martedì 22 aprile 2008

"Il profondo del tempo" di Domenico Ventola

“Il profondo del tempo” (Edizioni del Leone, 1995) è una notevole plaquette di sole 18 poesie di Domenico Ventola. Mario Luzi scrisse il suo giudizio all’autore: “Ho letto Il profondo del tempo e mi ha colpito quella aderenza ai paesaggio lontani, ghiacciati, assunti come realtà immediata e simbolica. Sono parsimoniosi testi, ma eloquenti e significativi. Credo che la loro sobria misura sia già una qualità, oltre che un indizio critico e umano”.
Domenico Ventola ha insegnato a lungo lingue e letterature moderne e ha tenuto corsi sul teatro italiano nell’Università di Helsinki. È stato Addetto negli Istituti Italiani di Cultura in Ungheria e Finlandia e Addetto culturale dell’Ambasciata italiana in Canada.
Dalla piccola raccolta sono qui tratte le due poesie seguenti.

Sigillo

Mi viene incontro l’abbraccio degli ulivi,
disperato albero dell’anima,
dalla terra riarsa di pietrame
che mi fu grembo di solitudine.

Gioca il ragazzo sul divino tronco
dentro le foglie sogna la sua caccia
rincorre il futuro dei suoi giorni.

Tornate ombre con i vostri occhi
sussurrate sotto i chioschi in fiore:
presto sarà radura desolata
il campo verde che sfolgora radioso.

Il ragazzo ascolta nella notte
la voce fervida che domanda amore,
un soffio spento nel nulla delle stanze.

Ecco l’estate degli scogli accesi,
i viali di oleandri interminabili
brulicanti allo smalto del mare
dove stride la rissa delle rondini.

Lungo la casa pensile sul ponte
erompono treni carichi di canti
verso il delirio della nuova guerra
mentre al ragazzo propinano infame
la menzogna: “l’Italia è la più forte”.

Era già tuo il sorriso che mi vinse
e mi svelava la pretesa di vivere
quando una pena di gioventù scandiva
la storia di attimi che fu il nostro tempo.

Mi viene incontro da gemmate marine
un canto alto di cattedrali chiare
in questo azzurro così vuoto di voci
se non il colloquio coi miei morti
col tuo sguardo, padre silenzioso.

Mia terra mio sigillo mia radice.


Gmunden – dice l’autore – è una località austriaca sul Traunsee; la Traun è il fiume emissario del lago; la cresta di un’alta montagna orrida – Höllengebirge – all’orizzonte, è nota per il suo profilo di ragazza graca addormentata.

Anche Gmunden resterà nella memoria

Anche Gmunden resterà nella memoria
con le vele spiegate delle tue ciglia
e la Traun filtrata dai tigli
nell’abbraccio assorti delle rive.

Le rocce figuravano la neve
dove esplose e vibrerà nel tempo
la luce di rugiada dei tuoi occhi.

E tu, quando ti leverai
dal tuo abbaglio azzurro
fanciulla greca dormiente
della montagna infernale?

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