È il 6 agosto. La Repubblica titola: «Mi opporrò alle elezioni anticipate, in Parlamento tantissimi i contrari». L'intenzione evidente (anche se poi a leggere attentamente il pezzo c'è di che rimanere delusi), eppure l'articolo di Claudio Tito, proprio in zona Cesarini spiattella una verità vera che l'area di riferimento del quotidiano sembra snobbare. È un'intervista a Beppe Pisanu, della serie «mostriamo che il fronte non è compatto», come fa Libero, Il Giornale, tutta la carta stampata di qua o di là più o meno schierata o simpatizzante. Tito chiede a Pisanu: «Si può parlare di fine del berlusconismo?», buona buona per chiudere il bellezza, e Pisanu risponde così: «Io non so cosa sia esattamente il berlusconismo. So bene però che attraverso Berlusconi parlano ancor oggi milioni di italiani. Con loro bisogna fare i conti, senza per questo accendere ipoteche sul nostro futuro».
Pisanu poi aggiunge: «Sento però il respiro affannoso delle cose vecchie che muoiono, con tutti i rischi che questo comporta, e sento il bisogno di persone prudenti e coraggiose che si mettano alla ricerca delle cose nuove che devono nascere». E cosa nuova non è certo il ribaltone la cui fregola tiene svegli di notte i democrat a rimuginare su come portarlo a compimento. Anzi: «La mia impressione è che siano in fase di destrutturazione sia il centrodestra sia il centrosinistra: in parte per la loro evidente inadeguatezza rispetto ai grandi problemi dell'Italia e in parte per la crisi di questo bipolarismo immaturo, e a tratti selvaggio, che mette insieme forze troppo disaffini e in sorda concorrenza tra loro».
C'è molta gente che legge soltanto i titoli dei giornali. Chissà per quale fretta o forse semplicemente per pigrizia. Il titolo poteva dare addito ad una sorta di dissenso verso Berlusconi. Ma così non pare se si leggono le risposte date da Pisanu, che riporto una di seguito all'altra senza l'intercalare delle domande del giornalista: [Sulla maggioranza] «No, la maggioranza non si è dissolta. Semmai si è articolata diversamente, con la nascita quasi obbligata di un altro gruppo parlamentare di centrodestra che, peraltro, può creare nuovi spazi di dialogo con l'opposizione a tutto vantaggio della governabilità. [Crisi] Con le premesse che ho detto si può soltanto ipotizzare una crisi pilotata da Berlusconi in quanto leader dello schieramento maggioritario. [Elezioni anticipate] Mi opporrei. Perché lo scioglimento anticipato delle Camere piomberebbe come un macigno sulla fragile situazione economico sociale del nostro Paese, spianando la strada agli speculatori della finanza internazionale. Sono comunque sicuro che la contrarietà alle elezioni anticipate sia molto più ampia di quanto non appaia, tanto nella società quanto nelle aule del Senato e della Camera. In ogni caso, e per nostra fortuna, la decisione finale spetta al Presidente della Repubblica. [Tremonti] Mi pare che la Lega Nord lo abbia escluso e io comunque resto della mia opinione: un governo di solidarietà nazionale guidato da Silvio Berlusconi». Già.
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