Già, il ritratto che fa Giancarlo Perna di Italo Bocchino su Il Giornale di venerdì scorso, è quello del bravo ragazzo traviato dalla politica. Ci dice Perna che «nel 1996, Italo Bocchino era un neodeputatino aperto e cordiale di 29 anni. Apparteneva al vivaio di Pinuccio Tatarella di cui era il saltellante puledrino. Gli faceva strada come l'araldo col re, lo affiancava come un legionario, lo seguiva come una damigella d'onore. Era il suo modo di monopolizzarlo». Per farci capire meglio quanto era un bravo ragazzo aggiunge: «Italo non aveva nulla del neofascista». Non solo: «Già prima di diventare deputato era stato, con Tatarella e Domenico Fisichella, un berlusconiano della prima ora e tifava per il cambio di pelle del Msi in An, suggellato a Fiuggi (gennaio 1995)».
Ma gli eventi, soprattutto quelli luttuosi, mutano la vita delle persone: «Quando però, nel 1999, Pinuccio morì, il puledrino perse le coordinate e si trasformò in grillo parlante. Col tempo si è fatto querulo». Cioè una lagna unica. Una voce scomoda e per niente divertente. Da buttar giù, come i pupazzi dei baracconi, che una bambolina la si vince sempre.
Ed ecco che la demolizione inizia in un crescendo rossiniano. Intanto «napolitano di nascita». Una buona partenza per un giornale del nord, dove la fama dei napoletani non è delle migliori. Poi, tanto per evocare «deputato di Casal di Principe», che è «collegio difficile», perché «regno del clan dei Casalesi». Non guasta, anzi. Con l'aggiunta immediata: «A lungo, ha sfogato in loco la sua natura portata alle trame». Il cannovaccio di tutto il pezzo.
Nel 2005 che ti fa? «Commise l'imprudenza [sic!] di sfidare il governatore pds, Antonio Bassolino, O' Re, per la guida della Campania. Stracciato». Insomma un tantinello sprovveduto, no? No! «Invece di fare il capo dell'opposizione in Regione - secondo l'impegno preso con gli elettori - optò per il comodo tran tran di Montecitorio». Inaffidabile. Ma non stupido: «In Campania mantiene però braccia e piedi per controllare il reticolo di amicizie». Amicizie che contano - non c'è scritto ma s'intuisce. Ah, l'intrigante.
Un salto temporale e siamo a due anni fa, la nascita del Pdl con la fusione di FI e An, una fusione che «ha accentuato il gusto di Italo per l'intrigo». Fino a diventare oggi quello che «passa per l'anima nera di Gianfranco Fini che, non avendone una propria, è ben contento di lasciare al linguacciuto collaboratore le sparate più grosse».
Gli si rimprovera di essere stato «ospite fisso di Santoro», del fatto che «L'Unità ne raccoglie il verbo», del fatto che «i festival della sinistra se lo contendono». Insomma di connivenza col nemico o di farsi strumentalizzare dal nemico. Una quinta colonna. E Perna lamenta: «Anche l'ultima intimidazione al Pdl è farina sua», e cita il quotidiano Libero che due giorni prima aveva pubblicato un'intervista in cui Bocchino diceva: «Il Cav farà bene a sottostare al diktat di Fini se non vuole una scissione che lo priverebbe al Senato del premio di maggioranza».
Un altro aspetto del nostro: «Italo è una miniera di malignità». E Perna racconta di una lite in tv con Maurizio Lupi dove gli rinfacciò: «Voi di Comunione e liberazione siete maestri nel prendere poltrone e vieni a fare la morale a me?». La cosa andò in crescendo fino a che, ricorda Perna: «Italo sibilò inviperito: "Sei un fascista e squadrista". Sentendo il bue che dava del cornuto all'asino, ci furono malori in sala per il gran ridere», aggiunge Perna. Qualche giorno dopo l'episodio vi furono le dimissioni di Bocchino da vicepresidente dei deputati Pdl: «Bocchino si dimise. Disse melodrammaticamente: "Sono stato epurato". Era falso». La conseguenza: «Da allora è dilagato». Una sorta di vendetta, si vuol far capire. E vediamo come.
Scrive Perna: «Alle recenti elezioni campane, ha messo il veto sulla candidatura a governatore del sottosegretario [ora ex] Pdl Nicola Cosentino, anche lui di Casal di Principe e suo nemico personale». Come a dire questo spiega tutto. «Il pretesto era la richiesta di arresto di Cosentino avanzata dalle toghe di Napoli per presunta intelligenza col clan dei Casalesi». «Domanda respinta dalla Camera per scarsità di prove», ma, chissà perché, «di fronte all'attacco il sottosegretario si è ritirato dalla lizza». Tremendo rompipalle il buon Bocchino. Già, ma non è finita, altra cartuccia di Perna: «Non contento, Bocchino è andato a uno dei congressi pdl preparatori dell'elezione e ha fotografato col cellulare la sala». Lui in persona, ma perché poi? «Con sapienti inquadrature, l'ha mostrata semivuota con l'intento di documentare il poco seguito di Cosentino». Che perfido! Ma è stato «scoperto e denunciato come sabotatore da una signora e un signore, funzionari del Pdl». E il perfido che fa? Si vendica! «Italo si è vendicato definendoli in un comunicato - per il fatto che abitano da anni insieme con i figli - "coppia di conviventi"». Che vendettona! E tutto per far dire a Perna: «Meschineria che dimostra un'indole da zappaterra». Fermiamoci qui. L'articolo è lunghissimo, intaccate solo le fondamenta, ma il piatto forte deve ancora venire. Un po' di pazienza.
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