Riprendo l'allarme lanciato dal Garante della privacy Francesco Pizzetti qualche giorno fa sul pericolo che corre la libertà di stampa minacciata dal disegno di legge sulle intercettazioni. Poiché le norme a tutela della privacy ci sono già, secondo il Garante sarebbe meglio lasciare la decisione sui casi di violazione al garante stesso o ai magistrati. Questa in sostanza la conclusione in perfetta linea con il buon senso.
Dice Pizzetti: nel provvedimento «c'è una difesa anticipata, disposta in via generale e astratta, nei confronti di qualunque dato raccolto». E, dunque, l'inevitabile conseguenza è che «si sposta oggettivamente il punto di equilibrio tra libertà di stampa e tutela della riservatezza, tutto a favore della riservatezza». È evidente quindi che una scelta che miri a questo, non può che «giustificare il fatto che da molte parti si affermi che si pone in pericolo la libertà di stampa».
La libertà di stampa è, dunque, in sostanziale pericolo. Ma la legge va ancora più in là andando a toccare ciò che la legge sulla stampa, approvata in diretta attuazione della Costituzione, ha a suo tempo stabilito distinguendo responsabilità e ruolo dell'editore da quello del direttore. Cioè, con le sanzioni gli editori saranno portati ad intervenire sulla pubblicazione delle notizie. Con ovvie immaginabili conseguenze. E questo è pensabile nel mondo «tradizionale».
Ma in un mondo in cui le tecnologie informatiche, telematiche ed elettroniche stanno muovendo passi da gigante, è impensabile che una legge impedisca davvero quello che vuole impedire, la divulgazione di informazioni scomode. Certo, la stampa, dove con stampa si pensa a giornali e telegiornali o trasmissioni di inchiesta giornalistica, carta stampata e tv, la «stampa» tradizionalmente intesa, può avere maggiori difficoltà nello svolgere il suo lavoro, come parimenti il lavoro d'indagine degli investigatori tenuti alle regole - e forse questo è l'aspetto più preoccupante. Ma oggi è difficile definire i contorni di ciò che è stampa, un'entità ormai senza confini, nel senso che l'ingessatura di confini e norme statuali particolari ha scarsa o efficacia nulla sul contenimento in un ambito ristretto delle notizie.
Poiché bisogna sempre scommettere sull'intelligenza delle persone, è evidente quindi che la norma punta piuttosto e semplicemente ad ottenere un effetto «ritardante» sulla risoluzione d'una situazione anomala in cui sta lentamente affondando il nostro paese. Aggiungo, e chiudo, che il pericolo che la norma, invece di zittire, faccia aumentare il «rumore» esiste. E può essere un boomerang per chi sta spingendo per la sua approvazione. Qualcosa su cui meditare sotto l'ombrellone.
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