Emilio Paolo Taormina ha recentemente pubblicato la plaquette di poesia “Magnolie” (L’arciere del dissenso, 2008). Taormina, nato a Palermo nel 1938, ha al suo attivo una cospicua produzione di poesia e di narrativa, iniziata nel 1965 con la raccolta “Il fonografo a colori” pubblicata a Palermo. Molte sue opere sono state tradotte in diverse lingue, in spagnolo da Carlos Vitale, in tedesco da Renato Vecellio, Angelica Moser e Manfreda Bendrien, in francese da Lila Widmer e Jean-Gaspard Pàlenicek.
Scrive Lucio Zinna: «La poesia di Emilio Paolo Taormina tende sempre più a configurarsi come un canto sommesso, ampio al di là del frammento su cui è finemente giocata e in cui i vari momenti, nella loro autonomia, si richiamano determinando una virtuale circolarità. (…) In “Magnolie” si fa ancor più evidente l’attenzione alle atmosfere, non di rado rarefatte, colte in versi dalla struttura veloce e dalle rappresentazioni puntuali e pacate, tipiche di chi è aduso alla contemplazione della natura e all’osservazione di uomini e cose. Una poesia ricca di suggestioni, scaturite ora da fisiche presenze, il cui fascino è captato oltre la loro più o meno ostentata concretezza, ora da fugaci percezioni, da ascolti vibratili, quasi-ultrasuoni, da sguardi da terzo occhio. (…) Atmosfere, suggestioni, incantamenti paesaggistici, collocano quasi in sospensione, tra reale e arcano, questa silloge, che può considerarsi altresì un puro canzoniere, trobadorico e modernissimo».
Di seguito una breve sequenza di composizioni tratte dalla plaquette:
Scrive Lucio Zinna: «La poesia di Emilio Paolo Taormina tende sempre più a configurarsi come un canto sommesso, ampio al di là del frammento su cui è finemente giocata e in cui i vari momenti, nella loro autonomia, si richiamano determinando una virtuale circolarità. (…) In “Magnolie” si fa ancor più evidente l’attenzione alle atmosfere, non di rado rarefatte, colte in versi dalla struttura veloce e dalle rappresentazioni puntuali e pacate, tipiche di chi è aduso alla contemplazione della natura e all’osservazione di uomini e cose. Una poesia ricca di suggestioni, scaturite ora da fisiche presenze, il cui fascino è captato oltre la loro più o meno ostentata concretezza, ora da fugaci percezioni, da ascolti vibratili, quasi-ultrasuoni, da sguardi da terzo occhio. (…) Atmosfere, suggestioni, incantamenti paesaggistici, collocano quasi in sospensione, tra reale e arcano, questa silloge, che può considerarsi altresì un puro canzoniere, trobadorico e modernissimo».
Di seguito una breve sequenza di composizioni tratte dalla plaquette:
di finestra
in finestra
parlo con te
amica luna
nelle notti
di tempesta
la vecchia
lanterna
del pastore
illumina
i miei scritti
è rimasto
impigliato
al giallo dei limoni
il fischio
dell’ultimo
treno
quando
i rumori
della notte
entrano
nella pagina
e non sai
neanche
di scrivere
giorno
dopo giorno
ho scolpito
la tua statua
quando
ho finito
eri
un’altra
la luna
e i resti
della tua cena
sul tavolo
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