giovedì 24 aprile 2008

Paranoie da sconfitta elettorale

Domani ricorrerà l’anniversario del XXV Aprile. Mi dilungherò sulla questione legandola all’ambito nazionale in un prossimo post. Qui mi limito al locale, che senza voler troppo generalizzare mi fa comunque ritenere che sarà un leitmotiv annunciato un po’ dovunque.
PD Demonews è un “fotocopiato” – una volta si diceva “ciclostilato – periodico del Pd di Brembio. Nel n. 4 “Speciale 25 Aprile 2008” si pubblica un editoriale firmato dal sindaco Giuseppe Sozzi che sembra routine in vista dell’occasione, ma bada ben bada ben così non è. Tanto è che mi son permesso il lusso di buttare un po’ del mio tempo per farne l’esegesi, non solo a beneficio degli elettori di Brembio, ma di quanti vogliano comprendere nelle sfumature cosa rappresenti oggi il contenitore di Veltroni.
Cominciamo subito con i primi tre periodi dell’editoriale:

«Il 25 Aprile mi dà occasione per ricordare alla nostra Comunità l’importanza di celebrare questa ricorrenza, soprattutto in un anno particolare: quest’anno celebriamo infatti il sessantesimo anniversario della Nostra Costituzione che del 25 Aprile è figlia diretta. Siamo reduci da un voto che democraticamente ha sancito che per i prossimi cinque anni i problemi dell’Italia saranno affrontati dalla coalizione politica guidata da Silvio Berlusconi. Questa semplice osservazione è possibile perché nel 1945 la Germania Nazista e l’Italia Fascista furono sconfitte in una sanguinosissima guerra nella quale avevano volutamente trascinato non solo l’Italia e la Germania ma l’intero pianeta.»

Detta così lascia intendere questo significato: il voto che a portato a vincere Berlusconi, un governo che sarà esiziale per il Paese, è stato possibile solo grazie al fatto che in Italia dal 1945 c’è la democrazia. Cioè la democrazia è tale buona cosa che permette anche a chi – si lascia capire con la costruzione del discorso – allo sconfitto regime fascista è vicino, di vincere le elezioni. Ma proprio per ciò quel bene conquistato nel lontano 1945 oggi è in pericolo:

«Celebrare il 25 Aprile significa quindi ricordare a tutti noi, soprattutto ai più giovani, che la possibilità di vivere in un Paese dove si svolgono libere elezioni per scegliere i propri rappresentanti ai quali si affida la soluzione dei problemi di tutti i giorni non è scontata.»

Così continua, dunque, il testo. Cosa significa? Significa che la vittoria del Popolo della libertà, della Lega e del Movimento di Lombardo “potrebbe” cancellare quella democrazia che nel 2006 ha portato al governo del Paese il disastro Prodi e un domani i suoi eredi. Si dà spazio insomma al sospetto che il Berlusca sia un Mussolini in pectore e che tra le sue preoccupazioni di governo vi possa essere l’instaurazione della dittatura. Nel suo piccolo il piccolo sindaco di Brembio è fedele alla direttiva di Veltroni rappresentata da quella sua iniqua e spregevole lettera in cui si chiedeva al Cavaliere di garantire la sua lealtà repubblicana. Ed i timori di non poter più governare un domani neppure i piccoli luoghi si lasciano esplicitare col proprio esempio personale:

«Durante il famoso Ventennio del resto anche nei piccoli paesi come Brembio non si potevano scegliere i propri rappresentanti: i Sindaci erano stati aboliti ed il Comune veniva gestito dal Podestà, figura scelta dal Partito Unico, cioè dal Partito Fascista; anche se il Podestà non avesse avuto il consenso dei cittadini, questi non potevano mandarlo via.»

E si rincara la dose della assurda tesi paranoica dell’incertezza del sopravvivere della democrazia, oggi dopo che l’eroe Veltroni avvolto nel tricolore è stato sconfitto dal Cavaliere nero e dai Lanzichenecchi leghisti:

«Vedete, celebrare il 25 Aprile e ricordare queste semplici cose non significa voler far prevalere con arroganza una verità storica su un’altra; significa più semplicemente prendere atto di quello che è accaduto per capire perché oggi è importante e mai scontato ricordare che l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro nella quale il popolo sceglie i propri rappresentanti con libere elezioni.»

Ciò che sconcerta, leggendo le parole del sindaco di un piccolo comune, com’è Brembio, è la reale convinzione di un possibile pericolo per la democrazia proveniente da un voto popolare che ha interessato in ugual misura tutto lo Stivale, portando per la terza volta al governo Berlusconi. Lo spettro del golpe da sempre agitato è una sorta di malattia psicologica d’un infantilismo politico che viene da lontano. Invece di chiedersi il perché la gente abbia votato altri nonostante i militanti si siano prodigati “in banchetti, volantinaggi porta-a-porta, riunioni e stesura” del giornalino – come si legge altrove nello stesso periodico – portando Pdl e Lega ad un solo voto al Senato e 20 alla Camera dallo strapotere “rosso” che domina a Brembio grazie alla democrazia dal 1970, si cerca di demonizzare ciò che non si capisce. Perché si è vecchi, vecchi nelle categorie con cui si rappresenta il mondo che non aspetta, che ha tempi ben più rapidi di mutamento.

«Ai nostri giovani, che amano esprimere liberamente le proprie opinioni, che si arrabbiano giustamente quando pensano che qualcuno li privi delle loro libertà di fare quello che gli è più caro, chiedo il 25 Aprile di pensare per qualche minuto a come sarebbe oggi la loro vita se tanti anni fa avessero vinto Mussolini ed Hitler anziché gli Americani ed i Partigiani, come raccontato in un bellissimo libro di fantascienza (La Svastica sul sole di F. Dick).»

Ci si butta nella fantascienza politica perché la politica di oggi pare fantascienza: la vita è un romanzo perché solo in un romanzo di un autore che ama i paradossi si può giustificare il risultato che ha bocciato Veltroni e il suo “Si può fare”, preferendogli un orwelliano grande fratello in nuce.

«Avere memoria di un periodo storico determinante per la nostra idea di democrazia, civiltà, modernità, giustizia, libertà è quanto di più formativo possiamo insegnare loro.»

Vero, peccato che di ciò ci si ricordi in genere solo il 25 Aprile seguente a sconfitte elettorali.

«Buon 25 Aprile a tutti voi, anche a quelli che ancora si ostinano a non volerlo festeggiare ma che da allora ne beneficiano vivendo in un paese libero e democratico.»

E che tale con assoluta certezza continuerà ad essere a dispetto delle tante cassandre “pro domo mea”.

Nessun commento:

Archivio blog