La presunzione di “sapere” è davvero una brutta bestia. Soprattutto quando ci si sente protetti dal “branco” come generalmente avviene quando si pontifica la propria ignoranza, cioè il proprio non sapere, sulle vicende che hanno segnato la storia di tre popoli sul confine orientale dopo la fine della prima guerra mondiale e particolarmente durante il secondo conflitto mondiale.
È il caso di tal Fabrizio Ferrari lodigiano che prova a mettere in mostra nozioni apprese attraverso la lettura di alcuni libri sulle vicende. Va detto a scusante del Ferrari che nelle biblioteche del Lodigiano non è presente un sufficiente panorama della letteratura sull’argomento, ma solo alcuni dei libri più noti e reclamizzati; e, dunque, difficile è, per chi voglia farsi un quadro completo di una questione estremamente complessa e variegata quale è quella del confine orientale nell’ultimo conflitto, trovare facilmente in loco un’informazione non orientata sulle argomentazioni revansciste della destra italiana fascista e post-fascista.
Il Ferrari, dopo un buon articolo di Matteo Brunello sul quotidiano di Lodi “Il Cittadino”, che relazionava sui contenuti di un incontro tenuto a Lodi in occasione del giorno del ricordo che mi vedeva come relatore (si può leggere l’articolo nel mio sito) pensa di fare cosa buona mandando una lettera di replica, la seguente.
Egregio Direttore, sono un assiduo lettore del quotidiano da Lei diretto che Le scrive per la prima volta. Questa mia ha lo scopo di richiamare la Sua attenzione su alcune inesattezze contenute nell’articolo pubblicato a pag. 26 del quotidiano di mercoledì 20 febbraio 2008, a firma di Matteo Brunello, nel quale si riassume l’intervento dello scrittore Fumich in relazione alla tragedia delle foibe in Istria e Dalmazia nel periodo settembre 1943 maggio 1945.
È il caso di tal Fabrizio Ferrari lodigiano che prova a mettere in mostra nozioni apprese attraverso la lettura di alcuni libri sulle vicende. Va detto a scusante del Ferrari che nelle biblioteche del Lodigiano non è presente un sufficiente panorama della letteratura sull’argomento, ma solo alcuni dei libri più noti e reclamizzati; e, dunque, difficile è, per chi voglia farsi un quadro completo di una questione estremamente complessa e variegata quale è quella del confine orientale nell’ultimo conflitto, trovare facilmente in loco un’informazione non orientata sulle argomentazioni revansciste della destra italiana fascista e post-fascista.
Il Ferrari, dopo un buon articolo di Matteo Brunello sul quotidiano di Lodi “Il Cittadino”, che relazionava sui contenuti di un incontro tenuto a Lodi in occasione del giorno del ricordo che mi vedeva come relatore (si può leggere l’articolo nel mio sito) pensa di fare cosa buona mandando una lettera di replica, la seguente.
Egregio Direttore, sono un assiduo lettore del quotidiano da Lei diretto che Le scrive per la prima volta. Questa mia ha lo scopo di richiamare la Sua attenzione su alcune inesattezze contenute nell’articolo pubblicato a pag. 26 del quotidiano di mercoledì 20 febbraio 2008, a firma di Matteo Brunello, nel quale si riassume l’intervento dello scrittore Fumich in relazione alla tragedia delle foibe in Istria e Dalmazia nel periodo settembre 1943 maggio 1945.
L’autore dell’articolo scrive due volte “i bombardamenti tedeschi”. I bombardamenti aerei sull’Istria e sulla Dalmazia, in particolare sulle città di Pola, Fiume e Zara furono effettuati solamente da formazioni di bombardieri angloamericani della Royal Air Force e dell’Usaaf. I bombardieri della Raf operavano di notte, quelli dell’Usaaf di giorno. Diversi bombardamenti non avevano alcuna utilità tattica o strategica ma erano finalizzati a influire sul morale della popolazione che li subiva (c.d. “bombardamenti terroristici”); ricordo quello di Zara, voluto con insistenza da Tito, che rase al suolo la città.
Evito, per ragioni di spazio di contestare puntualmente la tesi di Fumich al quale vorrei però ricordare, tra i diversi libri scritti sull’argomento, quello di Arrigo Petacco (L’esodo) e quello di Gianni Oliva (Foibe), dalla cui lettura si evince invece un chiarissimo disegno di pulizia etnica nei confronti degli italiani, scrupolosamente attuato dai partigiani titini e dalla polizia segreta iugoslava. Ovviamente un dibattito più obiettivo poteva svolgersi se al convegno sul tema delle foibe fosse stato invitato anche un rappresentante dell’associazione degli esuli dell’Istria e Dalmazia. Spero di vedere pubblicata l’opportuna rettifica all’articolo sopra citato e porgo distinti saluti.
Nella lettera il Ferrari dice di scrivere per la prima volta, un evento che poteva rimandare ad altra più giusta causa. In quanto per prima cosa mostra di non essere stato presente all’incontro. Se così fosse stato avrebbe saputo che era presente un fiumano molto ben ferrato sui fatti, particolarmente quelli dell’esodo, se non altro per averli vissuti in prima persona, e che a relazione finita c’è stato uno scambio dialettico, seppure pacato, proprio su alcune questioni su cui verteva la relazione. Quanto ai bombardamenti il fraintendimento è totale per l’ignoranza del Ferrari di quanto è successo nel settembre-ottobre 1943 in Istria. Riporto di seguito, per i miei lettori lodigiani, la lettera che ho inviato in risposta al giornale.
Egregio Direttore,
purtroppo ultimamente sono spesso nella mia città natale e ho difficoltà a seguire puntualmente quanto accade nel Lodigiano. Così solo oggi ho avuto modo di leggere la lettera del 13 marzo di Fabrizio Ferrari in merito all’articolo di Matteo Brunello sull’incontro che mi ha visto relatore riguardo ai fatti avvenuti in Istria nel 1943 in occasione del Giorno del Ricordo. La lettera del gentile lettore aveva “lo scopo di richiamare la Sua attenzione su alcune inesattezze contenute nell’articolo”. Dalle parole del Ferrari si evince la sua assenza all’incontro, altrimenti saprebbe che i “bombardamenti tedeschi” non riguardano lo svolgersi della guerra, ma si riferivano a quelli effettuati su Pisino (Pazin) con gli stukas durante l’operazione di repressione attuata dalle SS per riprendere il controllo del territorio in Istria dopo la presa di potere popolare seguita all’8 settembre. Un’operazione che causò migliaia di vittime, un numero ben superiore al numero dei fascisti, dei compromessi col regime e dei disgraziati vittime innocenti, perché ci furono anche quelli, che il maresciallo Harzarich e i suoi vigili polesani estrassero dalle foibe o dalle cave di bauxite. Per quanto riguarda la cosiddetta “pulizia etnica” invito il Ferrari ad ampliare il panorama delle sue letture sull’argomento. Forse realizzerà così che si tratta di una stortura “inventata” dopo la disgregazione della ex Jugoslavia e usata come argomento per alimentare un obsoleto revanscismo che non solo non ha più ragion d’essere nella prospettiva di un’Europa delle Regioni, ma non giova neppure alla memoria di quanti realmente pagarono con la propria vita nelle terre al confine orientale per errori dovuti allo sconsiderato imperialismo sabaudo e fascista nei Balcani.
Nella lettera il Ferrari dice di scrivere per la prima volta, un evento che poteva rimandare ad altra più giusta causa. In quanto per prima cosa mostra di non essere stato presente all’incontro. Se così fosse stato avrebbe saputo che era presente un fiumano molto ben ferrato sui fatti, particolarmente quelli dell’esodo, se non altro per averli vissuti in prima persona, e che a relazione finita c’è stato uno scambio dialettico, seppure pacato, proprio su alcune questioni su cui verteva la relazione. Quanto ai bombardamenti il fraintendimento è totale per l’ignoranza del Ferrari di quanto è successo nel settembre-ottobre 1943 in Istria. Riporto di seguito, per i miei lettori lodigiani, la lettera che ho inviato in risposta al giornale.
Egregio Direttore,
purtroppo ultimamente sono spesso nella mia città natale e ho difficoltà a seguire puntualmente quanto accade nel Lodigiano. Così solo oggi ho avuto modo di leggere la lettera del 13 marzo di Fabrizio Ferrari in merito all’articolo di Matteo Brunello sull’incontro che mi ha visto relatore riguardo ai fatti avvenuti in Istria nel 1943 in occasione del Giorno del Ricordo. La lettera del gentile lettore aveva “lo scopo di richiamare la Sua attenzione su alcune inesattezze contenute nell’articolo”. Dalle parole del Ferrari si evince la sua assenza all’incontro, altrimenti saprebbe che i “bombardamenti tedeschi” non riguardano lo svolgersi della guerra, ma si riferivano a quelli effettuati su Pisino (Pazin) con gli stukas durante l’operazione di repressione attuata dalle SS per riprendere il controllo del territorio in Istria dopo la presa di potere popolare seguita all’8 settembre. Un’operazione che causò migliaia di vittime, un numero ben superiore al numero dei fascisti, dei compromessi col regime e dei disgraziati vittime innocenti, perché ci furono anche quelli, che il maresciallo Harzarich e i suoi vigili polesani estrassero dalle foibe o dalle cave di bauxite. Per quanto riguarda la cosiddetta “pulizia etnica” invito il Ferrari ad ampliare il panorama delle sue letture sull’argomento. Forse realizzerà così che si tratta di una stortura “inventata” dopo la disgregazione della ex Jugoslavia e usata come argomento per alimentare un obsoleto revanscismo che non solo non ha più ragion d’essere nella prospettiva di un’Europa delle Regioni, ma non giova neppure alla memoria di quanti realmente pagarono con la propria vita nelle terre al confine orientale per errori dovuti allo sconsiderato imperialismo sabaudo e fascista nei Balcani.
Nessun commento:
Posta un commento