martedì 15 aprile 2008

Voto: il caso Brembio

Interesserà poco alla grande maggioranza dei miei lettori una digressione sul risultato elettorale nel comune di Brembio, dove sono consigliere comunale di minoranza. Tuttavia appare come un caso interessante per ottenere qualche spunto per un’analisi del voto che ha cancellato istituzionalmente la sinistra anticapitalista, ha ridotto il Pd a quel ruolo di comprimario nel governo del Paese che era del Pci, ha aperto la strada alla modifica dell’organizzazione statuale in senso federale. Dal 1970 il Comune di Brembio è amministrato dalla sinistra, prima dal Pci, poi dai Ds ed infine da coalizioni formate da Ds e Rifondazione comunista.
Quest’anno la maggioranza guidata dal sindaco Giuseppe Sozzi ha aumentato di un punto l’Ici sulla prima casa e raddoppiato l’addizionale Irpef comunale. Il motivo è dovuto ad impegni finanziari assunti per opere pubbliche non strettamente necessarie ed urgenti. Tuttavia il sindaco ha presentato ai suoi cittadini la decisione di mettere le mani nelle loro tasche come atto necessario per continuare a mantenere alto il livello dei servizi alla comunità. Ha scritto su “La Gazzetta di Brembio” del marzo 2008, organo di stampa dell’amministrazione: “Qualcuno ha sostenuto e sosterrà nei prossimi giorni, in modo naturalmente legittimo, che l’aumento delle imposte comunali, operato per la prima volta dall’Amministrazione che ho l’onore di guidare, è inopportuno perché figlio di scelte programmatiche sbagliate e dannose per il Paese; questo qualcuno sosterrà con cifre e numeri questa tesi, descriverà l’operato del Comune come miope e sbagliato, dirà che la nostra Comunità sarà per questa scelta drammaticamente più povera”. E così continuato: “Sarebbe facile contrapporre cifre alle cifre, dimostrare che il livello di tassazione di Brembio, se rapportato alla quantità e qualità dei servizi offerto, è ancora tra i più bassi del Lodigiano, così come sarebbe semplice dire che il taglio dei servizi, che sarebbe stato inevitabile senza un ritocco delle imposte, sarebbe costato ai Brembiesi molto di più, proprio in termini economici, dovendosi procurare in altro modo quelle indispensabili prestazioni…”. Insomma, l’aumento delle imposte – viene detto ai cittadini – è necessario per non tagliare i servizi.
Però – perché un però c’è sempre – nella seconda pagina dello stesso periodico comunale si elencano le voci per cui si spenderanno le maggiori entrate. Tolti 21 mila euro per l’assistenza ad personam per bambini e ragazzi diversamente abili, si hanno: 56 mila euro per la rata annuale (che parte da quest’anno) del mutuo del nuovo plesso scolastico non urgente né strettamente necessario; 11 mila 150 euro per stipendi del personale per il rinnovo del contratto e una nuova assunzione part-time in area amministrativa; 4 mila 150 euro per la convenzione per la vigilanza con il Comune di Casalpusterlengo; e poi, al di là di 500 euro per solidarietà a dipendenti di aziende in difficoltà, 7 mila 700 euro per un accordo con i sindacati per persone in difficoltà. Non un euro insomma per quei servizi che nel suo articolo il sindaco elenca, dall’asilo nido all’assistenza domiciliare alla terza età.
Non meraviglia dunque che il voto a Brembio sia stato anche qui un evento epocale. Il Pd si salva con 600 e 660 voti, rispettivamente al Senato e alla Camera, riducendo però a soli 83 voti al Senato e 86 alla Camera il voto del partner in giunta Rifondazione comunista, che tra l’altro aveva sostenuto in più riprese in Consiglio comunale che le imposte mai e poi mai sarebbero state aumentate. Ma ciò che sorprende è l’attivo in termini di voti per il Popolo della libertà che guadagna rispettivamente 428 e 441 voti, per arrivare al grande successo della Lega Nord che in paese raggiunge il 14%, rispettivamente 219 e 245 voti. Sommando i voti delle componenti le due coalizioni si arriva per la prima volta ad una differenza di pochi voti: 1 voto al Senato, 20 voti alla Camera. Anche a Brembio insomma – che tra l’altro aveva una sua cittadina, la consigliere comunale e provinciale, nonché presidente del Pd lodigiano, Marilena Parenti, candidata inserita al sesto posto nella lista del Pd per la Circoscrizione Lombardia 3 – si è avuto un esito in sintonia con l’andamento nazionale, segno che il modo disinvolto di Prodi di operare mettendo le mani nelle tasche dei cittadini, adottato anche a livello locale, non paga.
I cittadini hanno seppellito col voto politico un’esperienza estremamente fallimentare di soli due anni ed hanno seppellito per chissà quanto tempo il partito del “No”, la sinistra anticapitalista, a livello nazionale. Hanno detto chiaramente che il modo di governare di Prodi così come quello di molte amministrazioni locali di centrosinistra non va bene. L’auspicio è dunque che il coraggio dimostrato dagli elettori di esprimere col voto chiaramente il proprio pensiero sull’amministrazione della cosa pubblica nazionale si rafforzi e i cittadini, superando una volta per tutte le ideologie, si facciano i reali protagonisti anche a livello locale della politica amministrativa.

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