giovedì 24 aprile 2008

XXV Aprile e revanscismo

Domani c'è chi nelle terre al confine orientale vivrà il XXV Aprile all'insegna del revanscismo anticomunista e antislavo

Se in precedenti post ho, per così dire, esternato le impressioni di possibili, quando non probabili, strumentalizzazioni, domani, della ricorrenza della Liberazione, non posso tacere su un’altra strumentalizzazione, questa volta, con finalità diverse, di rafforzamento di un revanscismo ottuso, sterile e obsoleto nelle terre al confine orientale, le cui barriere peraltro sono state abbattute di recente con l’entrata della Slovenia nella Ue, e di espressione di un fanatismo visceralmente anticomunista e antislavo che continua ancora a manifestarsi e a trovare megafoni. A strumentalizzare in questo caso è di scena l’Anvgd di Gorizia che ha diffuso un comunicato firmato dal suo presidente Rodolfo Ziberna titolato nella newsletter nazionale “Il 25/4 non è festa nella Venezia Giulia”.
Recita il testo: «Il 25 aprile, festività nazionale per ricordare la liberazione dal fascismo e dal nazismo, nemmeno in ambito nazionale viene vissuta come un vero e proprio anniversario che accomuna tutti gli italiani. Nella Venezia Giulia, addirittura, la ritirata dei nazisti ha coinciso non con una liberazione bensì con una brutale occupazione delle truppe comuniste del maresciallo Tito.
Che la volontà non fosse quella di liberare Gorizia dalle truppe naziste ma di annettere alla Jugoslavia tutta quella che Tito chiamava Slavia Veneta, ovvero il Friuli Venezia Giulia sino al Tagliamento, era evidente e dichiarata. Se non fossero entrate le truppe titine, infatti, sarebbero entrate quelle neozelandesi, che invece furono rallentate dai titini proprio per poter vantare diritti di occupazione.
Per snazionalizzare rapidamente Gorizia e per soffocare sul nascere ogni tentativo di ribellione dal 2 maggio iniziò il rastrellamento di tutti coloro che potevano rappresentare un pericolo per le aspirazioni annessionistiche. Tra questi la burocrazia goriziana e chi aveva manifestato con eccessivo entusiasmo la propria italianità.
Oltre 650 goriziani pagarono con la deportazione – avvenute dopo il 25 aprile! – e la vita il loro amore per Gorizia e l'Italia.
Questo rappresenta per i goriziani l'entrata dei titini a Gorizia, altro che liberazione dal giogo nazista o fascista! Questo è per i goriziani il 25 aprile!
Rispettiamo i sentimenti di tutti coloro che, in diversa misura, hanno subito torti o violenze dai regimi. In primo luogo la comunità ebraica, che ha pagato duramente con milioni di vittime la ferocia dell'uomo sull'uomo. Ma anche la comunità slovena che ha subito la snazionalizzazione in questa area di confine, anche con atti di violenza e soprusi.
Rispettiamo tutti coloro che individuano nel 25 aprile la festa della liberazione, ma parimenti va rispettato chi continua – come noi – ad associare il 25 aprile non già ad una liberazione, bensì alla brutale occupazione slavo-comunista, che rappresenta, per tempi e modalità con cui è avvenuta, la pagina più nera della storia della nostra città: consumata a guerra finita e come vittime inermi degli innocenti.»


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