martedì 29 aprile 2008

S'è capito, Rutelli legge La Padania

La Padania online è ferma al 25 aprile. Tra gli articoli si trova il seguente su Rutelli, cui val la pena di fare eco se non altro perché i mezzucci dei furbetti del loft, tanto per fare qualcosa alla Grillo, vanno divulgati. L'articolo, siglato A.Mon., titola "Pd in piena sindrome da Waterloo" e sotto "E Rutelli gioca la carta del terrorismo padano".
Roma - Francesco Rutelli in questi giorni è probabilmente il più assiduo lettore de La Padania. Ce ne rallegriamo. Dispiace, tuttavia, che il nostro umile giornale gli serva per costruire il programma politico per la sua amatissima Roma. Sì, perché il candidato del Pd un po’ lo consulta per mettere a fuoco i temi che davvero stanno a cuore ai cittadini e un po’ lo usa come ba-bau per spaventare i romani con l’incubo dell’Attila padano in procinto di calare in massa nei palazzi del potere. Rutelli è a tal punto ossessionato dal Carroccio da brandire a favore di telecamera, e per ben due volte, l’infame fogliaccio verde nel faccia a faccia televisivo con Gianni Alemanno. La prima volta, Rutelli sguaina la Padania per mostrare, con affettata indignazione, il logo che campeggia sulla pagina delle lettere. «Guardate - dice -, c’è il Colosseo in fiamme trafitto da una spada!». Cari romani, sottintende Rutelli, ecco quel chi vi attende: «E ce ne stiamo già rendendo conto con Alitalia. Il loro solo obiettivo è togliere qualcosa a Roma: ministeri, posti di lavoro...». Il ritiro di Air France, infatti, non si deve, per l’exsindaco-exVerde-exRadicale, al rifiuto dei sindacati e della Confindustria all’impresentabile piano industriale preparato da Spinetta, ma al timore dei francesi di operare in un Paese governato da Bossi il barbaro.
Ed ecco che dal taschino esce un altro numero de la Padania. «Tu dici che la Lega sparacchia ma non fa danni - afferma rivolto ad Alemanno -, e allora guarda cosa scrive il giornale di Bossi: La Lega vince, Air France vola via». Rutelli omette di precisare che quel titolo non si riferiva all’addio definitivo dei francesi, ma che invece risaliva al 3 aprile, ossia al giorno in cui Spinetta, dopo aver visionato la controproposta sindacale, decise di alzarsi dal tavolo delle trattative per tornare a Parigi a chieder lumi al Cda.
Insomma, in piena crisi d’ispirazione politica, il candidato del Pd ha deciso di ripiegare su una campagna elettorale di stampo terroristico, con Bossi, figuratevi un po’, nei panni del Bin Laden.
Ma dal momento che è ancora ministro e vicepremier del Governo di tutti gli italiani, Rutelli ci deve una risposta: perché mai, mentre si strappa i capelli per i disoccupati “virtuali” di Fiumicino, non ha una sola parola di solidarietà per i 900 realissimi dipendenti di Sea finiti in cassaintegrazione?
Perché la verità, alla fine della fiera, è questa: c’è già chi sta pagando i danni della vicenda Alitalia e questo qualcuno, finora, è il Nord, non certo Roma. E allora, caro Rutelli, chi è il lobbista? chi è il fazioso? Chi è l’Attila?
Ma che fine fa Rutelli, il vicepremier e ministro dei Beni Culturali? Il giorno dopo la sconfitta per la corsa alla carica di sindaco di Roma, Francesco Rutelli è diventa formalmente senatore. L'esponente del Pd questa mattina è arrivato a Palazzo Madama e ottemperato come tutti alle pratiche burocratiche in Senato. Miracolato.

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