sabato 17 luglio 2010

Alla frutta

Il massimo dell'opposizione: chiedere alla maggioranza o a parte, i finiani, di votare propri emendamenti. È stata l'ultima pensata di Dario Franceschini sulle intercettazioni: «Chiediamo a Fini e ai finiani di votare questi nostri 7 emendamenti. Ci dica sì o no». Tertium non datur, come un "andate a cagare", che arriva da Italo Bocchino sotto forma di un «Abbiamo la necessaria esperienza politica per non abboccare alle proposte di Franceschini».
Ma perché mai dovrebbero votare secondo Franceschini? Perché «corrispondono a temi su cui ci sono state più pronunce pubbliche dei finiani». Tutti emendamenti soppressivi, di «contenimento del danno». Insomma, par dire Franceschini, poiché non siamo in grado o capaci, ad libitum di chi legge, di fare l'opposizione, e pur sempre dobbiamo vivacchiare se no chi ci va più alle feste dell'Unità, copiamo l'unica opposizione che esiste oggi. Già, i finiani. Perché spiega Franceschini: «È chiaro che il nostro atteggiamento nei confronti del ddl sulle intercettazioni resta critico e negativo, ma nella logica da noi già abbracciata del contenimento del danno [per il partito? ovviamente], ci siamo detti disponibili a votare gli emendamenti proposti dai finiani al provvedimento. Oggi siamo noi a chiedere a Fini e ai suoi di votare i nostri emendamenti, che coincidono nel merito con posizioni e affermazioni da loro già espressi più volte e in diverse occasioni». Poveri ex Diesse, povera Margherita, ridottisi a copiare e a supplicare un voto di scambio, ad affidarsi insomma, mani e piedi, agli altri per contare ancora qualcosa.
Siamo alle ultime cartucce. Raschiatto il fondo del barile dei mezzucci. Ormai la si è capita. Tant'è che il vicepresidente dei deputati pdl Osvaldo Napoli ironizza: «Trovo apprezzabile l'onestà con cui Franceschini si rivolge a Gianfranco Fini, occasionalmente presidente della Camera, per proporgli un voto di scambio alla luce del sole».

Nessun commento:

Archivio blog