costituzionale» e ciò che non lo è. Tutta l'azione dell'opposizione di centrosinistra, dell'area parlamentare che è etichettata «partito democratico», ad esempio, dalle ultime elezioni politiche ad oggi, quella di sfrattare «ad ogni costo» l'attuale inquilino di Palazzo Chigi, non so, seppure sia formalmente non eversiva, quanto si sposi con una corretta visione della nostra democrazia costituzionale, così come è delineata nella Carta. Della Costituzione viene fatto spesso un uso strumentale, più da foglietto di carta da usare in solitudine, piuttosto che un documento fondante la nostra convivenza sociale e civile secondo principi riconosciuti da tutti. Con un richiamo fondato su un simile uso si sono bocciate modifiche con un referendum costituzionale propagandato come l'ultima salvezza prima dell'abisso. E forse, col senno di poi, si è fatto male a bocciare quelle proposte. Un po' come con un altro risultato referendario ottenuto cavalcando lo stato d'animo vissuto dagli italiani in quel momento buio, quello che ha sepolto il proporzionale, che poteva aver prodotto sì gli eccessi della prima repubblica, ma niente in confronto alle oscenità della seconda prodotte dai suoi sostituti nella ricorsa a produrre strumenti di voto che dessero, possibilmente agli eredi della gioiosa macchina da guerra, stabilmente il potere senza il bisogno e la fatica di costruire quotidianamente il consenso. Ha vinto nel '94 Berlusconi. Ha rivinto dopo, ha rivinto ancora. Non c'è verso di mandarlo a Sant'Elena. Perché la gente è con lui come un tempo era con la Democrazia cristiana. Un dato di fatto.
Tornando a Ferrero: «Questa crisi ha indebolito il Berlusconi presidente del consiglio ma certo ha rafforzato il disgusto per la politica che milioni di italiani provano verso una classe dirigente che è incapace anche solo di ragionare sui temi che riguardano la vita quotidiana dei propri concittadini. Non so se sarà ancora Berlusconi a beneficiare di questo degrado o se sarà qualcun altro ma so che la ricerca di uomini della provvidenza si è oramai drammaticamente generalizzata. La carica antidemocratica di questa domanda non sarà semplice da smaltire».
Quanto al governo del Presidente dice: «Per questo la proposta di un governo di garanzia a me pare oramai completamente inadeguata. Non l'ho mai condivisa ma ne potevo capire la ragione nelle settimane scorse». E spiega il perché dal suo punto di vista: «Vi pare seriamente che si possa continuare così ancora a lungo, con le destre che ammorbano il panorama, la Lega che si erge a paladina della moralità e il paese che sprofonda dentro la crisi? Questo scenario potrebbe durare per mesi. Vi pare possibile che lo sbocco di questo putridume sia un governo istituzionale frutto di una manovra di palazzo, privo di mandato democratico e che avrebbe probabilmente l'unico effetto di permettere a Berlusconi di dipingersi - una volta ancora - come vittima?».
La lettera chiude con la proposta che è «di cambiare registro, di prendere atto della gravità della situazione e del fatto che per uscire da questo pantano occorre una proposta politica forte e netta». Elezioni e uno schieramento democratico con cui presentarsi alle elezioni, e un programma che Ferrero indica: «difesa della costituzione e il ristabilimento pieno delle regole democratiche, la modifica della legge elettorale in senso proporzionale, una politica sociale redistributiva». Le sinistre ci sono, ma il centrosinistra, il Pd? Come può starci a buttar via il maggioritario, il Pd che fonda le sue (scarse) fortune proprio su quel modello di legge elettorale? Sarebbe spegnere la macchina che lo tiene in vita.

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