mercoledì 7 luglio 2010

Giornataccia

«Fini vada fuori dalle palle. Non è del Pdl. Se vuole andare che vada». Senza mezzi termini a dirlo è stata l'eurodeputata Iva Zanicchi, Pdl, ospite di «Un giorno da pecora» (si fa per dire) in onda su Radio2.
Ma come si sa, con tutta evidenza oggi era un giorno sotto gli influssi di Marte, botte e linguaggio da caserma. Rissa alla Camera e seduta sospesa, protagonisti Franco Barbato, Idv, e i deputati del Pdl. In discussione il ddl Meloni sulle comunità giovanili. Parole grosse, spintoni, intervento dei commessi, e Rosy Bindi, vicepresidente, il tempo di affidarsi al cielo, costretta a mandare tutti negli spogliatoi a sbollire gli ormoni.
Era successo che, dopo che la ministronza della Gioventù, come la chiama Alessio Spataro, aveva accettato il rinvio in commissione del ddl, Franco Barbato interveniva accusandola di volere il provvedimento non per sostenere i giovani ma la corrente politica sua e di Alemanno e dell'assessore Lollobrigida. Al che la Barbara Saltamarini, Pdl, è scattata inviperita per saltare addosso al Barbato, trattenuta dai commessi, ma altri deputati del partito dell'amore - raccontano le agenzie - hanno avvicinato il target dalla parte opposta ed è scoppiata la colluttazione. L'Ansa dice: «Dalle tribune si è visto Fabio Rampelli (Pdl) in un "corpo a corpo" con un collega dell'Idv, mentre Maurizio Bianconi gridava a squarciagola a Barbato "pezzo di merda"». Alla ripresa della seduta attorno ai banchi dell'Idv schierata la falange dei commessi.
Spiega Alessio Spataro nel suo blog riportando un testo del 29 giugno trascritto da «Casa Pink»: «Il ddl della ministra pensato ad hoc per legittimare e sovvenzionare le realtà di estrema destra, e escludere i centri sociali antifascisti. Ieri [28 giugno] è stata una bella giornata per Casapound, così come per Giovane Italia (la giovanile del Pdl in cui sono confluiti vari gruppuscoli neofascisti) e per la galassia del neofascismo organizzato in generale. E si capisce l’entusiasmo con cui i militanti di Forza Nuova lo scorso 16 giugno hanno acclamato tra i saluti romani, davanti alla propria sede, Giorgia Meloni, la donna catapultata direttamente dalla leadership di Azione Giovani al Ministero per la Gioventù. Ieri è stata una bella giornata per i fascisti perché è approdato alla Camera dei Deputati il ddl sulla Comunità Giovanili, di cui la Ministronza parla dal giorno in cui ha assunto il dicastero». E difatti la Meloni ha dichiarato: «Era un testo che voleva Paolo Di Nella, l’esponente del Fronte della Gioventù ucciso a Roma nel 1983». Insomma, una vecchia idea dell’ organizzazione giovanile del Msi (da cui nasceranno Azione Giovani, e poi la Giovane Italia), quel Fronte della Gioventù che a cavallo tra anni settanta e ottanta certo non disdegnava squadrismo nero e pestaggi.
La convinzione che sia un provvedimento ad hoc deriva dai criteri di finanziamento: il testo dice che rientreranno nell’elenco le comunità che prevedono l’impegno a contrastare «promozione o esercizio di attività illegali», nonché «l’uso di sostanze stupefacenti o l’abuso di alcol». Insomma: vietato nelle comunità finanziate di parlare di antiproibizionismo né di fare un corteo non autorizzato.
E come ancora ricorda Spataro, la Meloni, intervistata sul ddl, è stata chiara: «“L’obiettivo, la mission della legge, è quello di indicare i corretti stili di vita, quelli che attengono a una società sana». E come sia una società sana, ai giovani, lo dice ovviamente il Ministro della Gioventù. Insomma uno «strumento legale e dei finanziamenti utili a legittimare e sovvenzionare le varie Casapound, Casa Italia e quelle che seguiranno, con un provvedimento che ne traccia praticamente un identikit, escludendo al contempo, grazie alla retorica legalista e proibizionista, tutti i centri sociali e gli spazi autogestiti antifascisti». Non solo, aggiunge la nota del blog di Spataro, «il rischio concreto è che i requisiti elencati nel ddl Meloni diventino un grimaldello per delegittimare e attaccare i centri sociali stessi, sulla base di un fascistissimo discrimine: non “attengono a una società sana”».
Le cronache parlamentari, infine, annotano che si è sfiorato il contatto fisico anche tra il capogruppo del Pdl Fabrizio Cicchitto e il collega dello stesso partito Marcello De Angelis. Una giornataccia, insomma.

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