venerdì 18 aprile 2008

Il fascino discreto degli opposti estremismi

Con l’uscita della sinistra e della destra estreme dal Parlamento si affaccia timidamente nella dialettica politica, e fors’anche nella prassi come ipotesi di lavoro, il vecchio spauracchio fascinoso degli opposti estremismi

Il Popolo della libertà ha vinto lasciando fuori dal Parlamento la Destra di Storace e Forza Nuova. Il cannibalismo del Pd ha cacciato dal Parlamento la Sinistra massimalista e anticapitalista. Uno scenario che ricorda molto quello degli anni di piombo. E la paura che lo spirito di rivalsa porti qualcuno a reinventarsi tesi sperimentate di opposti estremismi per creare difficoltà alla democrazia italiana, mai così fornita della possibilità di un governo stabile per tutta la legislatura, si sta affacciando tra chi valuta attentamente la situazione di svolta epocale che il voto ha creato.
E la cosa non è poi così peregrina se il presidente emerito Cossiga – uno che se ne intende per aver direttamente sperimentato situazioni simili come ministro dell’Interno – ha scritto ieri in una nota: “I miei timori sul fatto che la scomparsa della sinistra (radicale), possa spingere qualche parte di questa sinistra a scegliere la scorciatoia della violenza armata, è stata condivisa da larga parte del mondo politico”.
E non aiutano la serenità democratica la stizza di Veltroni che minaccia governi “ombra” o anche dichiarazioni poco riflettute o consigliate da un deprecabile spirito di rivalsa, come quella di Silvana Mura deputata di Di Pietro: “Eravamo stati facili profeti quando in campagna elettorale mettevamo in guardia sul fatto che tra Pdl e Lega sarebbero state scintille. Profezia che si è subito avverata, visto che ieri, al primo vertice di maggioranza sulla composizione del futuro governo, c'è stata molta tensione”. Parole fondate sul nulla, subito smentite, emesse evidentemente per respirare, ma tanto basta.
E sempre ieri si è verificato nel pomeriggio a Roma un fatto concreto, un’azione deprecabile e da condannare con fermezza, il raid vandalico al Circolo di cultura omossessuale Mario Mieli, immediatamente definito da Rutelli “rigurgito fascista, intollerante ed omofobico”. Dose rincarata dal segretario del Prc Franco Giordano: “La gravissima aggressione fascista di oggi contro il circolo di cultura omosessuale Mario Mieli non è un episodio isolato di teppismo e squadrismo. È il frutto avvelenato di una cultura intollerante sempre più diffusa e delle assordanti quanto irresponsabili campagne della destra contro ogni manifestazione di diversità”.
Mettendo da parte il suo buonismo, questa mattina il leader del Partito Democratico Walter Veltroni in un'intervista alla “Repubblica” ha fatto una dichiarazione di guerra: “Faremo un'opposizione molto forte. Berlusconi non si illuda: non gli faremo sconti, alzeremo la voce ogni volta che vedremo violati o messi a rischio i valori costituzionali”. Irresponsabile e grave perché sottintende una potenziale volontà del prossimo presidente del Consiglio di minare i fondamenti della Costituzione – nonostante abbia più volte giurato fedeltà alla Repubblica –, ribadendo così Veltroni i contenuti di quella scriteriata lettera inviata in campagna elettorale.
Chi ha buona memoria ricorderà l’estate del 2001, quando il governo Berlusconi si era insidiato da poco, e i fatti di Genova. Allora un fascicolo riservato di 36 pagine, intitolato "Informazioni sul fronte della protesta anti-G8", compilato dalla Questura di Genova ai primi del luglio 2001, che indicava le possibili strategie dell'ala più problematica dei manifestanti, fu reso pubblico dal quotidiano genovese "Il Secolo XIX" alcuni giorni dopo il termine del G8. Uso qui per brevità la sintesi del contenuto che ne fa Wikipedia. Il fascicolo comprendeva un'analisi dei vari gruppi che dovevano partecipare alle manifestazioni, tra questi venivano individuati come intenzionati a provocare incidenti e disordini, sia gruppi vicini alle diverse realtà dei centri sociali italiani (definiti Blocco Blu e Blocco Giallo, che potevano organizzare per esempio "episodi di generico vandalismo", "blocchi stradali e ferroviari" e attacchi mirati contro le Forze dell'ordine) e ai movimenti anarchici (definiti Blocco Nero, che potevano organizzare blocchi nelle strade cittadine e organizzare azioni con piccoli gruppi di "10 o 40 elementi ciascuno"), sia gruppi legati alle organizzazioni di destra, con "Forza Nuova, Fronte Nazionale e Comunità politica di avanguardia [che] effettuerebbero a Genova una manifestazione antiglobalizzazione" (la cui presenza di esponenti era effettivamente stata segnalata alla Questura dal Genoa Social Forum il 18 luglio) e in specifico alcuni membri di Forza Nuova che "costituirebbero un nucleo di 25-30 militanti fidati, da infiltrare tra i gruppi delle tute bianche allo scopo di confondersi tra i manifestanti anti-G8. Tale gruppo in possesso di armi da taglio avrebbero avuto come obiettivo principale di colpire i rappresentanti delle forze dell'ordine, screditando contestualmente l'area antagonista di sinistra anti-G8".
Il neoeletto esecutivo aveva deprecato la scelta di Genova effettuata dal governo di centrosinistra uscente in quanto la città non si prestava per garantire la sicurezza dell’evento. Comunque, obtorto collo portò avanti il summit. Al di là della tragedia di Piazza Alimonda e delle vicende che videro coinvolte le forze di polizia, di cui si è occupata successivamente la magistratura, restano alcuni punti oscuri circa alcune non presenze, a Genova, dell’area politica che sosteneva il governo uscente, cioè annunciate e poi disdette. Qualunque cosa di tragico fosse successa allora si sarebbe ripercossa sul governo da poco eletto, che aveva avuto il tempo materiale per aggiustare la posizione di qualche fioriera, ma non certamente quello di prendere in mano, in piena consapevolezza, la situazione, pensare a contromisure efficaci e a controllare attivamente che non si debordasse dai limiti fissati dal rispetto della legge. Il governo sopravvisse alla tragedia dei giorni del G8, ma questo comportò l’esasperazione dell’odio verso la compagine di centrodestra, che ha pagato alle elezioni del 2006 quando Prodi ha chiamato a raccolta attorno ai Ds contro Berlusconi tutta la sinistra, anche quella più antagonista, e la società civile pacifica e progressista rimasta scioccata da quei fatti, riuscendo a spuntarla per una manciata di voti alla Camera e qualche senatore.
Non vorrei che al nuovo governo Berlusconi si pensasse di creare difficoltà simili a quelle del luglio 2001, o quantomeno un clima politico che trascini all’esasperazione e ad uno scontro ideologico superato che ricordi quello degli anni di piombo. Naturalmente aggiornato all’oggi: al Qaeda, come i tg ci hanno raccontato, si è dichiarata disposta a dare una mano.

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