La ricorrenza del XXV Aprile ha segnato nel Lodigiano un fatto curioso che merita due righe d’evidenziazione. Mentre a Milano si lamentava la non presenza del sindaco Moratti, forse rammaricandosi per il giocattolo che così veniva rotto – la non possibilità di sfogare le frustrazioni d’un post voto catastrofico contro una donna simbolo dello schieramento vincitore – a Codogno accadeva l’esatto contrario. Qui il sindaco Dossena c’era a sfilare per le vie accanto alla presidente Anpi Viviana Stroher, ma non c’era la sinistra radicale che ha fatto il gran rifiuto a presenziare proprio per la presenza del sindaco. A Codogno, insomma, l’anniversario della Liberazione si prospettava ben diverso da quella sorta di “cosa nostra” che tanto piace agli assenti, le forze più radicali di sinistra, Rifondazione Comunista in primis, e così è stato, anzi scrive il quotidiano “Il Cittadino”: “Ciò nonostante, la manifestazione del 25 Aprile a Codogno quest’anno è parsa, per assurdo, più calata dentro la città. Merito anche del programma predisposto dalla sezione cittadina dell’Associazione partigiani che, al posto dei tradizionali comizi in piazza, ha dato spazio ai giovani, con la lettura sotto la Loggia di piazza XX Settembre di poesie liberamente tratte dalla raccolta del partigiano codognese Franco Galluzzi”.
Così il sindaco: “Nessuno ha voluto escludere nessuno e, del resto, la scelta dell’Aventino non ha mai pagato. Personalmente ritengo sia giusto dividere i fatti dai principi. E valori come quelli di libertà, democrazia e giustizia sociale sono da sempre valori condivisi dal sottoscritto. Non sarà facile ma, con buona volontà e spirito costruttivo, l’obiettivo di un 25 Aprile condiviso potrà essere raggiunto”.
Forse la sinistra codognese ha preferito recarsi qualche chilometro più in là, a Casalpusterlengo, dove il vicepresidente provinciale lodigiano e presidente della sezione casalese “Aldo Mirotti” dell’Anpi, Francesco Cattaneo, nella centrale piazza del Popolo gridava: “La Resistenza non può dirsi conclusa se ancora oggi c’è chi dichiara apertamente di voler revisionare i libri di storia oppure di essere «fascista» e al tempo stesso si candida o siede in parlamento”, ciò che tutti gli sconfitti dal voto popolare insomma si erano preparati dovunque a dire.
Vale come conclusione il commento del segretario cittadino di Casale della Lega Nord Giovanni Bruschi che ha visto nelle urla di dolore del Cattaneo “una politicizzazione dell’evento decisamente non necessaria”: “Sono proprio questo tipo di interventi che allontano le persone da questi momenti celebrativi che assumono connotazioni solo di un certo tipo e colore politico”. Ci sono, insomma, vari modi oggi di essere “fascisti”.
Così il sindaco: “Nessuno ha voluto escludere nessuno e, del resto, la scelta dell’Aventino non ha mai pagato. Personalmente ritengo sia giusto dividere i fatti dai principi. E valori come quelli di libertà, democrazia e giustizia sociale sono da sempre valori condivisi dal sottoscritto. Non sarà facile ma, con buona volontà e spirito costruttivo, l’obiettivo di un 25 Aprile condiviso potrà essere raggiunto”.
Forse la sinistra codognese ha preferito recarsi qualche chilometro più in là, a Casalpusterlengo, dove il vicepresidente provinciale lodigiano e presidente della sezione casalese “Aldo Mirotti” dell’Anpi, Francesco Cattaneo, nella centrale piazza del Popolo gridava: “La Resistenza non può dirsi conclusa se ancora oggi c’è chi dichiara apertamente di voler revisionare i libri di storia oppure di essere «fascista» e al tempo stesso si candida o siede in parlamento”, ciò che tutti gli sconfitti dal voto popolare insomma si erano preparati dovunque a dire.
Vale come conclusione il commento del segretario cittadino di Casale della Lega Nord Giovanni Bruschi che ha visto nelle urla di dolore del Cattaneo “una politicizzazione dell’evento decisamente non necessaria”: “Sono proprio questo tipo di interventi che allontano le persone da questi momenti celebrativi che assumono connotazioni solo di un certo tipo e colore politico”. Ci sono, insomma, vari modi oggi di essere “fascisti”.
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