martedì 27 luglio 2010

Paladini quanto?

Green economy, economia verde, è la nuova parola d'ordine di moda della politica italiana. Particolarmente in certi ambiti dove il fascino di Barak Obama fa ancora tendenza veltroniana nonostante l'acqua passata sotto i ponti. Scriveva sul suo blog nel luglio dello scorso anno Massimo Preziuso, un militante, dopo aver partecipato al Convegno di presentazione della candidatura di Pierluigi Bersani alla segreteria del Pd - roba vecchia ma significativa: «Non ho sentito la definizione di un tema trainante che possa portare il Pd ed il Paese fuori da questa lunga fase di stallo. Mi sarei infatti aspettato da Bersani un forte accento sulla necessità di impostare una "Rivoluzione Economica e Sociale" in Italia, coinvolgendo le nuove generazioni nella definizione dei nuovi contenuti programmatici del Partito Democratico, e avrei sognato che Bersani ponesse al centro di questa rivoluzione il tema della "Green Economy and Society", tema su cui ci battiamo da qualche anno, ma che ancora non riesce a prendere piede nel panorama politico italiano». Non sostanza, dunque, ma fuffa, propaganda per dimostrare il proprio stare al passo con i tempi. E se questo è il livello nazionale più si scende di livello più la «cosa» mostra la propria cifra di slogan. Anche se spesso la buona volontà c'è, ad esempio, enfatizzando il green procurement, cioè l'acquisto e l'uso di risorse eco-compatibili da parte delle pubbliche amministrazioni come «la» green economy.
Questo anche aiutati dal fatto che non esiste una definizione soddisfacente di green economy, di «economia verde». In realtà, il termine comprende settori come l'efficenza energetica, la produzione e distribuzione di energia rinnovabile, il trasporto sostenibile, la fornitura di acqua, la depurazione, la gestione dei rifiuti e l'agricoltura sostenibile, oltre ovviamente alle industrie che usano risorse in modo efficiente, tecnologie intelligenti. Insomma, parlare di green economy non significa parlare solo di energia e fonti rinnovabili, ma anche di salvaguardia dei beni ambientali, culturali, artistici ed architettonici. La necessità di rendere l'economia più armonica con l'ecosistema significa poi anche altro. Richiede l'allargamento della partecipazione di tutti gli individui. In particolare i lavoratori non possono continuare ad essere ingranaggi del meccanismo di accumulazione (capitalista o socialista che sia). La green economy richiede anche un progresso culturale e l'estensione della democrazia, perché le trasformazioni sociali ed economiche sono fenomeni strettamente correlati.
In ambito locale non ci si può dire paladini della green economy solo installando, cosa buona naturalmente, del fotovoltaico e tralasciando interventi che riguardano tutti quanti gli altri aspetti, dalla distruzione del verde, alla cementificazione, al degrado dei beni architettonici, alla partecipazione democratica della popolazione nelle decisioni che incidono sullo sviluppo armonico di una comunità.

Nessun commento:

Archivio blog